Oggi è una giornata nebbiosa a Milano, ma a 161 metri sopra terra il panorama della città ha il fascino di un modello ingigantito, animato solo dalle scie luminose delle macchine e dall'incedere pesante dei tram. Siamo all'ultimo piano – il 39° – della nuova sede della regione Lombardia, un gigante ancora senza nome ma che i milanesi impareranno a conoscere da domani, quando per una settimana resteranno aperte a tutti le parti pubbliche dell'edificio e la terrazza-belvedere.

Colmando un vuoto lungo più di mezzo secolo, la nuova sede della regione è dunque il primo edificio pubblico di una città che deve la sua fama di capitale architettonica d'Italia soprattutto all'edilizia privata e che anche durante il fascismo, con l'eccezione del palazzo di giustizia, preferì adottare una tattica istituzionale di basso profilo, lasciando il campo della sperimentazione ai magnati dell'industria o ai grandi imprenditori edili. Come fu il caso del grattacielo Pirelli di Gio Ponti, attuale sede e simbolo della Regione, che vi si insediò soltanto dopo l'uscita della Pirelli alla fine degli anni 70. Ma il primato più significativo del nuovo complesso – risultato di un affollato (89 partecipanti) concorso del 2004 vinto dal tema costituito dagli statunitensi Pei Cobb&Partners e dalle italiane Caputo Partnership e Sistema 2000 – sta nell'aver decisamente interpretato la funzione istituzionale in senso urbano: nell'aver cioè orientato le scelte del progetto in modo da offrire alla città quella generosità di spazi pubblici di cui notoriamente Milano è sempre stata storicamente carente.

Se la torre assolve al desiderio pubblicitario del primato – l'edificio più alto della Lombardia e quindi d'Italia – la parte più rilevante della nuova sede sta in basso, nel disegno del suolo che con le "onde" dei corpi bassi determina una trama di vasi comunicanti, di piazze, di slarghi aperti come cavità in un tessuto spugnoso. Quello più grande configura uno spazio ovoidale coperto in alto da un velario sottile, che rinterpreta in maniera moderna la popolarissima funzione della Galleria, con l'accesso all'auditorium, ai ristoranti, ai caffè, alle librerie , ai negozi e agli spazi espositivi. È il cuore pubblico di un sistema che si estende però anche lungo l'asse di rappresentanza del parco lineare di via Restelli, che congiunge piazza Carbonari con il verde della futura "biblioteca degli alberi", sotto alla Città della Moda.

Urbanisticamente, i 30mila metri quadri dell'area tra largo De Benedetti e via Pola funzionano come un "rene" che filtra traffico veicolare e movimenti pedonali, spazi del lavoro e luoghi di incontro e di sosta, dense edificazioni e ampi brandelli di verde. Il limite tra queste due opposte realtà è segnato dalle parti di facciata rivestite di pietra che segnalano il dominio di pertinenza della città edificata, come i portoni degli storici palazzi milanesi segnavano il miraggio della sosta nell'intrico stradale del centro.

 

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