La decisione sulla decadenza da senatore di Nicola Di Girolamo «spetta all'aula». Lo ha detto il presidente della Giunta per le elezioni e immunità del Senato, Marco Follini, al termine dell'ufficio di presidenza. L'ufficio di presidenza si è occupato della lettera inviata dal presidente del Senato, Renato Schifani, nella quale la seconda carica dello Stato chiede di «sottoporre all'ufficio di presidenza della giunta l'eventualità di riprendere sollecitamente l'esame della questione relativa alla contestazione e alla proposta di annullamento» dell'elezione del senatore Di Girolamo «affinchè della questione stessa possa essere investita l'assemblea già nel corso della prossima settimana». In risposta anche Follini ha inviato a Schifani una lettera nella quale ricostruisce l'approvazione dell'ordine del giorno (primo firmatario Sergio De Gregorio) che sospende l'attività di verifica su Di Girolamo fino a «quando non sia conseguito un accertamento con autorità di cosa giudicata sui fatti oggetto del procedimento penale n. 19992/08 r.g.n.r.» . La giunta non può andare contro questa decisione dell'assemblea. Follini ha scritto che «fino all'esito della procedura d'assemblea nessun rallentamento sarà tollerato da questa presidenza circa la tempistica già individuata dall'ufficio di presidenza integrato per la celere definizione della richiesta di custodia cautelare in carcere, avanzata dalla magistratura penale di Roma nei
confronti del senatore Nicola Di Girolamo».

Follini ha detto che «il pensiero della Giunta e del suo presidente su questa materia si è formato nell'ottobre 2008 e tale è rimasto», riferendosi alla precedente alla precedente decisione della giunta sulla contestazione dell'elezione a senatore di Di Girolamo, poi non accolta dall'aula di Palazzo Madama. Ora la Giunta per le elezioni ascolterà Di Girolamo martedì 2 marzo alle ore 12 per la richiesta di arresto avanzata dalla magistratura di Roma. «È prevedibile - ha detto il senatore Lucio Malan (Pdl), membro della Giunta delle elezioni - che la Giunta si pronunci già giovedì. In mancanza di altri fatti, la questione degli arresti potrebbe andare in aula la settimana dopo». Dunque quella a partire dall'8 marzo.

Il senatore Di Girolamo è stato eletto a Palazzo Madama alle ultime consultazioni politiche del 2008 nelle file del Pdl, nella circoscrizione Europa, ma la Giunta delle elezioni del Senato aveva chiesto subito la sua decadenza da senatore per via di un certificato di residenza, non proprio cristallino, secondo la Giunta, esibito alla presentazione della candidatura. L'accusa mossa è di falso. Il caso era partito da un ricorso di Raffaele Fantetti (Pdl), italiano residente a Londra, primo dei non eletti nella ripartizione Europa, per la mancanza dei requisiti di eleggibilità dettati dalla legge Tremaglia. Nel mirino il cambio "lampo" di residenza del senatore da Roma a Etterbeek, uno dei 19 comuni in cui è suddivisa Bruxelles, effettuato il 14 febbraio 2008.

Sul caso Di Girolamo in aula a Palazzo Madama si sono svolte due votazioni, il 29 gennaio 2009, scandite da una serie di schermaglie procedurali. La prima votazione era sulla sospensiva chiesta dal capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri (respinta). La seconda, nella stessa giornata, riguardava quello che in gergo tecnico viene chiamato "ordine del giorno in difformità", che fu accolto dall'assemblea. In pratica c'è stato un rinvio alla Giunta per le elezioni fino al passaggio in giudicato della sentenza penale, vietando alla giunta di tornare in aula prima della sentenza. Il Senato aveva già respinto, nel settembre 2008, una richiesta di custodia cautelare nei confronti del senatore.

Da mercoledì scorso il senatore Di Girolamo è anche tra i destinatari delle misure di custodia cautelare emesse dal Gip di Roma, su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Roma nell'ambito dell'inchiesta su Telecom Italia Sparkle e Fastweb, per il reato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio transanzionale in quanto partecipe di un sodalizio criminale che, tra il 2003 e il 2006, avrebbe riciclato oltre 2 miliardi di euro. Di Girolamo é anche accusato di avere violato la normativa elettorale "con l'aggravante mafiosa".

La sua elezione nel collegio estero di Stoccarda sarebbe stata favorita da un broglio elettorale realizzato dalla famiglia Arena, della 'ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. La 'ndrangheta avrebbe acquistato numerose schede elettorali tra gli immigrati calabresi a Stoccarda, apponendo sulle schede il voto per Di Girolamo. La richiesta di arresto nei confronti del senatore dovrà essere esaminata dalla Giunta per le elezioni e delle immunità del Senato.

La lettera di Follini a Schifani
Il vivaio dell'estrema destra nelle carte dell'inchiesta (di R. Ferrazza)
SCHEDA / Chi è Nicola Di Girolamo
INTERCETTAZIONI / «T'ha preso 'a senatorite, ma tu sei uno schiavo mio»

 

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