«In considerazione degli importanti provvedimenti di governo e legislativi che nell'immediato dovranno essere assunti, in virtù della particolare congiuntura economica e anche in relazione alle funzioni che svolgo in qualità di commissario di governo, ho deciso di aprire un percorso che porti alle mie dimissioni dalla carica di presidente della regione». È quanto afferma, in una nota, il presidente della regione Lazio, Piero Marrazzo.
«A tal fine - aggiunge Marrazzo - ho conferito al vicepresidente la delega ad assumere la provvisoria responsabilità di governo e di rappresentanza ai sensi della normativa vigente, rinunciando a ogni indennità e beneficio connessi alla carica».

«Si tratta di una vicenda personale in cui sono entrate in gioco mie debolezze inerenti alla mia sfera privata, e in cui ho sempre agito da solo. Nelle condizioni di vittima in cui mi sono trovato - continua il politico- ho sempre avuto come obiettivo principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari; gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito nella mia attività politica e di governo».

Ai magistrati «ho detto la veritá - dice Marrazzo - prima che l'intera vicenda fosse di pubblico dominio. L'inchiesta sta procedendo speditamente anche grazie a quelle dichiarazioni, che sono state improntate dall'inizio alla massima trasparenza».

La scelta di Marrazzo di dimettersi è appoggiata anche dai tre candidati alla segreteria de Pd, che sulla vicenda hanno redatto un comunicato congiunto: «È un atto di responsabilità», scrivono Bersani, Franceschini e Marino, mentre i quattro carabinieri accusati di avere ricattato il presidente della Regione Lazio restano in carcere a Regina Coeli, dopo gli interrogatori del giudice per le indagini preliminari Sante Spinaci.

Le opzioni del presidente
La giornata si era aperta con una riunione tra i più stretti collaboratori politici di Piero Marrazzo alla presenza sia del suo legale Luca Petrucci che del vice presidente della Giunta regionale del Lazio Esterino Montino. Una riunione per mettere a punto una "exit strategy" che corregga la rotta intrapresa in un primo momento da Marrazzo ovvero quella di non lasciare e concludere la legislatura, ora che i contorni dell'inchiesta che vedono Marrazzo vittima di un'estorsione e quattro carabinieri in carcere, sono più nitidi. E che l'esistenza di un video testimonia di un incontro tra il presidente della Regione Lazio e un transessuale.

Tra le ipotesi, oltre a quella di dimissioni immediate da parte di Marrazzo, c'era anche chi spingeva verso una soluzione soft: restare «per senso del dovere», soprattutto perchè la Regione ha in campo questioni aperte del calibro del piano sanitario e del piano rifiuti, ma di fatto passare le «consegne» al vice presidente Esterino Montino. Un'ipotesi che non si è avverata.


Il filmato compromettente
Un filmato con «Piero Marrazzo mentre si intratteneva con un transessuale all'interno di un'abitazione». Questo il passaggio contenuto nel decreto che ha disposto il fermo dei quattro carabinieri infedeli e che fa riferimento al video girato «con modalità abusive» nell'abitazione con lo scopo di ricattare il presidente della Regione. Nel filmato, si legge nel decreto firmato dai magistrati, «si vedono anche della polvere bianca, che, per le caratteristiche, le circostanze e le dichiarazioni rese, consisteva con ogni evidenza in cocaina, nonché un tesserino sul quale si legge il nome di Marrazzo». Secondo i magistrati la presenza della presunta cocaina è riconducibile »a un'intenzionale messa in scena, effetto reso ancor più evidente dalla collocazione accanto del tesserino di Marrazzo che non può ritenersi casuale». Ciò, si legge nel provvedimento, è «del tutto conforme alle evidenti finalità dell'intervento premeditato».

 

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