La tentazione è quella di lasciare la magistratura, ma non se la sente «perchè c'è di mezzo mio figlio». All'indomani della diffusione della notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per il caso G8, il procuratore aggiunto Achille Toro è nel suo ufficio. Il magistrato romano ed il figlio sono sotto inchiesta per rivelazione del segreto d'ufficio. A Camillo Toro è contestato anche il favoreggiamento personale. Intanto entrambi hanno nominato i difensori: Achille Toro sarà assistito dall'avvocato Roberto Rampioni, il figlio Camillo da Salvatore Sciullo.

Un via vai di colleghi ed amici ha scandito le sue prime ore a piazzale Clodio.
Prima di uno sfogo, con le lacrime agli occhi, con i giornalisti, Toro ha restituito al procuratore Giovanni Ferrara la delega di coordinamento delle inchieste sulla pubblica amministrazione. «Non avevo segreti da rivelare - ha detto - io e mio figlio non abbiamo mai conosciuto Angelo Balducci e Diego Anemone; tantomeno abbiamo avuto contatti con loro tramite altre persone. Bertolaso l'ho visto solo una volta in una occasione ufficiale». «Posso dire - ha aggiunto - che la sola persona che conosce mio figlio è l'avvocato Edgardo Azzopardi (il cui colloquio con uno degli indagati ha determinato il coinvolgimento di Toro e del figlio Camillo nell'inchiesta di Firenze ndr) sul quale non voglio dire nulla».

 

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