«Forza Italia era il frutto della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia». Lo ha detto Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, riportando quanto spiegatogli dal padre nella deposizione al processo per favoreggiamento alla mafia a carico del generale del'Arma Mario Mori.
L'argomento è stato affrontato dal teste nel corso dell'esposizione di un pizzino, depositato agli atti del processo, e che a suo dire sarebbe stato indirizzato dal boss Bernardo Provenzano a Silvio Belusconi e Marcello Dell'Utri.
Nel foglietto Provenzano avrebbe parlato di un presunto progetto intimidatorio ai danni del figlio di Berlusconi. «Intendo portare il mio contributo - si legge nel pizzino - che non sarà di poco conto perchè questo triste evento non si verifichi (si allude all'intimidazione, ndr). Sono convinto che Berlusconi potrà mettere a disposizione le sue reti televisive».

Replica a distanza il ministro della Giustizia, Angelino Alfano: Forza Italia«non ha mai avuto collegamenti con la mafia», mentre sarebbe in atto «un tentativo di delegittimazione dell'azione del governo Berlusconi «sempre in prima linea nella lotta a Cosa Nostra».
Alfano sottolinea inoltre che «il governo Berlusconi con le leggi antimafia ha fatto esattamente il contrario di ciò che prevede il papello». Dal momento che poi «la mafia non teme dibattiti e convegni ma teme la confisca dei beni e il carcere duro, abbiamo fatto una guerra alla mafia con la normativa di contrasto più duro dai tempi di Falcone e Borsellino». Tanto è vero, sottolinea il ministro «che il modello Italia è diventato esempio per i paesi del G8». «Non vorrei - ha dunque sottolineato Alfano - che vi fosse da più parti un tentativo di delegittimazione dell'azione di un governo che contrasta la mafia. Cosa Nostra non sempre sceglie la via dell'assassinio fisico, ma a volte quella delle delegittimazione».

«Mio padre - ha spiegato il testimone illustrando il biglietto - mi disse che questo documento, insieme all'immunità di cui aveva goduto Provenzano e alla mancata perquisizione del covo di Riina era il frutto di un'unica trattativa che andava avanti da anni. Con quel messaggio Provenzano voleva richiamare il partito di Forza Italia, nato grazie alla trattativa, a tornare sui suoi passi e a non scordarsi che lo stesso Berlusconi era frutto dell'accordo». Il testimone ha anche spiegato che la prima parte del pizzino, che lui custodiva, sarebbe sparita.

«Quando ero agli arresti domiciliari nel 2006, una persona dei Servizi segreti mi disse di non parlare della trattativa e dei rapporti con Berlusconi», ha detto Massimo Ciancimino.

Mafia, Alfano: «In atto un tentativo di delegittimarci»

 

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