Dal placet di Calderoli alla richiesta della Cgil di meno tasse per lavoratori e pensionati

Il primo commento all'intervista rilasciata al Sole 24 Ore dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti è stato quello del ministro per la Semplificazione legislativa, Roberto Calderoli. Commentando le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell'Economia - che ha detto che la riforma del fisco sarà effettuata entro il 2013 e che in gran parte si autofinanzierà - Calderoli ha detto di condividere «pienamente il piano Tremonti sul fisco perchè coincide con quello della Lega Nord». Per il ministro del Carroccio «la semplificazione del fisco e la riduzione delle tasse sono nel contratto elettorale che abbiamo sottoscritto con il Paese e i contratti vanno rispettati, in questo entro la fine della legislatura ». Sottolineando, poi, che «peraltro buona parte dello spirito e delle deleghe necessarie sono state già approvate dal Parlamento all'interno della riforma del federalismo fiscale. Andiamo avanti così».

Per Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro della segreteria nazionale del Pd«Il ministro Tremonti ha inventato un nuovo genere letterario: la lenzuolata auto-celebrativa». per Fassina il ministro dovrebbe ricordare che la Missione numero 2 indicava la diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del Pil, l'eliminazione dell'Irap, l'introduzione del quoziente familiare, la riduzione dell'Iva sul turismo e numerose altre misure di taglio delle tasse. «Il ministro - prosegue l'esponente del Pd - dovrebbe inoltre ricordare che la "spesa pubblica è rimasta lineare" nel 2009 non perchè lui è diventato keynesiano, ma perchè ha tagliato la spesa in conto capitale e non è riuscito a controllare la spesa per acquisti di beni e servizi, almeno 5 miliardi di euro superiore all'obiettivo da lui fissato. Esattamente l'opposto di quanto sarebbe stato necessario fare». Secondo Fassina «è molto preoccupante che nell'intento di auto celebrarsi il ministro non indichi una sola misura di intervento contro la crisi e si affidi passivamente alla ripresa globale. Tra la "Grande Riforma Fiscale" prima annunciata e poi
smentita e il nulla, è necessaria e possibile una politica economica che sostenga il lavoro e l'impresa, nel rigoroso rispetto dei vincoli di finanza pubblica».

«Apprezziamo lo sforzo di semplificazione del sistema fiscale da parte del ministro Tremonti, - ha commentato il responsabile economico dell'Udc Gian Luca Galletti - siamo però stupiti di un fatto clamoroso: in due pagine di intervista non ritiene opportuno citare mai la famiglia». Il presidente del Consiglio, ha detto Galletti, «ha impostato la campagna elettorale del 2008 promettendo il quoziente familiare, oggi che il ministro dell'Economia con una riforma di sistema avrebbe la possibilità di mettere mano a una diversa concezione che passi dall'individuo alla famiglia, sembra escluderla totalmente. Le famiglie non sono interessate al balletto delle due o tre aliquote, ma vogliono sapere se con il nuovo sistema ci saranno risorse per garantire un futuro ai loro figli, possibilità di acquistare una casa, programmare una vita insieme». «La famiglia - conclude - deve essere al centro del sistema fiscale, questo lo ricorderemo sempre al
governo denunciando che fino ad oggi le sue promesse non sono state mantenute».

«Se spostiamo il peso del fisco dall'Irpef ai consumi o alle rendite finanziarie o patrimoniali - ha commentato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli - possiamo ridistribuire il peso del fisco in maniera diversa, senza abbandonare il principio della progressività e, soprattutto, consentendoci di immaginare tempi diversi per il complesso della riforma fiscale». Per Petruccioli «l'intervista di Tremonti ha il merito di chiarire che un tavolo di confronto si aprirà, altrimenti tutte queste idee rimangono solo sulla carta. E, se il tavolo si riaprirà sarà quello il luogo per individuare obiettivi, priorità e i tempi della riforma». Per la Cisl la «priorità è seguire la famiglia e di alleggerire il peso del fisco su pensionati e lavoratori dipendenti. Quindi se Tremonti condivide con la Cisl la necessità di spostare il reddito da lavoro dipendente ai consumi, questo ci permette di immaginare che parte delle risorse si possono trovare già all'interno dell'attuale sistema, senza trovare altre risorse e, quindi, prevedere che, almeno parte dei cambiamenti del sistema possa essere fatto con tempi più brevi«.

Se la riforma del fisco si può autofinanziare al suo interno, come dice il ministro dell'Economia, ha commentato il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, «c'è spazio per un intervento a favore dei lavoratori e pensionati che può aiutare concretamente la ripresa». Per Proietti «se riduciamo le tasse a lavoratori e pensionati l'economia riparte, aumenta il Pil e la riforma si finanzia».

Per il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, invece, «dalla lunga intervista del ministro dell'Economia quel che si capisce è che il governo non ha alcuna intenzione di ridurre le tasse ai lavoratori, ai pensionati e alle famiglie in difficoltà nel corso dell'anno e con tutta probabilità neanche in quelli successivi». Infatti «quando Tremonti ricorda che a proposito della riforma fiscale "chi va piano va sano e va lontano", si dimentica che i salari e le pensioni nette non solo non vanno piano ma sono praticamente ferme da 15 anni». Secondo Megale «il fisco ha di fatti mangiato la poca produttività andata al lavoro così come la mancata restituzione del drenaggio fiscale ha reso il potere d'acquisto dei salari pari esattamente a quello di 15 anni fa, con i lavoratori che hanno lasciato al fisco circa 6.500 euro a testa in più di tasse». Il segretario confederale Cgil, dopo aver ricordato le gravi difficoltà vissute da molte famiglie e pensionati, ha chiesto un tavolo di confronto con tutte le parti sociali per attuare la riforma fiscale che porti «qui ed ora ad una prima riduzione delle tasse ai lavoratori e pensionati con un bonus di circa 500euro a testa da erogare entro la primavera e su cui innestare una riforma strutturale che possa produrre una riduzione delle tasse in busta paga mediamente di 100 euro mensili in tre anni».

 

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