Provate a mettere insieme emotività a volatilità e rischio: ne vien fuori un cocktail molto, molto pericoloso che ha l'indigesto sapore del panico. Chi ascolta questo cattivo consigliere e cerca soluzioni per ripararsi dalla crisi greca e dai suoi strascichi, rischia al contrario di peggiorare la situazione. Meglio stare fermi. Ma perché?

Vendere le obbligazioni bancarie perché calano di valore è un errore
A innescare questo timore è stato il report, poi rettificato, di Moody's sul possibile contagio del rischio sovrano sul sistema bancario italiano. Ma le possibilità che una banca fallisca sono assai remote, così come la possibilità che non rimborsi un bond alla scadenza. Recentemente il livello patrimoniale dei primi cinque istituti, monitorato dalla Banca d'Italia attraverso l'osservazione del core tier 1 ratio (rapporto tra capitale e rischio pesato per gli attivi) è pari al 7,2%, ben oltre la soglia minima. Ciò detto, ogni titolo risente nel prezzo e nel rendimento del rischio di chi l'ha emesso e della sua durata. Per questo questi bond possono subire forti oscillazioni.

I conti correnti sono tutelati da un fondo di garanzia
Anche in caso di default da parte di una banca, a tutelare i correntisti c'è il Fondo interbancario di tutela del Depositi, che garantisce il rimborso fino a un massimale di 103.291 euro. Nella storia italiana sono capitati solo sette episodi di questo genere, a istituti di ridottissime dimensioni e il più delle volte a banche monosportello.

Liquidare una polizza in anticipo è spesso uno sbaglio
L'assicurazione di un contratto è rilasciata da chi cede la polizza a un cliente: ossia da chi si assume un rischio che l'assicurato gli cede. Quindi è il patrimonio delle compagnie a essere garante di ultima istanza. Così come per le banche, è assai raro che una società assicurativa vada in default (quando accade, la compagnia è sempre molto piccola). Per questo non è il caso di riscattare anticipatamente questi contratti a causa della crisi greca. Le polizze potrebbero retrocedere solo in parte o per nulla i rendimenti promessi in sede di sottoscrizione.

I contratti non garantiti, come le unit linked, sono collegati a fondi comuni, che possono avere in portafoglio quote di titoli in difficoltà; in questo caso il risultato finale (la durata delle polizze arriva a 15 anni) può risentire negativamente di questi ribassi. In ogni caso conviene portare a scadenza il contratto se ciò, in mancanza di rendimenti, consente di incassare per lo meno il capitale versato.

La diversificazione diluisce il rischio
Fondi comuni e fondi pensione hanno in portafoglio un numero considerevole di titoli. Si parla di «eccessiva esposizione» quando la quota di titoli in portafoglio diventa rilevante, al punto da incidere in modo sensibile sul rendimento. I gestori, in ogni caso, hanno ridotto negli ultimi mesi la quota di titoli di stato greci in portafoglio: per gli strumenti di previdenza complementare difficilmente sono presenti quote superiori al 2%; al momento del pensionamento l'impatto sul montante accumulato e quindi sulla rendita sarà praticamente allineato allo zero. Una quindicina di fondi comuni, invece, hanno quote di titoli greci superiori al 5% e l'impatto sui loro rendimenti si è fatto sentire (si veda «Il Sole 24 Ore» del 1° maggio)

È s sbagliato cambiare strategia per le oscillazioni degli ultimi giorni
Diversi studi hanno accertato che oltre l'85% del rendimento ottenuto da una gestione è dovut o s alla scelta iniziale: gli aggiustamenti periodici incidono poco se spesso in negativo. Se la strategia mantiene la sua validità e obiettivi temporali congrui, è inutile toccare il proprio portafoglio : s che deve essere coerente con le proprie esigenze e i propri obiettivi e non con quanto accade sui mercati. La storia insegna che il grande pubblico d egl si investitori retail sentra sui mercati sempre in ritardo rispetto ai trend di Borsa.