Il trattamento dei dati personali su internet non può essere libero e privo di controllo da parte del gestore del sito, ma deve rispondere alle norme di informazione e autorizzazione del Codice della privacy. È sulla base di questo principio che la procura di Milano aveva chiesto la condanna per i vertici del motore di ricerca, disposta questa mattina dal tribunale di Milano. Google avrebbe dovuto, trattandosi di un minore affetto da patologie, chiedere l'interpello al Garante prima di mettere online il video di scherno girato da quattro ragazzini (già condannati a un anno di messa in prova presso l'associazione cui è iscritta la vittima); inoltre, prima di inizare l'upload dei file, ogni utente dovrebbe avere a disposizione l'informativa privacy. Secondo la procura di Milano il colosso informatico invece non aveva mai nemmeno «affrontato la problematica della protezione dei dati personali che sarebbero stati trattati in relazione a Google Video, che invece veniva volutamente lanciato come servizio di "libero accesso». La motivazioni della sentenza saranno depositate dal gudice Oscar Magi entro 90 giorni.

La sentenza

 

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