Le fiamme non hanno risparmiato nessuno. Hanno strappato alle famiglie le loro case, i loro cari, hanno reso irriconoscibili i volti. Una palla di fuoco che ha ingoiato tutto, che non si è fermata neppure davanti all'impotenza dei più piccoli. Il giorno dopo la tragedia emergono le storie. Come quella la piccola Hinan, 3 anni, che è morta all'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove era stata trasportata in eliambulanza: era in gravissime condizioni, aveva ustioni sul 90% del corpo e shock emodinamico. Il fratello, 17 anni, è morto nel tentativo di salvarla: si è gettato nel fumo che ha invaso la casa colpita dalla deflagrazione e, a tentoni, ha cercato di portar fuori la sorellina da quell'inferno. Poi è crollato, privo di conoscenza, sul pavimento. All'obitorio, la sorella più grande è riuscita a riconoscerlo solo per quella catenina d'oro che portava al collo.
Gesti di amore, eroici che poco hanno potuto contro la ferocia del fuoco. Luca, 4 anni, è morto carbonizzato. I genitori avevano invano cercato di metterlo al riparo in macchina. Ma l'automobile si è trasformata in una trappola: il fuoco ha circondato la vettura, l'ha ingoiata. Non ce l'ha fatta neppure il fratellino Lorenzo, 2 anni, ricoverato nell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Anche il suo corpo era stato sfigurato dalle fiamme, le sue condizioni erano disperate. Il terzo fratello, Leonardo, 8 anni, è l'unico che è riuscito a salvarsi. Lo hanno ritrovato sotto le macerie, grazie a un labrador. I soccorritori hanno scavato con le mani, seguendo la flebile voce che arrivava dalle viscere di via Ponchielli. Il padre è stato ricoverato a Padova, la madre a Cisanello (Pisa). Sono entrambi in gravi condizioni. Della casa solo macerie.
Sono tutti racconti di angoscia, quelli della notte tra lunedì e martedì. L'esplosione, poi il cielo che diventa rosso, illuminato. «Da Lido di Camaiore - racconta Gabriele, un testimone - sembrava che a Viareggio fosse giorno».
«In via Ponchielli avevo uno studio di registrazione da due anni - racconta Gianni Bini, produttore discografico - La mia casa è lì vicino. La sera della tragedia ho sentito un tonfo, poi ho visto il cielo che diventava arancione. Mi sono affacciato in terrazza e mi sono accorto che nel cielo c'erano fiamme altissime. Mi sono precipitato in motorino in via Ponchielli e davanti al mio studio c'era un camion cisterna. In fiamme. Ho visto l'autista con la pelle che stava andando a fuoco e persone che uscivano dalle case con le gambe bruciate. Oggi, per la prima volta, sono riuscito a rientrare nel mio studio. Ho scoperto che tutto quello che faceva parte della mia attività è andato in fiamme».
Anche la Croce Verde di Viareggio, che si trova in via Garibaldi, vicino ai binari dove è avvenuta l'esplosione, è stata investita dall'onda d'urto e dalla fiamme. «Quella sera non era di turno - racconta un dipendente che preferisce restare anonimo - Abito in una strada che, in linea d'aria, è distante 300-400 metri dalla stazione. Ho sentito dei rumori che non riesco neanche a descrivere. Sembravano tuoni. - prosegue - Quando mi sono affacciato ho visto che il cielo era rosso. In scooter ho raggiunto la Croce Verde. I ragazzi che stavano facendo il turno notturno erano sotto shock. Sono sceso in garage: le prime due ambulanze, quelle vicine all'uscita erano inagibili: l'onda le aveva compresse. Il portone di uscita era completamente divelto. Nel garage sono entrate anche le fiamme. Sono riuscito comunque a fare uscire un'ambulanza e con una squadra siamo andati sul luogo della tragedia. Non riesco neppure a ricordare quello che ho visto quando sono arrivato laggiù. Una situazione che non riesco a descrivere: ho visto gente per terra che non si muoveva e, mentre caricavamo sull'ambulanza i feriti, altre persone ci venivano incontro con la pelle a brandelli».
