È iniziato ieri a Torino il processo per i 7 morti nel rogo della ThyssenKrupp della notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007. Presenti i familiari delle vittime, con magliette che riportano le foto degli operai uccisi, mentre solo due dei 6 imputati si sono presentati in aula. I rinvii a giudizio chiesti dalla Procura e accolti dal Gup rappresentano una novità per l'Italia. Non tanto i 5 per omicidio colposo e omissione dolosa di cautele anti infortunistiche, quanto il sesto, per omicidio volontario con dolo eventuale che riguarda l'amministratore delegato Harald Espenhan, ieri assente.

In realtà la giornata di ieri ha avuto soprattutto un significato mediatico ed è servita a sostituire tre giudici popolari che si erano fatti intervistare da un quotidiano locale, con l'unico risultato di far perdere tempo in un iter giudiziario che, sino ad oggi, era stato particolarmente veloce.

La difesa della multinazionale tedesca ha schierato ieri anche l'avvocato Franco Coppi, già difensore di Giulio Andreotti nella vicenda Pecorella e nello scandalo Lockeed, nonché della Juventus per Calciopoli. Una difesa che non ha dato il consenso alle riprese televisve del processo, che riprenderà il 22 gennaio, e che sono state invece ammesse dalla Corte per «il rilevante interesse sociale sia per la materia trattata sia per la gravità della fattispecie». La Corte dovrà successivamente decidere le modalità della realizzazione delle riprese.

È evidente che la decisione della Corte risponde a esigenze di giustizia e di informazione. Che si scontrano con le dichiarazioni del delegato Fiom Ciro Argentina, insodisfatto per la quantità di pubblico presente: «La risposta di pubblico e lavoratori – ha sostenuto il sindacalista – si può definire solo "discreta". Mi aspettavo più pubblico, non c'è più l'attenzione di una volta e c'è più interesse per processi come quello contro Annamaria Franzoni». Processo, quest'ultimo, che si è svolto prima del rogo alla Thyssen.

Ma al di là della conta dei presenti e degli assenti, e dell'eccessiva attenzione per la composizione del pubblico, il processo torinese è sotto l'attenzione di tutti per la gravità del fatto e per ciò che può comportare in termini penali. Il mancato intervento della multinazionale tedesca per la tutela dell'incolumità dei lavoratori fa discutere. Come i mancati investimenti in uno stabilimento destinato alla chiusura.

Ma dai giudici subalpini dovrà arrivare una risposta sull'ipotesi formulata dall'accusa. E cioé se un simile comportamento determina l'omicidio volontario. In attesa della prossima udienza, le difese hanno annunciato che presenteranno una questione di nullità del capo di imputazione che, se accolta, farebbe saltare il processo.

 

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