Non sono passati neanche sette mesi dal rogo che la notte del 6 dicembre distruggeva la linea 5 dell'acciaieria ThyssenKrupp di Torino, ma è già tempo di processo: si inizia domani, alle 10, nell'aula 42 del Palazzo di giustizia di Torino. All'udienza preliminare presieduta dal gip Francesco Gianfrotta si presenteranno i sei indagati nell'ambito dell'inchiesta condotta a tempo di record dai pm torinesi coordinati da Raffaele Guariniello (due mesi e 19 giorni per raccogliere 170 faldoni) ma non i parenti delle sette vittime, che proprio ieri hanno raggiunto un accordo con il gruppo tedesco per un maxi risarcimento da circa 14 milioni di euro complessivi (due milioni di euro circa per vittima). Hanno deciso di costituirsi parte civile, invece, la Regione Piemonte, la Provincia e il Comune di Torino, più un'ottantina di lavoratori della ThyssenKrupp, assistiti da un collegio legale messo a disposizione dai sindacati.
Per i familiari di Antonio Schiavone, 36 anni, Roberto Scola (32), Angelo Laurino (43), Bruno Santino (26), Rocco Marzo (54), Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi (26 anni per entrambi) non è stato facile di accettare il risarcimento offerto dalla Thyssen. Alla fine, spiegano fonti vicine alle famiglie, ha prevalso il desiderio di tutelare i figli e le mogli, garantendo loro gli studi e una situazione economica non precaria: la firma dell'accordo è avvenuta questa mattina; subito dopo è stata costituita l'associazione «Legami d'acciaio. Associazione di familiari delle vittime e di ex lavoratori delle Acciaierie Torino», a cui aderirà anche una parte di lavoratori della Thyssen ancora in servizio e un gruppo di quelli che hanno lasciato l'azienda nel corso degli ultimi anni.
Tornando alla fase giudiziale, in queste ore la difesa sta valutando quale rito scegliere per il processo (è probabile che alla fine si opti per il rito abbreviato). Sei le richieste di rinvio a giudizio formulate dalla Procura: l'accusa più pesante è quella che vede coinvolto l'amministratore delegato per l'Italia del gruppo ThysesenKrupp, Herald Espenhahm, per il quale i magistrati – per la prima volta in un caso di infortunio sul lavoro – hanno ipotizzato omicidio e incendio con dolo eventuale. Gli altri cinque imputati sono i consiglieri delegati Marco Pucci e Gerald Priegnitz, 50 e 42 anni, il dirigente ternano Daniele Moroni (48), il direttore dello stabilimento subalpino Giuseppe Salerno (55) e il responsabile servizio previsione rischi Cosimo Cafueri (52): tutti dovranno rispondere di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento e l'omissione dolosa e aggravata di cautele antinfortunistiche.

 

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