«Il vero problema non sono le quote rosa ma la contendibilità», perché «l'idea che si sta delineando della donna che fa politica non aiuta ad ottenere il voto». Debora Serracchiani, europarlamentare eletta nelle liste del Pd, rivelazione della sinistra italiana, non ha dubbi: «Il punto non è mettere candidate nelle liste, anche se lo dovremmo fare di più, ma garantire a queste donne la possibilità di elezione, e non è cosa facile».
Alle regionali, come riportato dal Sole 24 Ore, le consigliere elette sono state solo il 13,9 per cento.
È un problema che ci trasciniamo da un po', ma strumenti come le quote rosa che non condivido e che sono una sorta di "aiutino da casa", consentono presenze femminili nelle candidature senza garantire l'elezione. È un problema di contendibilità dei posti che riguarda non solo il genere ma anche altri fattori, come la forza di un candidato uscente rispetto a una new entry. C'è anche una questione culturale: vedo una certa fatica a votare le donne da parte di altre donne (più o meno la metà dell'elettorato). E l'idea che si sta delineando della donna che fa politica non aiuta ad ottenere il voto.
Cioè?
O prevale l'aspetto fisico o una sorta di uguaglianza dei sessi, per cui la donna deve sembrare quasi un uomo. C'è una frase che ti viene detta quando vogliono farti un complimento, lo hanno detto anche a me e lo ripeto nonostante sia un po' volgare: "Questa donna ha le palle". Credo che questo sia il modo peggiore per cercare di far fare politica seriamente alle donne. Perché quando arrivano a un punto importante del loro percorso gli viene chiesto di "trasformarsi in uomini", invece è proprio nella diversità che si realizza la fortuna delle donne in politica.
Quale esempio le viene in mente?
Penso a Nilde Iotti, una grande donna che ha fatto politica in modo molto sensato e proficuo per tutte le donne.
E oggi?
Sono diverse le donne che fanno politica in modo apprezzabile, ma il problema resta cercare di non etichettarle, non creare ulteriori recinti nei quali mettere le donne: questo è pericolosissimo e non garantisce la contendibilità. All'estero le cose vanno diversamente perché c'è un modello culturale differente, con strumenti precisi. Ma anche il Parlamento europeo non brilla per presenza femminile, che ruota attorno al 35%. Però abbiamo esperienze, come quelle dei paesi del Nord Europa, dove il coinvolgimento delle donne arriva anche nei luoghi di potere e non solo in politica, esistono provvedimenti con una previsione di quorum necessario minimo di donne anche nei consigli di amministrazione di grandi società.
In Europa in Spagna nel governo Zapatero ci sono nove ministre.
È la prova che, data la contendibilità, le donne riescono in politica quanto gli uomini. È certamente un esempio pionieristico nel suo genere, seguito dalla Francia di Sarkozy con numeri limitati. Ma adesso serve la qualità delle candidature, che deve riguardare uomini e donne, non è un problema limitato al recinto femminile.
In queste regionali, in fatto di voto alle donne c'è stata un'unica eccezione in positivo, quella del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, che ha realizzato il primato delle preferenze: 55.740 voti
Credo che sia stata premiata la donna, ma anche il ministro perché Mara Carfagna - senza entrare nel merito dell'attività che svolge al suo dicastero - ha saputo comunicare bene ciò che ha fatto e questa è stata la sua fortuna. Poi credo, ma questo fa parte del costume sociale, che essere carine aiuti, è inutile nasconderlo.
Nella sua esperienza politica quali difficoltà ha incontrato per il fatto di essere donna?
Ci sono due aspetti dello stesso problema diametralmente opposti: da una parte essere donna e giovane è un colpo di fortuna, perché ti garantisce una presenza certa in lista, ma quando si tratta di fare un passo in più, cioè poter essere eletta, il fatto di essere donna sicuramente crea delle disparità.
Lei come ha risposto a questo?
La mia esperienza personale è curiosa, perché nella mia vita ho sempre vissuto in ambienti maschili: sul lavoro, nello sport che facevo in precedenza (il tennis), a scuola. La mia risposta arriva dai fatti, credo che questo sia il modo migliore. Del resto la determinazione è tipica delle donne, anche perché ci viene richiesto di dimostrare sempre un quid in più. La nostra determinazione è una grande fortuna, significa non perdere di vista la palla, l'obiettivo.

 

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