Ogni anno la mafia «fattura» tra i 120 e i 140 miliardi di euro. «Un fiume di denaro sporco, che passa dall'economia criminale all'economia legale anche attraverso i politici di ogni livello», come purtroppo è emerso nella recente inchiesta sul riciclaggio internazionale, che ha coinvolto il senatore dimissionario del Pdl, Nicola Di Girolamo, eletto dagli italiani all'estero. Il presidente della commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu lancia un duro atto d'accusa alla classe politica, ma anche «ad avvocati, commercialisti notai, imprenditori, banchieri e funzionari pubblici» nella relazione sui rapporti tra mafia, economia e politica. «Conosciamo in gran parte - ha spiegato Pisanu - le forme di accumulazione di questi enormi capitali, ma sappiamo ancora troppo poco sulle modalità di movimentazione e di investimento».

Pisanu ha evidenziato i risultati messi a segno dallo Stato contro le mafie, culminati nella cattura dei principali latitanti e con il sequestro dei patrimoni accumulati illecitamente: 7 miliardi in un biennio tra beni sequestrati e confiscati. L'invito è comunque a tenere gli occhi ben aperti e non adagiarsi sugli allori, perché, ha ricordato, «mentre si intensifica la caccia ai patrimoni illeciti delle mafie, esse prendono delle contromisure, investendo maggiormente all'estero e spostando investimenti sulle borse e sulla finanza pura dove è più facile l'occultamento dei capitali».

Parlando poi dell'inchiesta su Fastweb e TI Sparkle, Pisanu ha affermato che è emersa «una brutale violazione di diritti costituzionalmente garantiti come la segretezza e unicità del voto». Ripercorrendo alcuni passaggi dell'ordinanza cautelare che contiene anche la richiesta di arresto per il senatore del Pdl, Pisanu ha ricordato l'interferenza sul voto degli italiani in Germania da parte di «esponenti della ‘ndrangheta crotonese». Pisanu ha però evidenziato che i diritti degli elettori all'estero, violati attraverso le intimidazioni e le minacce mafiose «per impedire il libero esercizio del voto», sono in realtà «compromessi in partenza», a causa, cioè, «delle modalità di consegna e raccolta delle schede previste dall'attuale legge sul voto degli italiani all'estero».

«Fino ad ora lo Stato - ha detto Pisanu - si é limitato ad inseguire le mafie. Invece dovrebbe precederle», approfondendo il dibattito sugli strumenti normativi finalizzati al contrasto delle
organizzazioni criminali. Pisanu non si entusiasma per i provvedimenti del governo: «del
piano antimafia conosciamo solo i dati pubblicati su internet», dice. Quanto al piano anticorruzione approvato ieri dal Cdm, «è utile - spiega - ma deve essere ancora assemblato». Senza contare che tra pochi giorni partirà il dibattito parlamentare sulle intercettazioni telefoniche, «un provvedimento controverso».

 

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