Due unità navali della Guardia Costiera attrezzate per la raccolta degli idrocarburi sorvegliano il delta del Po e il mare antistante nella serata di domenica dopo l'ondata di inquinamento arrivata del fiume Lambro. I due pattugliatori «Diciotti» e «Fiorillo» partiti da Messina sono da questa mattina sotto il coordinamento della Capitaneria di porto di Ravenna.

Lo sversamento di sostanze inquinanti, gasolio e quindi idrocarburi, nel Lambro e il loro passaggio nel Po, pur attenuato grazie all'intervento coordinato dalla Protezione civile, avranno tuttavia un impatto a lungo termine non solo sull'ecosistema del principale fiume italiano, ma anche sul Mare Adriatico che è l'ecosistema recettore finale del Po. Secondo gli studi condotti dall'Istituto di ricerca sulle acque (Irsa)-Cnr la grande quantità di idrocarburi in gioco determinerà significative ripercussioni, per un certo tempo, sulla fauna fluviale.

Una situazione solo in parte alleviata dalla portata del fiume in queste settimane, dovuta al lungo periodo piovoso che caratterizza questo inverno. «In un corso d'acqua, infatti, portate elevate - spiegano gli esperti - determinano la mobilizzazione degli oli pesanti eventualmente depositatisi sul fondo, mentre quelli più leggeri vengono maggiormente dispersi incrementando i problemi alle biocenosi acquatiche sensibili alla tossicità degli idrocarburi policiclici aromatici, degli idrocarburi alifatici e degli altri inquinanti più o meno solubili largamente presenti nei prodotti petroliferi riversati nel Lambro».

La situazione idrologica attuale del Po può quindi favorire l'attenuazione del fenomeno acuto, ma non necessariamente attenua il problema dell'impatto a lungo termine sull'ecosistema. L'accumulo di idrocarburi nei sedimenti, infatti, potrà rappresentare una sorgente di esposizione a sostanze tossiche per un periodo molto lungo. Analizzando il problema dell'impatto nel contesto del bacino idrografico padano, le preoccupazioni devono però distinguersi in effetti ecologici sul Po ed effetti sanitari per l'uso potabile delle acque nella parte terminale del suo percorso.

Se è difficile, in questo momento in cui l'emergenza è ancora in atto, identificare tutte le differenti e possibili conseguenze ambientali, perché ciò richiederebbe una definizione della reale distribuzione dell'onda di idrocarburi lungo il corso del Po, che non è ancora disponibile, vi è comunque un aspetto che richiede attenzione perché sarà un impatto inevitabile per il Mare Adriatico, l'ecosistema recettore finale.

L'interruzione per alcune settimane della piena operatività dell'impianto Alsi di San Rocco (il depuratore di Monza, che ha trattenuto buona parte dell'onda nera ma ha ridotto del 60-70% la sua efficienza) determinerà, infatti, spiegano gli esperti Irsi-Cnr, lo sversamento non depurato dei reflui urbani di centinaia di migliaia di abitanti, con la formazione di un carico in eccesso di nutrienti che giungeranno alla foce del Fiume Po in un momento, l'inizio della primavera, durante il quale si hanno le prime fioriture algali, generalmente diatomee, che danno inizio ai naturali cicli stagionali. Esiste quindi una certa possibilità che si possano verificare situazioni di fioriture di alghe al di fuori della norma, con conseguenze anche sull'ecosistema marino alla foce del Po.

«Come si vede, le conseguenze di un atto criminale come quello avvenuto a Villasanta, nella provincia di Monza e Brianza, cioè in posizione centro occidentale del bacino idrografico del Po, avrà conseguenze complessive su tutto l'ecosistema sulla cui portata c'è ancora molto da capire. Si possono invece fin da ora - concludono gli esperti - considerare le conseguenze a livello sociale, poiché rovesciare intenzionalmente quella quantità di petrolio nel fiume Lambro è più di un reato, è una tragedia culturale ben difficilmente sanabile».

 

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