Caro direttore ti scrivo...

21 gennaio
Il buon multiculturalismo
Su internet c'è tutto: bene e male, verità e bugia. Questa è l'importante opportunità che ogni mattina abbiamo accendendo il computer. Non dobbiamo lasciarcela sfuggire. L'occasione quotidiana di confrontarci con il mondo, con le idee di tutto il pianeta ci rende più completi. Il confronto con gli altri, anche con idee che non condividiamo, ci fa crescere. Importante è discernere, importante è saper ascoltare: se in tanti ascolteremo, anche i toni si abbasseranno, anche gli strepiti saranno meno frequenti. Internet saprà autoregolamentrasi dall'interno, grazie ai navigatori.
Alessandra De Fanti

Senza etichette né pubblicità
Le numerose riflessioni inviate dai lettori sul tema del futuro della Rete dimostrano già da sole l'importanza del dibattito. Questi commenti di qualità provengono da utenti che partecipano attivamente anche (o solo) ad aspetti del web non esclusivamente ludici. Purtroppo, però, risulta da dati statici che tali utenti rappresentano una minoranza del web ma tante gocce d'acqua formano oceani. Propongo il consenso alla candidatura di internet for peace come Nobel per la pace; la promozione di social network liberi; auspico la creazione di grandi social network, liberi da etichette e senza pubblicità, e finanziati da tutti i paesi civili, per la promozione della qualità del web e per un dialogo più fitto tra i navigatori. Vorrei anche una campagna che riesca a coinvolgere gli anziani in pensione nella promozione di un web migliore.
Zeferino

Sviluppare piattaforme 3D
Quando si è passati dal web 1.0 al 2.0 c'è stata una deriva: è possibile che questa fase sia fisiologica e strumentale al web 3.0, a patto che i colossi dell'informazione non monopolizzino la scena alla ricerca del guadagno immediato. Si pensi alla possibilità di avere milioni di ebook gratuiti e accessibili a tutti, se questa possibilità non venisse strumentalizzata potrebbe portare alla diffusione del sapere. Altro esempio: sviluppo serio delle piattaforme 3D (Second Life), sviluppato in direzione di ebanking, egovernment, telelavoro, ebuying. Le possibilità ci sono, lasciamo che la Rete si esprima in libertà e concorrenza.
Ottimistico

19 gennaio
Aspetto il web 3.0
Dei tre principali canali - libro, media, e web - attraverso i quali passano informazione e cultura, proprio il web è quello più facilmente accessibile alle persone comuni. Mi auguro che si possa dar vita a un web 3.0, strumento d'istruzione e conoscenza di massa, e non esclusivamente in forma ludica o di basso livello. E mi chiedo: perché tanti prof, medici, filosofi, biologi, dottori in chimica, che sono in pensione non partecipano al web, impegnandosi nella pubblicazione di articoli divulgativi? Possibile che facciano solo i nonni?
Zeferino

Ritorna la voglia di scrivere
La Rete ha fatto rinascere la voglia di scrivere. Le persone ora possono esprimersi anziché subire: la qualità è superiore a quella del passato.
Sabcarrera

Un quotidiano globale internet
Si può fare un quotidiano globale internet in inglese gratuito, promosso da un comitato-eforato e finanziato da mecenati di alto livello (persone che vogliono spendere anziché guadagnare) con giornalisti qualificati, meglio se anonimi. Se internet offre spazi di conoscenza potrà restare libera. Oggi lo è ancora in parte.
Rivoli

Sul web vince il dialogo
Mi lascia perplessa il "terrore della perdita della verità" che sfocia in "voglia di regolamentare" invece che in "voglia di dialogare". Se invece di farsi terrorizzare ci si facesse stimolare a diventare promotore e attore di dialogo, il problema andrebbe risolvendosi da sé con la naturale evoluzione delle idee e delle opinioni.
Federica

Potenzialità da sfruttare
Nel mondo esistono gli idioti, e la loro percentuale è identica sul web. La Rete, però, ha enormi potenziali: su internet è possibile che le persone sagge emergano grazie al dialogo, al confronto con gli altri utenti.
Lettera firmata

Scegliete con chi stare
Come tutto nella vita: sul web c'è il bello, il meno bello, il libro interessante e quello meno interessante, c'è politica e religione, c'è chi critica negativamente e chi costruisce, c'è chi scrive e chi copia, chi dorme e chi piglia pesci. Basta scegliere con chi stare, cosa fare, senza dimenticare l'enorme forza della Rete.
Gaspare Armato

Dalla Rete la salvezza per i libri
Mi sono chiesto molte volte se la Rete soppianterà i libri, le biblioteche, ma credo che questo non avverrà. Anzi, proprio grazie al web e ai milioni di archivi che si possono consultare stando al proprio computer, penso che i libri resisteranno: dalla consultazione online nascerà una nuova curiosità per i libri cartacei.
Arturo


17 gennaio
Una città ugualitaria
L'articolo di Riotta sul Sole 24 Ore evidenzia un problema reale. Sottolineo uno spunto dal finale: «La rete 2010 deve diventare questa città ugualitaria: dove gli esperti e l'informazione di qualità parlano ai cittadini, e i cittadini fanno sentire la propria voce senza rancori e follie anonime».
Natalino Bonanza

