E' una domenica pomeriggio di fine aprile, ma sembra autunno. A Milano piove come un pianto. A Roma un sole fiacco squarcia a tratti le nubi. Valerio Fioravanti, a casa sua, continua a rigirarsi tra le mani una pagina del Corriere della Sera, mentre la tv in sottofondo registra l'arrivo della Liegi-Bastogne-Liegi. Il titolo di apertura, a 8 colonne: "Carlos «assolve» Mambro e Fioravanti". Da più di vent'anni lui e sua moglie continuano a dirlo. A ripetere che con quella strage non c'entrano niente. La strage alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che in un secondo ha falciato le vite di 85 persone, e cambiato per sempre la vita ad altre 200 persone ferite. Non c'è enfasi nelle sue parole. Né euforia nella sua voce. Non è questione di rivincite. Sono passati molti anni. Troppi. Le persone dei servizi segreti eventualmente coinvolte sono tutte andate in pensione. Gli eventuali loro reati sono prescritti. «Forse - dice - è giunto il momento di sapere cosa succedeva in Italia in quegli anni. Spero che la politica, oltre al terremoto e alla crisi economica, abbia finalmente voglia di scavare nei suoi ricordi e nei suoi archivi per sapere cosa è successo davvero quel 2 agosto del 1980. Una vera pacificazione non può avvenire senza la verità».

Il terrorista internazionale di origini venezuelane Ilich Ramirez Sanchez, meglio noto come Carlos lo sciacallo, venerdì scorso è stato ascoltato dal pubblico ministero bolognese Enrico Cieri nel palazzo di Giustizia di Parigi, titolare dell'inchiesta bis sulla strage di Bologna ripartita nel 2005, dopo il ritrovamento di documenti da parte di due consulenti della commissione Mitrokhin. Documenti che confermavano la presenza a Bologna, alla stazione, la mattina del 2 agosto 1980 di Thomas Kram, un terrorista tedesco della Raf vicino a Carlos e agli ambienti del terrorismo palestinese. Carlos al pm di Bologna ha confermato che «a mettere la bomba a Bologna non sono state né i rivoluzionari né i fascisti. La strage del 2 agosto, a Bologna, non è opera dei fascisti».

In quegli anni - è scritto nel resoconto dell'interrogatorio per rogatoria pubblicato dal Corriere - il traffico di armi ed esplosivi attraverso l'Italia era soltanto cosa nostra. Col beneplacito dei servizi italiani, coi quali noi rivoluzionari trattavamo personalmente, i compagni potevano attraversare l'Italia, così come la Grecia con tutte le armi in arrivo da Saddam Hussein. Per questo posso certamente dire che in quei giorni mai ci sarebbe potuto sfuggire un carico di T4, grande come quello fatto esplodere a Bologna. Non sarebbe sfuggito a noi e di certo non lo potevano avere in mano i neofascisti italiani. Quel tritolo viene dai militari. Tra i rivoluzionari palestinesi e la mia Organizzazione dei rivoluzionari internazionali i patti con i servizi segreti italiani erano chiari: in Italia, traffico di armi sì, attentati no. E noi abbiamo mantenuto la parola». E ancora: «I servizi italiani sapevano bene che a Bologna quel giorno c'era Thomas Kram e farlo saltare in aria con la stazione sarebbe stato come mettere la firma dei palestinesi sull'eccidio». Carlos dà la colpa ai servizi smentendo al tesi di Francesco Cossiga che ha parlato di uno scoppio accidentale: «Conosco bene quel tritolo. Per farlo saltare serve per forza l'innesco». Valerio Fioravanti e Francesca Mambro sono stati condannati per la strage di Bologna, come autori materiali della strage. Loro, che pure hanno ammesso tutte le responsabilità per una serie di altri omicidi avvenuti quando erano alla guida del gruppo di estrema destra dei Nar, i nuclei armati rivoluzionari. Si sono sempre dichiarati innocenti per la strage di Bologna.

Valerio Fioravanti, come si è arrivati fino a qui, 29 anni dopo...
Tutto è nato dal ritrovamento di alcuni documenti da parte di due segugi della Commissione Mitrokhin (la commissione parlamentare che indagava sull'attività segreta del Kgb in Europa, ndr), il magistrato Lorenzo Matassa e il giornalista Gian Paolo Pelizzaro. I due, in qualità di consulenti della Commissione Mitrokhin, si sono insospettiti leggendo delle carte che provenivano dalla Germania e dall'Ungheria.

Cosa hanno scoperto?
Mettendo in parallelo le carte che parlavano dell'operato del Kgb in Europa si sono accorti che in Italia c'era un buco perché in tutti gli altri Paesi le dichiarazioni di Mitrokhin furono approfondite.

