Da segno di responsabilità a "mascalzonata politica". Le reazioni alla scelta di Flavio Delbono di rassegnare le proprie dimissioni da sindaco di Bologna si inseriscono in un ampio spettro. Di «gesto di grande sensibilità nei confronti di Bologna» parla Romano Prodi. «Delbono – ha detto l'ex presidente del Consiglio – ha confermato, a differenza di altri, di saper mettere al primo posto il bene comune e non le sue ragioni personali. Ora sarà più libero e forte nel dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli sono contestati e potrà essere anche in futuro una risorsa per la politica italiana».

Dello stesso tenore le parole dell'attuale presidente dell'Emilia-Romagna Vasco Errani: «Con la dichiarazione in Consiglio comunale Delbono dimostra il proprio profondo rispetto per questa comunità e per Bologna. Delbono, come ha sempre ribadito dimostrerà la piena regolarità e correttezza dei propri comportamenti. A lui tutta la mia stima e la mia vicinanza. Alla magistratura - continua - il pieno rispetto per il lavoro che sta svolgendo». «Sono molto dispiaciuta che il mandato al sindaco Delbono si concluda prematuramente, credevo fortemente nella validità del suo progetto di innovazione», è il commento dell'assessore alla Cultura, Nicoletta Mantovani.

Diversi invece i messaggi che arrivano dall'opposizione, ma non solo. Antonio Di Pietro, per esempio, considera, di fatto, Vasco Errani una vittima del suo ex vicepresidente Delbono. «L'Italia dei Valori – ha detto Di Pietro – sta assumendo un ruolo fondamentale per riportare trasparenza» e se Delbono si è dimesso vuol dire che «abbiamo fatto un buon lavoro». «Siamo stati condannati a una paralisi amministrativa da un'amministrazione già semiparalizzata» è il giudizio dell'ex sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca, secondo cui la scelta di Delbono «è stata giusta e razionale. Del resto, non sono emersi solo aspetti penali: ha scelto di dimettersi quando ormai non aveva più margini».

Va giù duro Alfredo Cazzola, l'ex patron del Motor Show e del Bologna calcio, che contro Delbono ha perso al ballottaggio e con una sua dichiarazione ha fatto scoppiare il "Cinzia-Gate": la sua è «una fine più che giusta» e quello di Delbono «è un modo di vivere che mette in seria discussione l'immagine di un amministratore pubblico». Cazzola ha anche escluso un'altra sua ricandidatura: «Non ci penso minimamente» lanciando una stilettata a Romano Prodi: «Spero che non ci rifili un altro candidato».


Di «crollo del modello emiliano, che ha dimostrato un'evidente incapacità amministrativa» parla Angelo Alessandri, presidente federale della Lega Nord Padania e segretario nazionale dell'Emilia. Filippo Berselli, coordinatore regionale del pdl. Berselli, poco dopo l'annuncio in aula del primo cittadino, tuona alla «mascalzonata politica del sindaco e del partito che costringono Bologna a un anno di commissariamento». Il fatto è che per Berselli la scelta di lasciare Delbono doveva farla «entro il 21 gennaio, così «si sarebbe votato per le comunali accorpate alle regionali», cioé a fine marzo. «Le responsabilità politiche di Delbono sono chiarissime ed oggi evidenti a tutti. Ma ora si apre un' altro scenario che riguarda il futuro della nostra città e di tutti i bolognesi: è il momento delle persone serie e responsabili», dice Gian Luica Galletti, candidato Udc alla presidenza della regione. L'altro candidato, Giancarlo Mazzuca (Pdl) punta l'indice invece verso l'attuale governatore regionale Errani: «Penso che ci sia comunque una responsabilità oggettiva quantomeno per omesso controllo, visto che aveva tutte le possibilità e i mezzi per esercitare tutte le verifiche del caso. Errani non poteva non sapere cosa faceva il suo vicepresidente. Sarebbe importante andare a fondo a questo punto nel
capitolo viaggi "fai da te" della regione»

Preoccupazione espressa anche dalla società civile. «Ci auguriamo che il vuoto di potere non impedisca di procedere in un lavoro fondamentale per il presente e il futuro di Bologna, quale è quello per il piano strategico», spiega Maurizio Marchesini, presidente di Unindustria Bologna, augurandosi che «le decisioni connesse a ogni adempimento di legge vengano prese in tempi rapidissimi». Di «grande disagio» parla il rettore Ivano Dionigi secondo cui «ora bisogna avere la spinta per guardare avanti per il bene della città, dei suoi cittadini, dei suoi studenti e questo richiede un supplemento di impegno e di responsabilità da parte di tutti».

 

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