Dopo il crollo di ieri; dopo aver visto in soli 10 minuti l'S&P500 andare giù del 4%, raggiungendo una perdita di oltre il 9%; dopo aver dato la colpa ad un ordine sbagliato, in molti sono "tornati" sulla scena del delitto. Per tentare di capire veramente chi sia il vero assassino: la speculazione, il panic-selling, l'errore umano o che altro?

L'intervento del Nyse
Larry Leibowitz, amministratore delegato di Nyse Euronext, ha puntato l'indice contro i sistemi di scambio elettronici. Gli ordini computerizzati inviati a network elettronici - ha detto Leibowitz- hanno trasformato un normale trend al ribasso in una valanga. Tanto che il Nyse ha ordinato la cancellazione degli ordini che, al rialzo o al ribasso, hanno ecceduto la percentuale del 60%.

Il caos ha potuto crearsi anche grazie al meccanismo stesso di funzionamento delle Borse americane, dove oltre due terzi degli scambi sono realizzati nei cosiddetti "Venus": cioè, piattaforme tecnologiche, al di fuori del network di Nyse e Nasdaq, in forte competizione tra loro. Un sistema che funziona e si regge grazie all'evoluzione della tecnologia e dell'informatizzazione che ha trovato un connubio perfetto con la finanza. Quella finanza i cui prodotti possono essere facilmente trasformati in bit.

Tecnologia e Borse
Bit, prodotti digitali, hi-tech. E' il lato B dei mercati, di cui non si parla molto. E quando lo si fa, è sempre in maniera un po' oscura, per iniziati. Quasi che si trattasse, esclusivamente, di pochi "scienziati un po' pazzi" che giocano con algoritmi per tentare di fare qualche soldo in più.

Le cose non stanno così. «La presenza di sistemi automatici, più o meno sofisticati, per definire le strategie d'investimento e realizzare le stesse è molto forte sui mercati», afferma Federico De Vita raggiunto al telefono dal sole24ore.com. De vita, una laurea e un dottorato in matematica pura, risk manager di Acacia management, è uno dei "cervelli" che costruiscono sofisticati modelli d'investimento e che, di recente, ha un polemizzato con la sua categoria chiedendo più senso di responsabilità. Proprio la maggiore presenza di questi meccanismi sui mercati «impone che i modelli su cui si basano i sistemi automatici - dice de Vita - siano più approfonditi e, soprattutto, che non si creda in maniera fideistica nella loro infallibilità. Purtroppo, mi sembra di poter dire che questi anni di crisi non hanno insegnato molto».

Anche i modelli più sofisticati non sono perfetti
Eppure al profano, all'uomo della strada viene difficile pensare ad una Borsa in cui la decisione umana è sostituita con quella di una macchina. «Sulle strategie fondamentali la scelta è sempre dell'uomo - spiega l'esperto -. Tuttavia queste decisioni possono, nel bene e nel male, essere amplificate nel loro effetto finale proprio dai sistemi automatici. Se io, per esempio, definisco un determinato livello di soglia al ribasso che non deve essere rotto (il cosidetto stop-loss, ndr), quando ciò accade il meccanismo tecnologico si mette in moto. Dando luogo ad un possibile duplice effetto: da un lato, se il modello matematico sui cui si basa la scelta è sbagliato l'automatismo potrà essere corretto solo successivamente; dall'altro, essendo spesso e volentieri queste soglie uguali per molti operatori, l'effetto valanga è dietro l'angolo».


Ma un ordine sbagliato, nell'attuale contesto di alta volatilità, può essere stato interpretato ieri dai sistemi automatici di Wall Street come un qualcosa di ben più grave? «Può essere; una perdita forte in un breve lasso di tempo può dare adito ad una errata interpretazione da parte dei modelli. Tuttavia, è ancora troppo presto per dire cosa è veramente accaduto: lo stesso Nyse, ordinando la cancellazione degli ordini oltre la banda di oscillazione del 60%, ha riconosciuto che qualcosa non ha funzionato più a livello generale».

L'importanza dei sistemi automatici
Ma qual è il peso di questi sistemi sui mercati? «Dare una percentuale è impossibile -risponde De Vita -. Ricordo, per esempio, che la commissione Usa costituita per far luce sulla crisi dei mercati dell'ottobre del 1987 attribuì un peso del 20% alla società creata da Lelland, O'Brian e Rubinstein. Tre cervelli incredibili che», però, con le loro strategie di investimento basate su modelli matematici hanno creato non pochi problemi. «Peraltro, i sistemi matematici hanno ormai raggiunto liveli di sofisticazione altissimi». Vale a dire? «Bè, basta ricordare l'esistenza di un fondo negli Usa, che gestice complessivamente circa 30 miliardi di dollari, dove lavorano 200 esperti di finanza quantistica. Ebbene questo fund, operando direttamente sul mercato, cancella l'operazione impostata se la Borsa non dà un feed-back dell'operazione stessa in 30 millesimi di secondo. Si tratta di tempi strettissimi» che danno il polso dell'importanza assunta dai sistemi automatici e modelli matematici. «Che sono assolutamente essenziali -tiene a precisare de Vita - al fine di dare profondità e liquidità al mercato».

Anche se poi la loro intelligenza, spesso basata su modelli stocastici (cioè che, sul nesso di causa-effetto, elaborano i dati di ciò che è avvenuto nel passato), non riesce a prevedere il "cigno nero"; oppure lo loro stupidità, nei casi dei sistemi auomatici standardizzati (meno sofisticati ma molto diffusi), non riesce a capire la maggiore, o minore, utilità di una vendita quando la volatilità è alle stelle.