È dura per tutti. Certo, i sindaci continuano a raggranellare un consenso medio superiore a quello degli amministratori impegnati alla guida di una provincia o di una regione; e chi negli anni scorsi ha dimostrato di avere in tasca la ricetta del favore popolare, fatta spesso di parole d'ordine che parlano prima di tutto alla pancia e al cuore degli elettori, continua a primeggiare.

Anche per i big delle urne e dei sondaggi, le percentuali stellari raggiunte l'anno scorso diventano un ricordo. L'emorragia nel gradimento dei cittadini colpisce pure loro, e rispetto alla rilevazione dell'anno scorso fa perdere cinque punti al veronese Flavio Tosi (Lega), al torinese Sergio Chiamparino (Pd), al reggino Giuseppe Scopelliti (Pdl, dove è confluito da An) e al salernitano Vincenzo De Luca (Pd); nei Governance Poll realizzati negli anni scorsi da Ipr marketing e Sole-24 Ore hanno monopolizzato il podio delle "preferenze" e anche oggi rimangono in alto, ma anche per questo il segno meno vicino ai loro numeri è una novità rilevante.

Più che alle analisi politiche, i sindaci che ogni anno spulciano le tabelle del Governance Poll sono interessati alle classifiche ed è bene accontentarli subito. In valore assoluto, il consenso disegna un primato ex aequo (70%) fra quattro primi cittadini, cioè Tosi, Chiamparino, Scopelliti e Peppino Vallone, sindaco di centrosinistra di Crotone. La medaglia d'oro rimane a Flavio Tosi, vincitore anche della scorsa edizione del Governance Poll, perché nonostante la flessione imboccata dalla sua stella negli ultimi dodici mesi, il leghista è il politico locale che più ha saputo aumentare il proprio consenso rispetto al giorno delle elezioni (+9,3%).

Il sondaggio, è bene precisarlo, chiede ai cittadini se voterebbero «pro o contro» il sindaco, ma ovviamente non può tenere conto degli avversari e della geografia eventuale delle coalizioni, tutti fattori che influenzano i numeri reali partoriti dalle urne. Il confronto però offre un indicatore utile a capire se la fascia tricolore ha cambiato il candidato o se, a parte ogni considerazione di merito, gli ha permesso di mantenere o aumentare il capitale di «sì» accumulato in campagna elettorale.

Dietro a Tosi, che viaggia a 9,6 punti percentuali sopra il livello delle elezioni, il criterio premia Vincenzo De Luca (+8,1%), che da questi numeri potrebbe trovare nuovi argomenti per la corsa verso le regionali di marzo in Campania, e Massimiliano Cialente, che riceve (+5,8% rispetto alle elezioni del 2007, e addirittura +12% sul Governance Poll dell'anno scorso) il ringraziamento degli aquilani per aver tenuto la barra dritta nei difficili mesi del post-terremoto.

Merita però una "menzione d'onore" anche Peppino Vallone, sindaco di centrosinistra e storico presidente del consiglio forense di Crotone, che difficilmente avrebbe potuto migliorare il dato bulgaro regalatogli dalle elezioni del 2006, ma in controtendenza rispetto ai suoi colleghi guadagna tre punti rispetto a dodici mesi fa e riesce così ad agguantare il primo scalino nella graduatoria dei consensi; un dato incoraggiante, che può aiutare Vallone nel proseguire il suo impegno ambientale e antimafia nonostante gli inviti a «farsi gli affari propri» che le cosche gli hanno recapitato in buste arricchite da proiettili.

Per la maggioranza degli altri sindaci, invece, come accennato, non sono tempi facili: il 65% vede affievolirsi il proprio seguito rispetto al giorno dell'elezione, e solo il 31% dei primi cittadini legge nelle tabelle di quest'anno un dato migliore rispetto a quello dell'anno scorso. Le glorie elettorali sembrano lontanissime soprattutto per molti sindaci di centrosinistra del Sud, protagonisti di flessioni che i rovesci nazionali spiegano solo in parte.

Se Salvatore Cherchi (Carbonia) perde più di tutti gli altri, ma mantiene una maggioranza solida perché alle urne aveva sfiorato l'80%, non ci sono calcoli consolanti per Niccodemo Petteruti, sopravvissuto un anno fa a un giro di boa difficile, fatto di mozioni di sfiducia e dimissioni ventilate e poi ritirate, e per Rosa Russo Iervolino, che con il suo -14% e con il record negativo del governatore Bassolino, conferma che Napoli e la Campania rischiano di diventare il triangolo delle Bermude dei voti per il Pd e dintorni.
gianni.trovati@ilsole24ore.com

 

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