Civiltà anche sulla rete
Navigo su Internet da sempre, e penso da sempre che sia solo uno strumento, non ho mai capito chi lo fa passare come l'unico luogo in cui "si possono davvero dire le cose". Proprio per questo penso che non vada usato come un megafono o un gigantesco cartello per insultare il nemico di turno. È un mezzo troppo prezioso per ridurlo a questo. Ha ragione Il Sole 24 Ore a porre il problema: dire che il web è un universo di libertà e creatività non equivale a lasciarlo crescere a caso. Se questo è il futuro vorrei che fosse un futuro civile.
Giulia Gerardis

Una fatica da fare insieme
Anche la tv è nata con fini nobili e, nonostante grandi meriti, ha incoraggiato "brutte abitudini" socio-culturali. Io resto dell'idea che uno strumento, da solo, non basti a fare una rivoluzione culturale. C'è molto più fatica e lavoro da fare, dietro. Una fatica che deve accollarsi una parte -ridotta ahimé - di abitanti per il bene di tutti gli altri
Dania

16 gennaio

Lanier ha perso sapore
Quelle di Lanier sembrano le tipiche osservazioni nostalgiche, ridicole agli occhi dei più giovani. La Rete non ha perso sapore: tu hai perso sapore. Per internet vale quello che Samuel Johnson ha detto a proposito della sua città natale: «No signori, quando un uomo si stanca di Londra vuol dire che è stanco della vita: a Londra c'è tutta la vita che si può immaginare».
Michael Agger - www.slate.com


Quot capita tot sententiae
Niente di nuovo sotto il sole. Tutto quello che è presente su internet è il riflesso della nostra società, ed è presente (da sempre) nella realtà di tutti i giorni. Vorrei ricordare che pazzi, anarchici e provocatori, come Nobel e guru, vivono sullo stesso pianeta: la terra. Quindi nulla di più normale che le opinioni siano tanto diverse quanto diverse sono educazione ricevuta, abitudini, e non per ultimo, il livello di intelletto di ciascuno dei navigatori del web o dei lettori dei giornali cartacei. Saranno sempre opinioni diverse e contrastanti tra loro, ma non per questo dobbiamo impedire di postare commenti, anche in forma anonima. Nessuno vi obbliga a leggerli. Come nessuno mi obbliga a leggere gli articoli su un giornale piuttosto che su un altro. È l'utilizzatore finale ad avere la facoltà e il diritto di scegliere che cosa fare.
Eughenii

Caccia al tesoro
Per quanto sia alta la mia stima per Lanier, non condivido il suo giudizio sulla rete. Internet è lo specchio della società in tutte le sue sfumature. È sbagliato guardare a internet come al luogo dove si dovrebbero concentrare creatività, cultura, sapere. Internet è un mezzo di comunicazione di massa e come tale va visto. Sta poi all'intelligenza e alla capacità selettiva di ognuno la ricerca di contenuti di valore. Tutto questo non è molto differente da quanto accade in televisione dove l'appiattimento culturale è evidente, ma dove si trovano anche spazi per approfondimenti culturali. Youtube è, ad esempio, luogo fi cyberbullismo ma è anche un fenomeno di cultura partecipativa.
Jenny

Verso la democrazia
L'informazione online non deve essere manipolata: oggi purtroppo avviene spesso o per compiacere all'editore fornitore/usufruitore di interessi o per scelta di appoggio politico-sindacale. A mio parere, bisognerebbe superare queste ideologie e mirare alla diffusione di notizie reali, veritiere e non tendenziose, affinché il lettore sia informato esattamente sui fatti e lo stessa si faccia una sua propria opinione, senza essere condizionato o pilotato. Bisogna parlare alla mente e al cuore dell'uomo: solo così si andrà verso una società più giusta, libera e democratica.
Romeo Marrese

Iniziare dai bambini
Condivido le idee dell'analisi di Gianni Riotta. Internet è un passo avanti e non va rinnegato. È sicuramente anche un'arma a doppio taglio. Credo che anche la storia, con la S maiuscola e scritta da chi di dovere, abbia appiattito particolari o è stata soggetta a una selezione di informazioni operata da esseri umani. Credo sia indispensabile educare i più piccoli, i fruitori del domani, all'uso delle tecnologia: non semplicemente piazzargliela davanti, ma insegnare loro il modo migliore di sfruttarla, affiancandola ad altri strumenti e ad altre fonti.
Laura

15 gennaio

Voglio fare i miei complimenti al direttore Riotta per il suo coraggio nel mettere in dubbio l'anarchia totale mascherata da democrazia del web. L'ho visto a LA 7 con quell'americano fan sfegatato di internet, (ovviamente visto che la rete ha creato solo colossi industriali americani) perché quando si parla di internet si parla sempre di democrazia, di iran e non si parla mai di persone uccise moralmente per immagini rubate e messe in rete, di aziende discografiche e quindi tutto l'indotto, distrutto, l'editoria, compagnie aree...
Se internet consentira' ancora di rubare le opere musicali, video e scritte questi tre mondi non avranno piu' modo di esistere e diventeranno mondi da hobby, perché il business creato sara' cosi' misero che la qualita' sara' inevitabilmente di basso valore, e non permettera' ad alcuna persona di vivere di questo lavoro. Se il web è la massima espressione di democrazia, allora si devono dare delle regole perché la democrazia e' fondata su un insieme di regole che un popolo di comune accordo si dà per vivere meglio.
Viki Napoli.

