Per i giudici di piazza Cavour, con le sue deposizioni, l'avvocato inglese favorì Silvio Berlusconi non svelando il legame delle società del comparto B del gruppo Fininvest con il premier. Una reticenza che le Sezioni unite spiegano con la necessità che si era creata di negare un rapporto tra Berlusconi e le società offshore. Manovra che serviva sia a eludere il fisco sia le norme anticoncentrazione «consentendo, anche, in tal modo, - scrivono i giudici – il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e Piersilvio Berlusconi». Si legga la sentenza su sito di Guida al Diritto.
Le Sezioni unite confermano - dichiarando corretta e adeguata la valutazione dei giudici milanesi di merito - anche il risarcimento di 250 mila euro che Mills deve versare alla presidenza del consiglio per aver leso il diritto costituzionale all'interesse di imparzialità e di buon andamento dell'amministrazione della giustizia. La Suprema corte, nel respingere la tesi della difesa del legale inglese nega il significato di «funzione punitiva del danno stesso», affermando che il risarcimento è giustificato dall'importanza del processo, dal rilievo dei personaggi coinvolti e dal clamore mediatico che ha accompagnato tutta la vicenda. Sulla condanna pecuniaria hanno inciso inoltre la rilevanza del ruolo sociale e pubblico dei protagonisti, oltre all'entità del discredito diffuso all'esterno dai mezzi di informazione.
Un distinguo, rispetto ai giudici di Milano, gli ermellini lo fanno sul calcolo dei termini di prescrizione, fissando all'11 novembre 1999 il momento di consumazione del reato commesso da Mills. Consumazione – spiegano le sezioni unite – che coincide con il momento in cui il legale inglese dette l'incarico di "investire" i 600 mila dollari ricevuti per la testimonianza pilotata in quote del Torry Global Fund nella società Struie, comportandosi "uti dominus" di una somma precedentemente gestita indistintamente. Si è dunque annullata nel febbraio scorso e senza rinvio, secondo i giudici di piazza Cavour, la condanna a 4 anni e sei mesi inflitta dalla Corte d'Appello a Mills nell'ottobre del 2009. Calcolo che regge, spiega il collegio, anche tenendo conto della sospensione di 42 giorni per effetto dell'ordinanza del 7 marzo 2008.

©RIPRODUZIONE RISERVATA