«Leggi ad personam? Mi indigno. Le nostre sono leggi ad libertatem». Tornato a Roma dopo un mese – per la prima volta dopo l'aggressione subita in piazza Duomo a Milano – Silvio Berlusconi riunisce a Palazzo Grazioli il guardasigilli Angelino Alfano e i maggiorenti del Pdl per fare il punto sulla giustizia: avanti con il processo breve, che dovrebbe essere approvato a giorni in prima lettura in Senato in forma "allegerita" per venire incontro alle richieste dell'opposizione; ma soprattutto avanti con il legittimo impedimento, appoggiato anche dall'Udc, con l'obiettivo di arrivare all'approvazione da parte della Camera entro il mese di gennaio.

La presenza della "finiana" Giulia Bongiorno al vertice è segno che il premier vuole mantenere i buoni rapporti ritrovati con Gianfranco Fini nei giorni di Natale. «Con Fini nessun problema – ha detto il premier arrivando nella sua residenza romana di Palazzo Grazioli – sono tanti anni di collaborazione leale alle spalle, io non ho mai avuto dubbi al riguardo». Non solo processo breve e legittimo impedimento: dal vertice è venuto anche il via libera alla riforma costituzionale della giustizia, con la separazione delle carriere del magistrati e la conseguente divisione in due del Csm. Riforma che ha, e non da oggi, il via libera di Fini.

E il partito democratico? «Sul processo breve accoglieremo tutti i principali rilievi dell'opposizione», ha rimarcato il vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello al termine del vertice. I pontieri del dialogo sono sempre al lavoro, e va ricordato che il terzo provvedimento su cui punta il premier – dopo processo breve e legittimo impedimento – è la reintroduzione dell'immunità parlamentare, proposta bipartisan di Franca Chiaromonte (Pd) e Luigi Compagna (Pdl).

Per l'intanto, tuttavia, il Pd mantiene la linea del "no alle leggi ad personam". Né potrebbe essere altrimenti, con le regionali alle porte. Ben 70 gli emendamenti presentati al legittimo impedimento, di cui uno soppressivo dell'intero articolato che istituzionalizza l'impossibilità a comparire in udienza, per premier e ministri, per motivi legati all'incarico e alla funzione di governo. Quanto al dialogo, il leader dei democratici Pierluigi Bersani è stato tranchant: «Non siamo per il tanto peggio tanto meglio ma Berlusconi deve sapere che non decide lui quando si fa l'amore e quando si litiga».

Per ora il Pd porta a casa l'intenzione della maggioranza di emendare il processo breve fin quasi a farlo diventare una "normale" legge per ridurre i tempi dei processi come ci chiede l'Europa (innalzamento e rimodulazione dei tempi per i reati più gravi e nessuna distinzione tra recidivi e non recidivi). Per il dialogo vero si aspetta il giorno dopo le regionali.

 

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