È certamente lecito discutere degli aspetti negativi del brave new world dell'informazione digitale. Così come è lecito, a mio parere, criticare un certo tipo di "teleologismo tecnologico" che non è nuovo (ricordo che nel 1998-'99 infuriavano nel mondo gli scritti di Nicholas Negroponte, secondo cui le Ict avrebbero "naturalmente" portato a un mondo più democratico). Nutro sempre qualche dubbio quando la critica parte da, e/o si base su, un esplicito o implicito «ritorno ai bei tempi andati».
Andrea Glorioso - Commissione Europea

Oltre lo schermo
Jaron Lanier sostiene che il web 2.0 è una bolla che sta scoppiando e che la democrazia partecipativa dei social network è una prateria sterminata di cafoni. I motori di ricerca mostrano sempre più la loro casualità, i social network sono speakers' corner inutili: intanto c'è una generazione di giovani che non sa come fare una ricerca sui libri, che non ha mai aperto una enciclopedia e non sa cosa significhi bibliografia. Quelli che sostengono il contrario sono in malafede. In realtà, i blog, quando sono ben scritti e informati, perdono qualsiasi interesse perché sono fitti di commenti positivi o negativi privi di una qualche concretezza, e spesso privi di intelligenza. Il web 2.0 negli ultimi anni non ha fatto altro che esaltare anonimato, insulto e disinformazione. Con buona pace di chi sulla disinformazione ci campa da anni. Nessuno nega l'importanza del web, lo si usa, e anche bene e con attenzione. Ma ora è il momento di fermarsi, e cominciare cominciare a guardare oltre uno schermo.
Roberto Cotroneo - l'Unità

La forza della comunità
Internet sta cambiando le nostre vite: fenomeno vistoso è quello dei suggerimenti in rete per le scelte d'acquisto, che sta spingendo le aziende migliori a curare la propria immagine non solo sui media tradizionali, ma soprattutto su internet, dove ormai si parla di web reputation. Qualcuno pensa ancora che sia possibile salvare la faccia o piazzare un prodotto scadente con interviste sul tal quotidiano o sul tal settimanale. In questo, il web è spietato come un qualunque paesino italiano dove le voci circolano, la gente mormora e il controllo sociale della comunità è fortissimo. Oggi internet è la piazza più importante dove tutelare e accrescere la propria credibilità, perché di quello che si dice altrove non si fida più nessuno.
Giuseppe Morello - www.affaritaliani.it

Il maoismo digitale
Se uno dei pionieri della rete come Jaron Lanier comincia a dubitare di internet significa che è giunto il momento di fare una riflessione seria sul World wide web. La tesi di Lanier è super pessimista. Lanier non è un luddista, è un mago della realtà virtuale, adora internet, ma riconosce che la rete genera mostri, a causa del modo in cui è stata progettata e delle scelte che sono state fatte. L'anonimato, soprattutto. Ma anche la glorificazione del lavoro collettivo (Wikipedia e open source) e il mantra sull'informazione gratuita. Secondo Lanier, sono elementi che minacciano la creatività individuale, esaltano il peggio della società e alimentano comportamenti odiosi su blog e social network. Internet è diventato un luogo ispirato a una specie di maoismo digitale, a un totalitarismo cibernetico che nega al popolo di "nuovi contadini" la specificità della persona, riduce l'enfasi sull'individuo e cerca di renderlo obsoleto rispetto agli avanzatissimi computer. Secondo Lanier, se non si cambia la struttura ingegneristica di internet, se non si combatte contro l'ideologia collettivista che lo permea e se non si introduce un sistema universale di micropagamenti, i rischi sono enormi, anche di una rivoluzione di tipo fascio-marxista. Il problema è che i vecchi sistemi digitali sono chiusi, non riformabili, ed è troppo costoso ricominciare daccapo. Lanier ha molte ragioni, ma la tesi è un po' elitaria. Là fuori il mondo è fatto così, a prescindere da internet. Si chiama World wide web, non è il Mondo di Pannunzio.
Christian Rocca - www.ilfoglio.it

13 gennaio
Verso una nuova serietà
Questa fase di interesse per internet è simile al primo periodo in cui c'erano i computer: tutti erano interessati, più dalle forme che dalla sostanza. Nella seconda fase di interesse per la Rete, quella che sta avanzando ora, si ritornerà a valori di serietà: il tempo porta a una visione della realtà più distaccata, quindi di maggior valore.
Lettera firmata

Il treno dei desideri
Sono un 61enne che qualche anno fa non ha voluto perdere il treno della tecnologia. Se l'avessi perduto, avrei perso grandi opportunità per continuare ad apprendere: viviamo per allargare le conoscenze, senza esagerazioni e facendo valere ragione e sentimenti. Ho avvertito i timori di Lanier soprattutto nel passaggio dai blog a Facebook. Per igiene mentale, ho evitato Twitter: c'è un limite alla miniaturizzazione della scrittura. Anche Andrew Keen, nel libro Dilettanti.com (De Agostini 2009), aveva espresso idee simili a quelle di Lanier. Mi piacerebbe sapere da dove viene la pulsione a usare le parole sul web come armi per ferire. Per capire la storia, serve un periodo ampio. Ora, siamo dentro la trasformazione, dunque prevale il caos.
Paolo Ferrario - docente universitario

