Lo descrivono come «furioso» con l'Udc. Raccontano che lui si sia detto stufo della «politica dei due forni dell'Udc». E' un Silvio Berlusconi infuriato quello dialoga a pranzo con Gianfranco Fini, Ignazio La Russa e Italo Bocchino, insieme a Gianni Letta: «Ora quelli mi hanno stufato, pensano di allearsi con noi solo dove si vince? Allora basta, basta intese con loro».

Le agenzie di stampa riportano che lo sfogo guardi avanti, non comprenda le alleanze già siglate, ad esempio nel Lazio. Tanto che, come spiegato da La Russa, se pure Fini definisce inaccettabile la politica dei due forni, non considera la rottura come la strada giusta da percorrere con Casini.

Ma non solo di questa si è parlato, come riferiscono alcune fonti. Delle incomprensioni del passato, del "metodo" per il futuro. Anche perché Fini aveva a cuore un punto: bisogna evitare «gli scontri istituzionali». La premessa del presidente della Camera è che il rapporto tra la giustizia e Berlusconi è stato segnato da una sorta di «un'insistenza» nel corso degli ultimi 15 anni. Ma nell'affrontare e «risolvere» il dossier giustizia non bisogna seguire la strada dei provvedimenti di «corto respiro», privilegiando la concordia istituzionale e la via delle riforme.
Quanto all'organigramma, è curioso che al faccia a faccia fossero presenti quelli che i media avevano indicato come i "protagonisti" di una "staffetta" ai vertici del Pdl, La Russa e Bocchino. Raccontano che Fini abbia assicurato a Berlusconi che «l'organigramma va benissimo così com'è». Questo, fa notare un dirigente dell'ex An, è l'ovvia conseguenza della scelta del «metodo della condivisione delle scelte tra i due leader».

Proprio su questa condivisione i due leader hanno insistito, spiega una fonte. Fini non ha nascosto "i problemi", ha assicurato di volerli "lealmente risolverli" a patto che non vengano "ignorati". Berlusconi ha mostrato disponibilità a "parlarsi spesso", anche una volta a settimana. Per l'ex leader di An, d'altra parte, serve discutere del capitolo giustizia, delle scelte economiche, del rapporto con la Lega, delle riforme e delle scelte interne al Pdl.

 

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