Cossiga scrive al Corriere: Caro Silvio, basta «rotolarsi nella melma». Bondi scrive al Giornale: «Repubblica? Un pericolo per la democrazia». Hanno preso carta e penna il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga per scrivere una lettera aperta al Cavaliere dalle colonne del Corriere della sera e il ministro per i Beni e la attività culturali Sandro Bondi per inviare, per la seconda volta in pochi giorni, una missiva al Giornale, diretto da Mario Giordano, contro Scalfari e Repubblica.

I consigli di Cossiga al premier. Cossiga dalle pagine del Corriere, scrive al premier da amico e da politico per dare alcuni consigli come quelli che possono dare «comparse» nel teatrino della politica. In un momento in cui il Cavaliere si trova «a torto o a ragione, in un brutto impiccio: per motivi «sentimentali» e anche per motivi, diciamo così, mercantili». Cossiga ritiene che il premier «sia vittima dell'odio dei tuoi avversari ma anche delle tue imprudenze e ingenuità». Scrive di non credere che il premier «sia vittima di un complotto». «Lascia stare i complotti - prosegue il presidente emerito della Repubblica – e respingi anche l`odio che è un cattivo consigliere anche per chi ne è oggetto». Lo invita a vendere Villa La Certosa, «o meglio regalala allo Stato o alla Regione Sarda: è indifendibile e "penetrabilissima". Lascia anche Palazzo Grazioli, che ha ormai una fama equivoca e trasferisciti per il lavoro e per abitarvi a Palazzo Chigi». Non chiedere scusa a nessuno, scrive Cossiga, salvo che ai tuoi figli, quelli almeno che hai in comune con Veronica. «Non mi consta che gli altri due grandi sciupafemmine come Kennedy e Clinton abbiano mai chiesto scusa al loro popolo». Chiede poi a Berlusconi di far la pace con Murdoch («tra ricchi ci si mette sempre d`accordo») e di cercare un armistizio con l`Anm («porta alle lunghe la legge sulle intercettazioni e quella sulle modifiche del Codice di Procedura Penale e dai ai magistrati un consistente aumento di stipendio»). Altrimenti se il premier vuole fare la guerra deve tenere al Senato un duro discorso sfidando l`opposizione, «fa presentare una mozione di approvazione delle tue dichiarazioni, poni la fiducia su di essa e, come ai gloriosi tempi della Dc con il Governo Fanfani, fatti votare contro dai tuoi, impedendo con i voti la formazione di un altro governo, porta così il Paese a inevitabili nuove elezioni». Perché la guerra, conclude Cossiga, «è sempre meglio per te, per l'opposizione e per il Paese, di questo rotolarsi nella melma».

L'Elefantino-Ferrara sogna il discorso alle Camere del Cavaliere. È il «sogno» del direttore del Foglio Giuliano Ferrara il discorso alle Camere del premier, per chiedere scusa, voltare pagina e ribadire la volontá di andare avanti con l'azione di governo fino al termine del mandato. Ferrara in un editoriale con la firma dell'Elefantino pubblicato oggi immagina le parole che secondo lui il premier dovrebbe pronunciare davanti a senatori e deputati. Nell'immaginario discorso il premier direbbe che «avendo testimoniato la mia veritá respingo questa campagna scandalistica. Non sarei del tutto sincero se non aggiungessi le mie scuse per eccessi e disinvolture che hanno contribuito a rendere possibile questa incresciosa situazione. Non me la caverò con la celebre battuta del presidente americano Grover Cleveland: "Gli americani sanno di non aver eletto un eunuco"».

Bondi: «Repubblica ha una grande capacità di divulgare versioni opposte alla realtà». Per Bondi l'azione di quel «superpartito» che è diventato il quotidiano La Repubblica costituisce «l'insidia più grande per la nostra democrazia». Dalle colonne del Giornale il ministro scrive che già riteneva che «il viscerale antiberlusconismo» di Eugenio Scalfari «avrebbe portato la sinistra in un vicolo cieco e alla sua sconfitta definitiva», ma non aveva previsto che il quotidiano «avrebbe condotto la sinistra allo snaturamento della propria identità». E ancora meno che l'attacco a Berlusconi sarebbe giunto al punto di «mettere a repentaglio gli stessi interessi generali del Paese». Bondi contesta gli articoli di Scalfari tesi a rappresentare una «vigilia della caduta di un regime, con il corollario di servi, gerarchi e cortigiani, tra i quali vengo annoverato maliziosamente anch'io, in procinto di tradire e di abbandonare la nave». La maestria di Scalfari, prosegue Bondi, è nella capacità di divulgare e accreditare nell'opinione pubblica «una visione storiografica, politica e culturale che è esattamente agli antipodi della realtà». Mentre «nell'ipotesi che abbia successo il progetto destabilizzante di Repubblica», si avrebbe «non la caduta di un regime, come ritiene Eugenio Scalfari, né la fuga di gerarchi felloni», ma «l'indebolimento della nostra democrazia e la rovina dell'Italia».

 

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