Personalità versus pensiero
I blog possono generare una sorta di deriva. Oltre alla componente nozionistica, rischia di essere distorta anche quella comportamentale. Il modo in cui i messaggi vengono postati mi sembra sempre più teso a mettere in evidenza caratteristiche personali del blogger piuttosto che a esprimere un concetto. Mi sembra di vedere una disperata voglia di farsi conoscere, mascherandosi dietro a messaggi esibizionistici a discapito dell'approfondimento.
Pietro Repetto

I mezzi per capire
Se si hanno gli strumenti per comprendere a fondo quanto si sta leggendo poco cambia qual è il supporto che si ha davanti: importanti sono i mezzi per capire.
Giacomo Schieppati

Un magma felice
Finché saremo immersi in un circuito aperto e magmatico qual è quello della Rete, saremo sempre in grado di discutere, criticare e valutare: non ci potrà essere mai danno irreparabile finché le parole circolano e finché si ha rispetto democratico delle altrui opinioni. Quando si comincerà - in nome della libertà... - a comprimere gli spazi, limitando nei fatti l'uso della parola, allora potremo preoccuparci. Allora, comincerò a preoccuparmi, e a pensare che la parola non basta più e che non è più una questione di comunicazione.
Castelvetro

Le verità di Wiki
Vorrei valutare l'entità del danno che certo uso del web sta facendo. Lo vedo forse più radicato di quanto ha scritto il direttore Riotta. L'appiattimento culturale credo sia ormai endemico e sottocutaneo; la massa, di per sé, ha una forza che nessun intellettuale può vincere. Per i giovani, sempre così sprovvisti di senso critico e così poco curiosi, se una cosa è scritta su Wikipedia, è la verità. Ma non è così.
Marco

Come filtrare i contenuti
Non bisogna sottovalutare che internet offre a milioni di persone la possibilità di esprimersi e di farsi conoscere. Il filtro più importante, anche se i motori di ricerca miglioreranno con la semantica, è quello di ogni persona. Come sui giornali in edicola, le persone impareranno a scegliere i contenuti migliori per le proprie esigenze.
Marcello

Tra libertà e anarchia
Libertà e anarchia hanno un confine labile: importante, per chi può disporre della libertà, non farne un uso idiota. Non è un problema che riguarda solo la rete. Anche la televisione e gli altri media sono in condizioni simili. La soluzione, credo, è questa: chi vuole esprimere le proprie opinioni deve assumersene la responsabilità, con nomi e cognomi. Non è una questione di censura, è rispetto nei confronti dei potenziali lettori. Non ci si deve arrivare per legge, ma per maturità. Difficile, ma non impossibile.
Gianni Penazzi

Il premio della velocità
Internet, come pure la lettura dei giornali, le notizie colte dalla tv o dalla radio, impone di confrontare più fonti, di approfondire gli argomenti, di vagliarli alla luce del proprio spirito critico e, non ultimo, di conoscere le regole di funzionamento del media in oggetto. A difesa di internet, va detto che tutte queste attività sono più facili e veloci da fare, e quindi premiano la buona volontà di chi non si accontenta della minestra riscaldata.
Mario Pellacani

12 gennaio

Le virtù del passaparola
Se è vero che online si possono avere nemici, pronti ad attaccarci verbalmente, rovinare la nostra reputazione o diffamarci, è anche vero il contrario: grazie al web si moltiplicano gli amici che accorrono in nostro aiuto, per sostenerci o risolvere i nostri problemi. Il passaparola è immediato, si trova sempre qualcuno in grado di dare una risposta alle nostre domande. Le organizzazioni come Google, Facebook, Twitter che sono aziende profit, ma anche Wikipedia che è non profit, rispondono alle richieste degli utenti di tutela della loro privacy e di quel «diritto all'oblio» giustamente rivendicato, con soluzioni tecnologiche ma anche con campagne di alfabetizzazione per educarci a diventare cittadini consapevoli della Rete.
Anna Masera, La Stampa

Ritorno alla democrazia
All'inizio forum, blog, voti online avevano creato l'illusione che internet fosse uno strumento democratico. Adesso gli interessi commerciali hanno portato a un appiattimento dei contenuti e i blog sono uno sfogatoio simile a un muro da imbrattare con la bomboletta.
Sergio

Verso il sapere
Il web è uno strumento culturale formidabile quanto a potenzialità, ma non può e non deve trasformarsi in una nuova via prioritaria di creazione di sapere e apprendimento: le stesse peculiarità che ne hanno determinato il successo lo rendono inadatto. I problemi sono due: fornire ai giovani gli strumenti per orientarsi nell'internet-caos (ho le basi per distinguere il discorso di un Nobel dallo sfogo di un ultrà); sfruttare meglio le potenzialità offerte dal web.
Filippo

