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Accolte le dimissioni
si costituisce Di Girolamo

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Il senatore Di Girolamo lascia: «Sono visto come il Lucifero» (Ansa)

Si è costituito l'ex senatore Di Girolamo, consegnandosi alle forze dell'ordine per essere condotto in carcere. La carriera parlamentare del senatore Di Girolamo si è chiusa alle 12. L'aula del Senato ha accolto le sue dimissioni con 259 sì, 16 no e 12 astenuti. Ventotto senatori, dunque, hanno disobbedito alle indicazioni del gruppo di appartenenza. L'aula del Senato, poi, con 139 no, 126 sì e 2 astenuti, ha respinto la proposta del capogruppo dell'Udc, Gianpiero D'Alia, sostenuta dalle opposizioni, di revocare l'ordine del giorno De Gregorio che nel gennaio 2009 permise di congelare la decadenza del senatore Di Girolamo, nonostante la Giunta delle elezioni avesse dato parere opposto. Ora il Senato ha trasmesso al Gip il verbale della seduta che ha visto l'accettazione delle dimissioni e quindi la perdita di ogni prerogativa di immunità.

«Io sono oggi visto come l'untore e il Lucifero della situazione e per questo non faccio i nomi dei colleghi che vorrei ringraziare»: lo ha detto il senatore Nicola Di Girolamo parlando a braccio nell'aula del Senato dopo aver letto la sua lettera di dimissioni. Una seduta ad alta tensione, con l'opposizione che ha polemizzato sull'applauso della maggioranza al termine dell'intervento del senatore dimissionario.

«Inimmaginabile - ha detto Anna Finocchiaro, vicepresidente dei senatori Pd - l'applauso all'intervento del senatore dimissionario». Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi ha ricordato che «in tutte le questioni c'è anche un lato umano, il quale prescinde dal contenuto delle decisioni che vengono prese». Per il senatore del Pd e presidente della Giunta per le autorizzazioni Marco Follini, «la maggioranza ha scelto oggi di archiviare Di Girolamo e di assolvere se stessa» ribadendo che il Pd voterà sì alle dimissioni fermo restando la necessità di dare priorità alla decadenza.

La mia «non è una storia criminale», ha detto il senatore inquisito per riciclaggio transnazionale e collusione con la 'ndrangheta per la sua elezione. «Non ho portato in quest'aula l'indegnità della mafia e della n'drangheta. Quella sera ho fatto circa 250 fotografie davanti a quella torta. Quel personaggio mi era stato presentato come un ristoratore. Anche voi avete fatto delle foto e non credo che avete chiesto i documenti a quelli che erano con voi». Al termine dell'intervento il senatore del Pdl ha lasciato palazzo Madama, per consegnarsi spontaneamente, subito dopo la comunicazione del Senato al gip.

«È scandaloso che la questione si chiuda senza una sanzione politica e istituzionale e con una sorta di "omaggio" a Di Girolamo che ci ha concesso le sue dimissioni» commenta Anna Finocchiaro, «quello che è più grave è che discutere le dimissioni e non discutere la decadenza impedisce di revocare l'ordine del giorno De Gregorio che un anno fa, il 29 gennaio 2009, ha "sospeso" la decadenza di Di Girolamo, già decisa dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, in attesa di una sentenza penale».


Polemiche anche su Raffale Fantetti, primo dei non eletti nelle liste del Pdl Europa che è subentrato a Di Girolamo: «Ci risulta - ha detto Gianpiero D'Alia dell'Udc - che Fantetti sia un dipendente del ministero delle Politiche comunitarie. Può un dipendente del ministero avere la residenza all'estero?». In sede di verifica, ha risposto il presidente del Senato Renato Schifani, «valuteremo i titoli del subentrante quando la Giunta delle elezioni se ne sarà occupata». (N.Co.)

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