La prima fotografia è quella di Silvio Berlusconi che, accanto alla fidata Michela Vittoria Brambilla, lancia i 'promotori della libertà': «Faranno riferimento e risponderanno direttamente a me – puntualizza il premier –. Saranno coordinati dal responsabile nazionale del settore iniziative movimentiste del nostro partito, che è Michela Vittoria Brambilla, e a loro chiederò di essere al nostro fianco per sostenere le nostre campagne elettorali, per organizzare i nostri gazebo e per promuovere il tesseramento del partito». La seconda è sempre Berlusconi che contrattacca sull'immigrazione: «La sinistra vuole spalancare le porte ai cittadini stranieri, vuole un'invasione di stranieri perché pensa che si possa cambiare il peso del voto che ha visto la vittoria dell'Italia moderna».
Talmente evidente il riferimento al cofondatore del Pdl Gianfranco Fini che subito arriva la replica a distanza: «L'opinione che ho su queste questioni è notoria e non corrisponde al 100% con quella del presidente del Consiglio – risponde da Bruxelles –. Mi limito a dire che un approccio collegato a una campagna elettorale risulta fuorviante perché non porta risolvere i problemi».

Chiaro l'intento di Berlusconi di "rimettere al suo posto" Fini dopo che negli ultimi giorni – rotta con la bufera delle inchieste la tregua post 13 dicembre (il giorno dell'aggressione al premier in piazza Duomo) – il presidente della Camera ha ripreso a evidenziare le distanze dal premier e dal partito su varie tematiche, dall'immigrazione alla mancanza di democrazia interna fino al «ritardo culturale del centro-destra» rispetto ai cugini europei. E con la bufera giudiziaria in corso, a un mese dalle elezioni, Berlusconi sembra vieppiù stanco dei "paletti" di Fini. Quest'ultimo, d'altra parte, non ha gradito le ultime prese di posizione del premier in tema di "successione": il guardasigilli Angelino Alfano al suo posto e Gianni Letta al Quirinale. «Che c'è da dire?», si lasciano sfuggire dall'entourage del presidente della Camera.

L'impressione è insomma che – complice il clima velenoso di sospetti interni messo in moto dalle inchieste sugli appalti per il G-8 che coinvolgono la protezione civile e lambiscono la stessa presidenza del consiglio - si sia un po' scatenata una guardinga guerriglia di tutti contro tutti. Guerriglia che certo non aiuta il già complicato rapporto tra i due cofondatori né la coesistenza all'interno del partito delle due anime ex anennina ed ex forzista. Da qui, anche, il segnale che Berlusconi ha voluto dare a Fini, e non solo a Fini, sulla gestione del partito: le truppe dei «promotori della libertà» sono lì, pronte, e rispondono solo al capo. La priorità è ora vincere le regionali e sconfiggere il rischio di astensione da anti-politica evidenziato dagli ultimi sondaggi. Poi, forse, la resa dei conti.

 

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