Alla fiera del web
L'analisi della condizione attuale di internet è reale. Le cause non sono però legate allo strumento, che è appunto il web, ma ai fruitori del mezzo. Provate ad organizzare una fiera senza tema, con libertà di montare stand ed esporre qualsiasi cosa, createci spazi di aggregazione, e non mettete biglietto d'ingresso. Avrete creato una situazione "non virtuale" di quello che sta succedendo in Rete. L'unica soluzione è scegliere i siti su cui andare. Purtroppo quelli più di moda, somigliano alle fiere senza biglietto.
Antonio

Prima l'educazione
I forcaioli del web sono forcaioli anche fuori, e viceversa. Chi sta in Rete e cerca conferme a quello che pensa legge anche libri che gli confermano quello che pensa. Non mi pare un problema di strumenti, ma di educazione.
Umberta

La misura dell'anonimato
Riflettere è sempre utile. Tornare indietro non è una soluzione, bisogna cercare i modi per dare una sterzata alle controtendenze che forse qualche anno fa non potevano prevedere che l'anonimato, oltre un certo limite, produce distorsioni di ogni sorta, dai pericolosi estremismi, alle inutili volgarità fino alle banalità. Bisogna discutere sul livello di anonimato della Rete: servirebbero asserzioni di "identità" di chi opera sulla Rete a vario titolo.
Francesca

A caccia di attendibilità
Un tempo dicevano: l'ho visto in tv, ora l'ho letto su internet: ieri come oggi l'informazione può essere manipolata e bisogna esserne consapevoli per potere distinguere l'attendibilità dei messaggi.
Antonella

E se fosse censura?
Il ragionamento sul futuro della Rete mi sembra celare un desiderio di voler controllare le informazioni che circolano su internet in nome di un fantomatico innalzamento della qualità media degli interventi. Per la natura della Rete questo non è e non sarà mai possibile; punterei sull'educazione dei cittadini alla ricerca delle informazioni migliori: non bisogna limitarsi a cliccare sui primi risultati che appaiono.
Neutral

Manifestazione di piazza
Nutro grande stima per chi si entusiasma. Ma, per favore, lasciamo perdere i discorsi sulla democrazia del mezzo, internet è democratico quanto lo può essere una manifestazione di piazza.
Roby

Se manca il senso civico
L'anarchia è il dna della Rete. L'anarchia non è di per sé sbagliata ma presuppone grande senso civico ancor prima che culturale. E di senso civico ce n'è sempre meno.
Luca

Verso la qualità
Sarei preoccupato se sul web ci fosse qualcuno o qualcosa in grado di segnarci la via maestra per la qualità. La qualità sulla Rete va cercata così come si cerca un pezzo di qualità in un mercatino tra centinaia di oggetti inutili. Cercare una cosa e fidarsi di Google che al primo posto ti propone Wiki, è come andare al mercato per comprare un maglione e prendere il primo che capita. È un problema di chi compra, non di chi propone. Dobbiamo educare all'uso della Rete, non regolare la Rete.
Fabrizio

11 gennaio
Basta dietrologia
Stare in internet può essere a volte sconfortante. Lo sconforto nasce dalla sgradevole sensazione che la più grande infrastruttura del mondo sia un po' una occasione sprecata a causa della furia decerebrata che si avventa su di essa come una ottusa calata di barbari. Chi è più bravo a fare dietrologia vince, la riflessione e l'approfondimento sono banditi, le bibliografie fuori moda.
Salvatore Dimaggio

I 31 di Facebook
Condividevo da tempo tutto quello che hai scritto domenica. Ho trovato su Facebook ben 31 gruppi più o meno a te dedicati, volgari e un po' stupidi nel senso più elementare.
Eliahu Gal-Or - The Pizza Rebbe

Chi deciderà che cosa è falso o no?
In Italia, nelle redazioni, nelle case editrici, nelle aziende – dovunque "si pensi per professione" – la rete, come luogo e modello di reperimento e uso dell'informazione, non è mai entrata. Non si è mai fatta modello culturale, in senso antropologico, che è il punto dal quale partono gli americani. Questo è il nostro guaio. Per cui l'appello di Gianni Riotta rischia di dar nuova linfa alla furia anti-Google di tanti colleghi che parlano della rete come i corrispondenti di guerra scrivono delle battaglie dalle stanze d'albergo.
Una cosa è la critica di Lanier, che matura nel cuore della cultura digitale della Silicon Valley, un altro conto quella del giornalismo italiano. Che di fronte alla rete ha reagito come gli scriba che provarono a bruciare Gutenberg a Parigi. Insomma, un riflesso corporativo da interesse ferito.
Resta il problema dell'attendibilità. Ad esempio, nei giornali. Lo dicono migliaia di persone sulla rete da anni. Per Riotta quelli sono lanciatori di guano che rendono la rete un marasma, per me sono un pezzo di opinione pubblica. Giovane. Ci chiedono di essere meno uomini di establishment e di potere e qualcosa di più di quelle cose belle americane che parlano di cani da guardia del potere. Se faremo informazione migliore, la nostra popolarità in alto nelle pagine di risultato di Google sarà grande.
Vittorio Zambardino, La Repubblica

Capacità di selezione
Il necrologio del quotidiano e della sua capacità di selezione delle notizie e di commento critico, è stato decisamente imprudente. Ci saranno e ci sono nuove forme di trasmissione, ma finché un giornale continuerà a far ragionare pacatamente e ad opporsi alla marmellata informativa dilagante in tv e rete, c'è speranza.
Vittorio Moccagatta, pr

