Non ci fu alcuna ‘guerra' dei pm di Palermo contro i carabinieri sul covo di Totò Riina. Lo afferma la Cassazione confermando la condanna per diffamazione inflitta dalla Corte d'appello di Milano all'allora direttore de «Il Giornale», Maurizio Belpietro, per la pubblicazione, nel novembre 2004, di un articolo firmato da Raffaele Iannuzzi dal titolo «Mafia, 13 anni di scontri tra pm e carabinieri», ritenuto diffamatorio nei confronti dei magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte. Il direttore de «Il Giornale» era stato condannato a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e a pagare, a titolo di riparazione, cinquemila euro ai querelanti, in solido con la società europea Edizioni Spa e al risarcimento dei danni, liquidati in cinquantamila euro, a favore delle parti. Iannuzzi, invece, non aveva subito alcun processo, perché parlamentare, sulla base della garanzie fornita dall'articolo 68 della Costituzione.

La Cassazione (Quinta sezione penale, sentenza n.13198), ha condiviso la valutazione della Corte d'appello, sottolineando che i magistrati «esercitavano una funzione istituzionale», per cui attribuirgli un disegno articolato di guerra contro l'Arma dei carabinieri ha «un disvalore complessivo» che si riflette sulla qualità delle persone in rapporto al compito loro affidato dalla legge. Nel caso di specie, inoltre, il fatto che l'autore dell'articolo fosse un parlamentare, cioè portatore di opinione politica che avrebbe potuto essere esentata da responsabilità, ma già sottoposto a processo per fatto analogo commesso quando era ancora privo della qualità - sottolineano i giudici - avrebbe dovuto allarmare il direttore responsabile quali che fossero le sue idee personali.

 

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