Con in mano la Costituzione all'arrivo dei rappresentanti del governo i magistrati hanno abbandonato le cerimonie di inaugurazione per manifestare il loro disagio e protesta. Con l'eccezione dell'Aquila, dove in segno di rispetto per le vittime del terremoto, i magistrati hanno assistito all'intervento del guardasigilli Alfano. Anche loro con la Costituzione in mano e la toga nera al posto della rossa in segno di lutto. Si completa dunque così presso le corti d'Appello la tradizionale due giorni di cerimonia che apre il nuovo anno giudiziario in Italia. E protagonista, ancora una volta, non è solo la relazione di procuratori generali e presidenti delle Corti del Belpaese, ma anche la protesta dell'Associazione nazionale magistrati.

Una protesta che anche quest'anno l'Anm ha portato avanti nelle Corti d'Appello da Nord a Sud senza clamore, così da palesare a tutti il "disagio" di fronte a iniziative giudiziarie di governo e maggioranza bollate come "distruttive" della giustizia, mentre mancano interventi per assicurare che il sistema funzioni con efficienza. E per dire basta ad "insulti e aggressioni", a cominciare da quelli del presidente del Consiglio. Come è scritto nel documento della Magistratura associata. I giudici iscritti all'Anm saranno presenti alle cerimonie con indosso la toga e con in mano una copia della Costituzione. Ma dalle aule di Giustizia i magistrati usciranno in massa per protesta quando prenderà la parola il rappresentante del governo.

Non è successo ieri in Cassazione, presenti Napolitano e Berlusconi, per rispetto alle massime istituzioni e ai doveri costituzionali di lealtà fra istituzioni. E non succederà, unico caso, oggi all'Aquila dove a prendere la parola è il Guardasigilli Angelino Alfano. Una distinzione, quest'ultima, decisa in segno di rispetto per una regione e un palazzo di Giustizia così dolorosamente colpiti dal terremoto. Proprio in segno di rispetto nei loro confronti, i magistrati hanno optato per una celebrazione sobria. Tutti indossano toghe nere, anziché le tradizionali
rosse di ermellino, in segno di lutto.

«Oggi è stata una giornata importante per la magistratura italiana. E' stata data una risposta composta e ferma». E' soddisfatto il leader dell'Anm Luca Palamaraper la protesta messa in atto in occasione delle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle Corti d'appello. Con toga indosso, Costituzione in mano, giudici e pm hanno abbandonato le aule quando ha preso la parola il rappresentante del governo. E' accaduto quasi in tutta Italia, ma Palamara non
vuol parlare delle poche eccezioni. «In maniera composta c'è stata una adesione massiccia. E' stato dato un segnale di dissenso, non ad una persona ma contro una politica», dice.
«Non importa - aggiunge il presidente dell'Anm - chi l'ha fatto e chi non l'ha fatto. Non voglio dare impulso ad inutili polemiche. Anche una sola persona bastava. I magistrati hanno dato segno di essere compatti e uniti». Quanto alla presa di distanza dei colleghi di Magistratura
indipendente, Palamara spiega: «La giunta ha deciso. Si poteva fare una cosa giusta o sbagliata, ma si è scelto di intraprendere questa strada. Nonostante opinioni diverse, che comunque sono
rispettate. Oggi il risultato, lo possiamo dire, è più che rispondente alle attese». Da oggi cosa succederà? «Da parte dell'Anm non ci sarà arroccamento nelle posizioni. Diciamo basta
alle aggressioni e agli insulti. Mancano le riforme che veramente aiutino a rinnovare il sistema. Ma nel nostro dna c'è il rispetto di quanto fa il Parlamento".

30 gennaio 2010

 

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