A dieci anni dalla morte, Bettino Craxi è stato ricordato in una sede istituzionale, la Biblioteca del Senato, in una manifestazione organizzata dalla Fondazione che porta il suo nome.
Il saluto del presidente del Senato, Renato Schifani, non si è fermato alla ritualità della circostanza, ma è entrato nel vivo della biografia di una figura decisiva nella storia politica recente.

Schifani, ascoltato in prima fila dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha evitato ogni commento, ha indicato in Craxi una «vittima sacrificale» della tragedia di Tangentopoli, abbandonato al suo destino da «un ceto politico intimorito ed esausto». Per Schifani «quella esperienza, ed anche la sua tragica conclusione, ci deve essere oggi di monito, innanzitutto quanto alla necessità di portare a compimento la lunga transizione, ridefinendo con un metodo condiviso un nuovo sistema di regole». Parole impegnative, scelte con cura da Schifani per gettare un ponte ideale fra le intuizioni riformatrici di Craxi e la necessità di portare a termine oggi quel ciclo lasciato incompiuto dal leader socialista.
Seduti fra il pubblico c'erano, fra gli altri, la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, il capo della segreteria del partito, Filippo Penati e il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini.

Al messaggio di Schifani si è ricollegata Stefani Craxi, sottosegretario agli Esteri, per ricordare che se la stagione delle riforme «porterà i suoi frutti vorrà dire che vedremo germogliare molti semi sparsi da Craxi tanti anni fa». «Mi auguro che in suo nome si possa lavorare - ha aggiunto - perchè le idee di Craxi appartengono a tutta la nazione».
Stefania Craxi ha ringraziato il presidente del Senato Renato Schifani per aver ospitato l'evento di questa mattina: «È un riconoscimento che mi ripaga di tante amarezze». Quindi per smentire le «molte falsità» che ancora si rincorrono sul padre, ha ricostruito la sua attività politica individuando nel «risanamento economico il suo capolavoro»: «non è vero che lo fece aumentando il debito pubblico», ha precisato.
Il punto più alto della sua tragedia «fu proprio essersi messo contro il pensiero marxista - è la chiosa di Stefania - che aveva occupato le università, contagiato gli intellettuali e anche una parte dei cattolici».

Non poteva mancare un richiamo al messaggio fatto pervenire dal presidente Napolitano alla moglie di Craxi, Anna. La figlia, Stefania, ha detto di augurarsi, come è negli auspici di Napolitano, che nel nome di Craxi «si potrà lavorare per oltrepassare quella sorta di cultura di guerra, che è alla base, oggi, del linguaggio politico italiano. Nell'esilio di Hammamet Craxi dirà di aver cercato per tutta la vita, senza trovarla, una maggioranza in grado di realizzare la Grande Riforma. Oggi il momento sembra arrivato: auguriamoci che il risultato sia pari alle attese».
Anche il figlio dell'ex segretario socialista sottolinea che «le parole del capo dello Stato chiudono in parte e definitivamente una pagina di storia e aprono una riflessione politica che vale per il futuro». È come se il messaggio mandato ad Hammamet, Giorgio Napolitano «lo avesse inviato alle Camere», ha detto Bobo Craxi. «Siamo orgogliosi che ciò sia avvenuto perchè parla al sistema politico e agli italiani».

Tante, e con poche differenze, le voci ascoltate nella sala della Biblioteca del Senato. Identità di vedute fra il segretario della Uil, Luigi Angeletti, e il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nell'indicare il decreto sulla scala mobile del febbraio 1982 e nel successivo referendum del 1984, uno dei «capolavori» politici di Craxi, che osò sfidare, in nome della modernizzazione, una parte della Cgil e del Pci, fermamente contrari al taglio di tre punti di scala mobile. Il profilo internazionale di Craxi e la sua capacità di intuire le linee di forza sullo scacchiere mondiale sono stati sottolineati dal ministro degli Esteri. Franco Frattini ha indicato nella politica mediorientale del leader socialista, di sostegno alla causa palestinese e di solidarietà allo Stato di Israele, uno dei punti di forza dei suoi governi. Insieme alla lealtà all'alleanza occidentale, misurata dal dispiegamento degli euromissili, ma senza mai venir meno alla difesa della dignità nazionale, come dimostrò l'episodio di Sigonella allorchè i carabinieri fronteggiarono i marines che volevano prelevare il terrorista palestinese Abu Abbas.

Bobo Craxi ha sottolineato la presenza al convegno del capo della segreteria politica del Pd, Filippo Penati e della capogruppo dei democratici al Senato, Anna Finocchiaro, per affermare che «il messaggio del Capo dello Stato apre anche per loro la necessità di una riflessione».
«Si può anche combattere e discutere a sinistra ma - avverte - non si possono espellere le idee del socialismo democratico di Craxi perchè rimane aperta la questione di comefar rivivere le sue idee che non sono separabili da quelle del socialismo riformista».

Di Pietro: «Si osanna un delinquente latitante»
Del tutto diversa la posizione del leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: «In questo momento non si sta dando una lettura più serena di quegli anni, ma più falsa e più distorta», ha osservato l'ex pm di Mani Pulite, commentando la lettera inviata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, alla vedova Craxi e la commemorazione ufficiale al Senato. «Qui osanniamo un delinquente latitante». Di «durezza senza eguali» nei confronti di Craxi, aveva parlato ieri il presidente Napolitano. «Certo -ha obiettato Di Pietro - nel senso che ci fu un atteggiamento senza eguali da parte del crimine che ha commesso e che ha lasciato commettere, e che nella prima repubblica molte persone commettevano. La colpa non é dei magistrati che hanno fatto il loro dovere, ma di coloro che senza eguali hanno commesso dei crimini senza fine».

 

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