Il tempo degli argini
Quanto accade in rete è la replica di quanto successo con la televisione: è nata in bianco e nero, è cambiata con le reti private che hanno determinato una rivoluzione nei costumi. La generazione di over 50, che ha vissuto il periodo di transizione sin dagli albori delle nuove tecnologie, ha il dovere di porre, adesso, argini alla straripante invasione di falsi miti e illusioni che ogni giorno ci vengono propinati, oggi anche dalla rete.
Riccardo Leto

Costituzione e anticorpi
A mio avviso la rete - relativamente ai tanti problemi manifestatisi con particolare virulenza nelle ultime settimane sul piano politico, economico, di una "governance" e della sua mancanza, ha in sé - e nella nostra sacrosanta Costituzione - gli anticorpi per una propria autoregolamentazione.
Rachele Zinzocchi, blogger

Come credere a Lanier?
Lanier viene dalla (contro)cultura del 3D e della realtà virtuale, difficile dargli credito come apostolo del reale e della verità. Temo avesse bisogno di soldi.
Mafe (Friendfeed)

La speranza del Web
Condivido pienamente le sue osservazioni circa il declino che sta colpendo la rete. Il web è sinonimo di varietà e di abbondanza, infatti anche molti mercati che ormai si sono digitalizzati (musica) vedono modificare la loro composizione: si passa da economie essenzialmente basate suell hit ad economie di nicchia, nelle quali ognuno si addentra con sempre minori difficoltà. Ed è così anche nel mondo dell'informazione. Il web sta aprendo nuovi orizzonti in tutti gli ambiti della nostra vita. Forse questo non è ancora avvertito in Italia a causa della generale arretratezza rispetto a questi temi.
Fabio Sposato, studente

Vestali in subbuglio
Le vestali della rete sono già in subbuglio per fare i distinguo e si scaldano come sempre accade quando qualcuno butta una briciola di lucidità critica nell'immenso crogiolo del luogo comune. Sono stato tra i primi a fare un uso "concreto" della rete senza farmene una religione, ma usando quello strumento come protesi che mi permettesse veloci espansioni delle mie curiosità e relazioni. Ora dico, per quel che vale il mio parere, che questo è il filo di pensiero più attuale riguardo quello che si può dire rispetto al fenomeno Internet. Il resto è chiacchiericcio di qualche cyberfighetto che deve mantenere le sue posizioni di prestigio e continuare ad essere interlocutore privilegiato per i media mainstream.
Gianluca Nicoletti, giornalista

Scuola da adeguare ai tempi
Come lei credo nella forza e nella potenza di questo mezzo di comunicazione, che, anzi ora è molto + di un mezzo di comunicazione. Ma condivido le sue preoccupazioni, rafforzate dalla consapevolezza di quanto importante potrebbe essere Internet per migliorare la nostra società.
Come sempre la massa estremizza, la massa è "pecorona", la massa è "strumentalizzata", lo viviamo con Internet, lo viviamo in Tv, lo viviamo nella politica, trovo perciò molto sagge le sue conclusioni, esperti bilanciati da cittadini e cittadini che con senso civico fanno sentire la propria voce. Forse qui sta la chiave di tutto, dare voce a tutti, dare ascolto a tutti, dare la possibilità di partecipare a tutti, alimentando un percorso di crescita culturale e di diffusione della conoscenza per far si che in numero di esperti aumenti, aumentando cosi le possibilità di gestire il web. (Pensandoci anche qui l'analogia con la politica - politici - cittadini - è fortissima).
Non potrebbe essere questo il ruolo di una scuola moderna e al passo con i tempi? Non potrebbe essere proprio l'università a certificare certe informazioni (vedi wikipedia?)
Massimo Piazzi