Perché non avvenne in Italia?
Ricordo una vignetta di Forattini molto criticata: ritraeva D'Alema, il primo ministro di allora, che con il bianchetto cancellava i nomi dalla lista di Mitrokhin... I due consulenti avevano scoperto che negli altri Paesi la lista di Mitrokhin era stata resa pubblica, in Italia fu resa pubblica ma molti nomi erano stati cancellati.

Cosa c'entra questo con la strage di Bologna?
I due consulenti avevano trovato cenno a delle domande rivolte dalla magistratura tedesca alla nostra polizia sui movimenti di alcune persone sospette. La nostra polizia aveva inviato questi dati in Germania, e i giudici tedeschi li citavano nelle loro inchieste. Ma in Italia degli stessi dati, apparentemente importanti, sembrava non parlare nessuno. Autorizzati dal presidente della Commisione Mitrokhin sono andati alla Questura di Bologna e hanno trovato, credo nel 2005, un faldone intestato a questo Thomas Kram.

Cosa dicevano quelle carte?
Erano una serie di informative della magistratura tedesca sui passaggi di alcuni cittadini tedeschi, tra cui Kram, a Bologna, nei giorni della strage. Bologna sapeva, ha sempre saputo che il 1 agosto 1980, la sera prima della strage, in un albergo della città era arrivato Thomas Kram, terrorista molto noto, collegato ai palestinesi. Perché non se ne è mai parlato fino al 2005? Per quale motivo quella pista è stata messa da parte? E' stata messa a tacere dai servizi segreti oppure dai magistrati che hanno seguito deliberatamente altre piste?

In quel faldone c'era anche una lettera del capo della polizia De Gennaro alla polizia tedesca che parlava di Kram. Una lettera datata 2001.
Proprio così. L'allora capo della polizia Giovanni De Gennaro rispondeva ai colleghi tedeschi dicendo in soldoni che aveva trovato la conferma ufficiale che gli alti gradi delle nostre forze investigative erano a conoscenza della presenza di Kram a Bologna quel giorno. In calce alla lettera c'era la richiesta di inviare copia del fascicolo alla Procura di Bologna perché, evidentemente, De Gennaro riteneva che quel particolare potesse interessare alla magistratura. Magistratura che però dal 2001 al 2005 non ha fatto niente. Fino a una serie di articoli su questa storia di Kram e della Mitrokhin.

Si può dire che il clamore mediatico per una volta ha aiutato.
Non saprei. Però è certo che dopo il 2005 la Procura finalmente ha deciso di riaprire un'inchiesta sulla strage alla Stazione. Sempre dagli atti della Mitrokhin sono stati acquisiti una serie di verbali di ex compagni di Kram, che lo definivano "esperto di esplosivi", e un collaboratore di primo piano di Carlos. Poi hanno trovato resoconti dei servizi segreti ungheresi che avevano intercettato le conversazioni tra Carlos, Kram e un'altra terrorista, Christa Margot Frohlich, arrestata nel 1982 all'aeroporto di Fiumicino con dell'esplosivo nel doppiofondo di una borsa. I tre terroristi erano insieme a Budapest nell'ottobre 1980, due mesi dopo la strage di Bologna. Un'altra coincidenza particolare è che la Frohlich, quando nel 1982 venne arrestata e la sua foto passò sui telegiornali, venne identificata da un dipendente di un albergo bolognese, che era certo che quella donna fosse stata ospite del suo albergo a poche centinaia di metri dalla stazione di Bologna proprio il 2 agosto. L'uomo si recò spontaneamente a testimoniare in questura, e la sua segnalazione, molto dettagliata, venne subito archiviata. Ma, riprendendo il filo di Arianna seguito da Matassa e Pelizzaro, di certo c'era almeno che Kram era a Bologna quel giorno (si era registrato in albergo con il suo documento), e che fosse un esperto di esplosivi.

Particolare confermato da Carlos.
Lo ha fatto qualche anno fa, in due interviste rilasciate al Messaggero e al Corriere. La sua tesi è più o meno questa: "Si è vero, Kram era un nostro uomo. Quel giorno, dopo essersi accorto di essere pedinato da qualcuno, è uscito dalla stazione di Bologna di corsa, e subito dopo la stazione è esplosa". La spiegazione di Carlos era che si trattava di un tentativo dei servizi israeliani o americani di farlo fuori...

Il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, ex primo ministro ai tempi della strage, sostiene invece la tesi di uno scoppio accidentale.
Cossiga stesso mi ha raccontato la sua tesi che è quella di un incidente durante il trasporto di esplosivi fatto da corrieri palestinesi. E mi ha ricordato un altro particolare che io ignoravo, come la gran parte degli italiani.

