Sul caso Lazio scoppiato nella competizione elettorale la competenza spetta alle sedi giudiziarie. Ha risposto così, con un comunicato del Quirinale, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, all'appello mosso dalla candidata del Pdl Renata Polverini, dopo la mancata presentazione nei tempi utili della lista provinciale romana con i candidati del Pdl. «La preoccupazione di una piena rappresentanza - nella competizione elettorale regionale in Lazio come dovunque - delle forze politiche che intendono concorrervi - ha scritto il Capo dello Stato - non può che essere compresa e condivisa dal Presidente della Repubblica. Ma spetta solo alle competenti sedi giudiziarie la verifica del rispetto delle condizioni e procedure previste dalla legge».
La lista provinciale romana dei candidati Pdl resta, per ora, fuori dalla competizione elettorale per le regionali del Lazio, scatenando una sequenza di polemiche in un clamoroso "tutti contro tutti". L'inghippo di sabato, quando i rappresentanti del Popolo della libertà avevano lasciato scadere il termine per il deposito delle candidature, rimane identico dopo il primo ricorso all'ufficio elettorale del tribunale romano (respinto), in attesa di una nuova impugnazione all'Ufficio centrale regionale del Lazio presso la Corte d'Appello, che verrà presentato per ottenere la riammissione.
Renata Polverini rischia dunque di correre senza il sostegno della sua lista in provincia di Roma, aprendo nuovi e imprevedibili scenari nella gara alla poltrona di governatore del Lazio. Vincenzo Piso, coordinatore del Pdl laziale, duramente attaccato anche dal ministro per l'attuazione del programma, Gianfranco Rotondi – che gli ha dato dell'«incapace» - cerca di rilanciare annunciando per giovedì prossimo «una grande mobilitazione di popolo contro chi vuole escludere il nostro partito dalle elezioni regionali», e tacciando in risposta Rotondi come «indegno del suo ruolo».
Contro il lavaggio in pubblico dei panni sporchi irrompe anche Alessandra Mussolini, definendo «gravi le dichiarazioni di autorevoli esponenti del Pdl», alludendo a «risentimenti personali per il mancato posticino in lista» e ricordando che «è la sinistra l'avversario dei cittadini del Lazio». Anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha scritto al presidente della Repubblica, fa proclami d'ottimismo («Sono convinto che Renata Polverini vincerà comunque») e lancia accuse («Questa situazione non può cancellare la democrazia») da un presidio in piazza del Popolo organizzato per protestare contro «l'esclusione del Pdl alle prossime elezioni regionali».
La portavoce della Polverini, Beatrice Lorenzin, invece si scaglia contro i competitor, obiettivo Emma Bonino e Marco Pannella, da sempre «paladini della democrazie e della nonviolenza, ma che ora cercano di impedire il corretto svolgimento della competizione elettorale ricorrendo al più gretto burocratismo e facendo finta di non vedere gli atteggiamenti violenti che hanno impedito ai rappresentanti del Pdl di depositare la lista per Roma». Concetto ripreso nella serata di ieri dalla Polverini, che davanti a 200 sostenitori, tra cui il ministro Giorgia Meloni, accusa i «radicali o qualche altra forza della sinistra, che altro modo che non avevano per vincere le elezioni, che ci hanno impedito con la violenza di consegnare le liste». «Ora, dico ai radicali, scendano in piazza con noi per difendere la democrazia».
Accuse a cui la Bonino neppure risponde, spostando il focus: «Il problema non mi pare questo, la Polverini è in campo, ci sono liste che la sostengono – ha detto la candidata del centrosinistra – Mi sono battuta, mi batto e mi batterò perchè la legge sia uguale per tutti. Noi andremo avanti nella campagna elettorale parlando ai cittadini, dei loro temi, dell'urgenza della legalità, dello stato di diritto, dei problemi sociali, dello sviluppo del Lazio».
Il vice-capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, commentando l'appello a Giorgio Napolitano fatto da Polverini e Alemanno aveva rimandato al mittente l'iniziativa: «Non capisco cosa c'entri il presidente della Repubblica. In casi come questo sono i fatti che determinano la decisione dei giudici. Se la lista elettorale c'è, è predisposta secondo le regole della legge elettorale ed è presentata nei termini fissati viene ammessa. Altrimenti, se mancano questi requisiti, non può essere accettata né dal tribunale, né dalla corte d'Appello né dalla Cassazione». Concetto ripreso da Pierferdinando Casini, che non capisce «come si possa evocare un intervento del Capo dello Stato in materia di procedure elettorali, che sono regolate da leggi e norme precise». «Occorre - prosegue - mantenere la calma e non perdere il senso della misura, perchè la campagna elettorale è ancora lunga e sono convinto che Renata Polverini abbia molte possibilità di vincere la sua sfida per la Regione».
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