10 gennaio

Se non ho capito male il signor Jaron Lanier cerca di dire, che troppo spesso il web viene inquinato o annacquato da gente che scrive senza criterio, rovinando alla fine quelle buone cose che si possono trovare in internet.
Tuttavia il margine tra il delirio e un idea molto contorta a volte è sempre molto fine.
Per esempio per rimanere in casa, l'attacco al sig. Berlusconi ha avuto svariati video dove la gente ipotizzava un complotto, supportato da più o meno prove convincenti.
Personalmente a me qualche dubbio rimane, almeno che abbiano ingigantito la cosa, dalle ultime foto senza cerotti non vedo alcun segno di punti o lesioni, quando io dopo svariati mesi ho ancora ben evidenti i segni dei punti presi...
Tornando ad un altro famosissimo complotto possiamo passare ad quello dell'11 settembre, dove persino premi nobel e professori universitari affermavano che il modo di cadere delle torri sfidavano la fisica.
Io penso che in un informazione dove solo certa gente può dare al pubblico è una informazione intrinsecamente sottoposta facilmente a censura, quando un numero ristretto di persone scrivono è facile fargli pressione, quando sono tantissime è già più difficile.
Il problema dunque diventa come riuscire a riconoscere chi sta delirando e chi no?
Nel mondo non tutti hanno lo stesso grado di intelligenza e conoscenza, dunque lo stesso strumento usato da due persone diverse può ottenere due risultati diversi. Per questo non diamo in mano ai bambini o pazzi i coltelli e noi invece li usiamo quotidianamente. E' l'utilizzo che si fa dello strumento che cambia la sua natura.
Dunque ottimi siti come Wikipedia o anche il semplice Youtube, possono passare da sito di divulgazione scientifica, come i video su HHO o altri esperimenti di piccole persone messi online a informazione come articoli recensioni su prodotti, o a video di giornalismo dove un giornalista spiega e spera di aver instillato il dubbio nella persona, a video come quelli da lei elencati o quelli di ilarità generale.
Io personalmente non condanno i video di ilarità, anzi penso che qua in Italia abbiamo creato una trasmissione chiamata Paperissima di gran successo e spesso li ritengo ottimi per farsi due risate con amici o famigliari magari dopo una lunga giornata di lavoro.
Con wikipedia naturalmente cambiano le cose, è nella natura umana cercar di portare l'acqua al proprio mulino fregandosene degli altri. Dunque è normale che la stessa notizia, la stessa cronaca, una persona la scriva guardandola dal punto di vista che più preferisce, ma questo lo fanno anche i giornali o i telegiornali di tutto il mondo.
La questione dunque diventa, come capire chi merita spazio e chi no?
Se uno volesse ampliare questa domanda ad altri campi, si dovrebbe dire anche chi merita di votare? chi ha piena conoscenza di cosa vota e di cosa comporta e chi lo fa solo per propagante martellanti o indottrinamenti?
Penso che questa sia la cosa più difficile, finchè non si trova risposta a questa domanda penso che si debba cercare di sopportare gli insulti e l'ignoranza altrui, sperando di poter trovare in quel minestrone delle idee o delle opinioni che diano un senso all'esistere di questi Strumenti.
Non so se leggerà questo mio piccolo sfogo, se lo farà sarei interessato a sentire cosa ne pensa.
Tenga presente che non sono mai stato bravo con le parole, ma sono abbastanza bravo con i numeri ed algoritmi, dunque se trovasse strafalcioni grammaticali o comunque frasi orribili o ripetizioni, me ne scuso! (Senza contare la mia più totale ignoranza nella punteggiatura).
Stefano De Angelis, studente di informatica

Troppi rumors
Ammetto che frequentando la Rete da oltre 12 anni ed essendo tuttora entusiasta per la libertà che essa offre, negli ultimi tempi soprattutto con il dilagare dei blog, di Facebook e di Twitter, sono sempre più perplessa e confusa: da un lato plaudo alla possibilità che tutti vi possano esprimere i propri pensieri e umori, dall'altro tale possibilità apre le porte alle mistificazioni, alle false verità, ai "rumors" che niente hanno a che vedere con il buon senso, se non proprio con l'oggettività.
Virginia Visani, giornalista

Trovare sostegno
Mi congratulo e spero il suo impegno possa trovare vasto sostegno.
Franco Valentini

Il buon giornalismo
Ben vengano i siti che fanno un'informazione seria, con dati e contenuti che possono essere analizzati e confrontati. Secondo me solo alcune persone possono fare questo: si chiamano Giornalisti. Quindi chi ha un blog oppure un proprio sito internet che diffonde qualsiasi tipo di informazione e notizia lo deve fare sotto la sua responsabilità come pure chi commenta nei blog e siti internet. Secondo me solo alcune persone possono fare questo: si chiamano Giornalisti.
Andrea Cenzi, studente

Rivoluzione siti
Le sue sono parole (talmente belle ed ovvie) rivoluzionarie. Come facciamo a riportare serenità, autorevolezza, vivacità, impegno (…) se tutte queste doti mancano nella vita reale? E non mancano nel "popolo" mancano ovunque: partendo dai politici che ci rappresentano. Mancano anche agli "intellettuali" (esistono ancora? Pasolini scriveva che lui era un intellettuale perché non aveva niente da perdere, era libero. Esistono persone che non hanno niente da perdere?
Alessandro Dettori, imprenditore

Spazio della politica
In quanto cofondatore di un sito legato all'informazione, Lo Spazio della Politica, mi sento chiamato in causa. Sul web troviamo una "poltiglia di informazione amorfa" che "rischia di distruggere le idee, il dibattito e la critica". Pe questo occorre una tripla assunzione di responsabilità: degli editori, dei direttori, dei blogger. Nel giornalismo, così come nella vita pubblica, bisogna evitare l'appiattimento delle opinioni che diventa estremismo.
Alessandro Aresu, giornalista web

Realtà virtuale
Mi ha molto colpito il titolo verità. Il web è diventato un luogo di allienazione, di mistificazione, di voyerismo. Il web è l'espressione e non la causa di un'altra realtà virtuale che è talmente distante da noi stessi che ci sta portando a una sofferenza ormai intollerabile.
Enrico Todisco Grande, avvocato

Libertà e verità
Il senso di verità non dovrebbe prescindere dalla "libertà" tanto proclamata dai sostenitori, con i paraocchi, del web. Una libertà che sa troppo di anarchia, che sa di «bè i dvd costano troppo allora li masterizzo e mi sento giustificato», che sa di offese gratuite sui social network o nei blog, che non tiene conto del fatto che la libertà non significa fare tutto quello che si vuole e che, come ha detto perfettamente Lei, «non si possono mischiare i diamanti con i cocci di bottiglia». L'ho riproposto subito sulla mia bacheca di Facebook.
Andrea Prencisvalle


