La giunta di Confindustria ha approvato una delibera che obbliga tutti gli imprenditori che vengono vessati dalla mafia a denunciare il racket pena la sospensione o l'espulsione dall'associazione. «È una decisione molto importante e che rafforza il nostro impegno in prima linea contro la criminalità», ha commentato la presidente Emma Marcegaglia al termine della riunione.

In altre parole, la Confindustria sostiene l'offensiva governativa contro la criminalità. La giunta dell'associazione degli industriali, infatti, riunita a Roma - e presenti tutte le associazioni territoriali del Mezzogiorno - ha preso duramente posizione contro gli associati che cedono al ricatto mafioso proprio mentre a Reggio Calabria il Consiglio dei ministri in seduta straordinaria annunciava il nuovo piano anticrimine.

Le nuove norme messe a punto dall'associazione degli industriali prevedono il cartellino rosso nel caso in cui venga accertato che l'amministratore o altri soggetti legati alla titolarità dell'azienda siano stati condannati per reati di associazioni di tipo mafioso, anche straniere; o quando i beni di proprietà dell'imprenditore siano stati colpiti da provvedimenti definitivi di confisca. Ma il giro di vite non finisce qui. Tra le novità anche l'obbligo di denuncia da parte degli imprenditori all'autorità giudiziaria o la comunicazione alle associazioni di riferimento, di estorsioni o altri delitti che abbiano limitato l'attività economica a vantaggio di organizzazioni criminali.

Scatta poi la sospensione dell'impresa da Confindustria quando siano state irrogate all'impresa o ai suoi legali rappresentanti misure di prevenzione o di sicurezza; quando siano state emesse sentenze di condanna non ancora passate in giudicato; quando sia stato accertato che sono in corso procedimenti penali a carico degli amministratori o di altri soggetti direttamente legati all'impresa o quando si ha conoscenza dell'emissione dell'applicazione di misure cautelari personali per questo tipo di reati. Infine, le nuove norme stabiliscono anche che le associazioni territoriali si possono costituire parti civili nei processi che vedono le imprese parte lesa o imputata.

Marcegaglia ha inoltre aggiunto di apprezzare il piano del governo per combattere l'impiego irregolare e ha sottolineato che il dato sul 44% di lavoro nero scovato dal governo «è un dato drammatico che richiede un'iniziativa molto forte». È un problema «di civiltà e di rispetto delle persone e per le aziende in regola è anche una forma di concorrenza sleale drammatica», ha detto Marcegaglia, secondo la quale «l'intreccio con la criminalità è molto forte: è fondamentale lavorare in questa direzione».

Sulla stessa lunghezza d'onda il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, che ha affermato: «Tutto ciò che va nella direzione di contrastare il lavoro nero, il sommerso e l'evasione fiscale trova in Confindustria un attore che condivide l'azione del governo». Questo «per un problema di convivenza civile - aggiunge - ma anche perché le imprese in nero fanno concorrenza sleale alle imprese in regola e distorcono in maniera inaccettabile i meccanismi di mercato».

 

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