Quale particolare?
Che Aldo Moro avesse stipulato un accordo segreto con i palestinesi a seguito della prima strage di Fiumicino nel 1973. Nessuno di noi si ricorda che all'Aeroporto di Fiumicino i terroristi palestinesi hanno fatto due stragi che hanno ucciso 51 persone, nel '73 e nel '85. Cossiga mi ha detto, per aiutarmi a dipanare la matassa, che c'era stato un accordo nel 1974 in base al quale i servizi segreti italiani offrivano assistenza logistica ai palestinesi e loro in cambio si impegnavano a non fare attentati sul nostro territorio. Questo accordo segreto, secondo Cossiga, che ha scritto anche una lettera alla Mitrokhin in tal senso, non è stato scritto da nessuna parte. Non è riuscito a trovarlo neanche da presidente della Repubblica. Non era stato scritto perché, secondo lui, ci avrebbe messo in difficoltà, in cattiva luce con gli alleati americani e con gli israeliani.

E quindi siete stati messi in ballo voi.
La storia è nota. Cossiga sostiene che a Bologna il 2 agosto sia avvenuto un incidente. E che sia stato coperto da servizi segreti non perché odiassero Mambro e Fioravanti ma perché non si poteva rivelare questo accordo tra Italia e palestinesi. L'altra cosa rilevante che scoprirono i due consulenti della Mitrokhin leggendo i documenti di altre magistrature europee è che il responsabile del Fronte popolare per la liberazione della Palestina in Italia, Abu Saleh Anzeh, aveva la base operativa proprio a Bologna. Se la base operativa dei palestinesi era a Bologna diventa plausibile l'ipotesi del transito di esplosivi. E anche quella dell'incidente.

Diversa la tesi di Carlos...
Carlos nell'intervista al Corriere conferma che loro trasportavano regolarmente esplosivi in Italia ma l'ipotesi dell'incidente secondo lui sarebbe una falsa ipotesi. L'attentato secondo lui sarebbe stato voluto da istraeliani o americani per far saltare l'accordo di non belligeranza con i palestinesi.

In ogni caso le due tesi confermano che voi non c'entrate niente.
Carlos conferma prima in una intervista e adesso in un verbale che l'esplosivo di Bologna era roba loro. Che poi sia saltato per sbaglio, o che sia stato fatto saltare da qualcuno che voleva sabotare l'accordo segreto tra italiani e palestinesi, questo è tutto da capire. Ma sì, intanto da questo nuovo scenario noi siamo esclusi. E' quello che ripetiamo da più di 20 anni. In ogni caso, a parte noi, un'altra cosa importante alla luce di queste rivelazioni è che se su questa storia si possa smettere una volta per tutte di fare speculazioni politiche e si possa avviare una vera discussione su quello che è successo in quegli anni. Su come era l'Italia di allora e il mondo intorno. Non è questione di odiare i servizi segreti, noi oggi li accusiamo di un sacco di cose... ma se si facesse un'analisi di come era l'Italia allora, di quegli equilibri, di quell'equilibrismo, perché il nostro Paese stava con tutti... Beh, probabilmente così si potrebbe capire meglio il lavoro che hanno fatto i servizi allora. Cosa è successo. E perché si è stati in qualche modo costretti a nascondere la verità. Pensate alla storia di Fiumicino.

Cosa vuol dire?
Vuol dire che ritornare al contesto, all'Italia di allora permetterebbe di capire perché ci sono state 51 persone ammazzate a Fiumicino, 2 attentati, e nessuno li ricorda. Non c'è una lapide all'aeroporto di Fiumicino, né un'associazione dei familiari delle vittime. Niente. Tutto cancellato. Quando me ne ha parlato Cossiga mi sono messo a cercare i nomi delle 51 vittime. Non li ho trovati. Mi sono imbattuto in un finanziere che è stato ucciso perché cercava di difendersi, di un operaio dell'Alitalia. Ma degli altri 49 non c'è nessuna traccia. Le stragi di Fiumicino sono state coperte dallo Stato nell'intento di proteggere i palestinesi e l'accordo con l'Italia. Sono state rimosse. Da maggioranza. Opposizione. Dai giornali. Come dire, un'amnesia imposta al Paese, e però, almeno nelle intenzioni di tutti quelli che vi hanno collaborato, certamente nell'interesse del Paese stesso. I servizi hanno di sicuro mentito su questa storia, ma nel frattempo quasi tutti quegli uomini sono morti di vecchiaia, e comunque i loro reati di falsa testimonianza e cose simili sono andati in prescrizione. Hanno mentito in tanti sulle stragi di Fiumicino.

Lo stesso forse è avvenuto a Bologna.

 

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