Dalla Bocconi
Sono uno studente al quinto anno in Bocconi. Condivido totalmente
Alessandro, studente

Grazie, splendido, lo farò leggere ai miei figli.
Maurizio Lavezzini

A me sinceramente sembra semplicemente agenda setting.. credo che l'articolo 21 della costituzione sia l'antidoto a vecchi tentativi.. ma forse lei questo lo sa gia'... e la storia si ripete. Marco Lapenna

Condivido al 100% la sua posizione.
Forse siamo di fronte a quella inevitabile crisi della tecnologia, quella che il Gartner chiama "The through of disillusionment". E' un passaggio obbligato per garantire l'affermazione di una tecnologia digitale.
Credo che questa delicata fase richieda un sostegno diffuso da parte dei saggi e degli autorevoli per garantire un rapido passaggio verso un cyberspazio che garantisca di ristabilire un effettivo ordine delle cose per tornare a costruire spazi virtuali di vera crescita collettiva, secondo Levy.
Mi sono permesso di pubblicare il suo link nel mio spazio sul Facebook, sul quale stiamo discutendo anche di questi temi.
Alessandro Marini

Quel che ha scritto sul 'ripensamento' del guru Lanier è esemplificativo e inquietante per la deriva di banalità via rete: prevista del resto da Huizinga,Lorenz, Weizembaum. Del resto il facile va in discesa mentre il difficile in salita. Scriveva Toynbee che il detto 'una ciliegia tira l'altra' cela il segreto delle decadenze. In epoca di pensar debole mi sembra arduo ripristinare gerarchie di valori anche se doveroso impegnarvisi. Per scendere sul pratico: perchè non rendere obbligatoria l'identità vietando gli accessi anonimi? I cliccanti rendono utili: è una grave ipoteca né pare sensato creare reti per acculturati. Credo degna di attenzione un sito di o per la verità che rettifichi,smentisca, focalizzi ma con quali risorse? Forse l'idea di globalizzare educazione e cultura è essa stessa utopica ma necessaria.
Mauro La Spisa

Ho letto con interesse il suo "Sul Web 2010 la storia non si scrive con un coro collettivo".
Sono consapevole che in Italia, essendo il dibattito sulla Rete molto arretrato, a scrivere criticamente della Rete si rischia di passare per dei conservatori o per dei difensori degli "old media". I termini con cui è stata trattata la Rete da televisioni e da buona parte dei quotidiani in effetti, dopo anni, è ancora imprecisa quando non apertamente ostile. Plaudo quindi ad un atteggiamento di critica intelligente come la sua e quella di Lanier.
Quando ero editore della casa editrice Apogeo/Urra pubblicai in italiano il libro do Jaron Lanier, un personaggio di congiiunzione tra il mondo Apollineo che cerca ordine, razionalità e stabilità, e l'attitduine Dionisiaca che usciva dal mondo degli hippie.
Internet è nata da questa inconsueta unione. Ad un certo punto hippies come Steward Brand hanno pensato che unendo tecnologie "fai da te", informazione e condivisione tra pari si potessero trasformare anche le coscienze e dare più potere agli individui e alle piccole comunità in contrasto ai poteri centrali e ai media tradizionali.
Negli anni '90 ci credevo anch'io e con energia e passione divulgai il mondo della Rete tramite libri, conferenze e con l'entusiasmo un po' evangelico tipico di quei primi anni della Rete.
Già nel 1998 o giù di lì era chiaro che la Rete sarebbe stata esclusiva delle dotcom più che dei dibattiti profondi che avvenivano alla "The Well".
Qualche anno dopo, nel processo di irreversibile digitalizzazione della realtà, la Rete stava assorbendo tutti gli altri media, traformandosi in un medium di intrattenimento più che di riflessione.
Per finire negli ultimi anni ad intaccare non tanto i poteri centrali politici ma la centralità e la coesione della nostra psiche, sparlagliata e confusa tra centinaia di stimoli senza più una narrativa né un collante.
Nel frattempo ho venduto la mia casa editrice al gruppo Feltrinelli e da qualche anno rivolgo l'attenzione non più tanto a quello che possiamo fare davanti ad uno schermo, ma a quello che la tecnologia fa al nostro interno.
Mi auguro che si apra un dibattito su tali temi al di là delle contrapposizioni che hanno caratterizzato questi anni, ciusi tra un entusiamo fideistico nei confronti della Rete ed ostilità antiche.
Ivo Quartiroli

Studio finanza d'impresa alla Luiss Guido Carli di Roma. Ho trovato molto interessante il suo articolo intitolato "Sul Web 2010 la storia non si scrive con un coro collettivo" che fa riferimento al tema oggetto della tesi che sto trattando sulla rivoluzione web, e sui fenomeni legati ad essa. Le chiedo se gentilmente può consigliarmi qualche materiale utile ai fini del progetto di ricerca che sto effettuando (al momento sto vagliando alucni testi tra i quali "La Coda Lunga" di Chris Anderson ed "Il Futuro del Management" di Gary Hamel).
Nel ringraziarla anticipatamente per la disponibilità concessami, porgo cordiali saluti.
Massimo Sarra

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