«Una fetta» del sistema bancario, sottinteso come torta da spartirsi tra partiti politici, «tocca» alla Lega. Lo ha scandito ieri il leader del Carroccio Umberto Bossi, rilanciando lo stesso controverso concetto che il giorno precedente aveva innescato un acceso dibattito, non solo politico. «Chi è intelligente ha capito che abbiamo vinto tutto, fatalmente ci toccherà una fetta delle banche», ha sostenuto, parlando alla Camera con i cronisti. «Finora si è sempre fatto così, non capisco perché ora che vince la Lega dobbiamo cambiare le regole. Ce lo chiede la gente, ora tocca a noi».

Il Carroccio ha sostenuto apertamente in passato la sospensione dei criteri di Basilea2 per favorire l'accesso al credito delle Pmi e ora deve vedersela con l'arrivo di Basilea3: ma al di là dei tecnicismi, entrare nelle stanze dei bottoni degli istituti bancari per la Lega significa piazzare «uomini a ogni livello». Così già ieri il leader leghista è entrato nel vivo della questione: «Chiedete a Tremonti», ha risposto con una battuta secca a chi gli chiedeva se il nome di Domenico Siniscalco (molto vicino al ministro dell'Economia) per il consiglio di sorveglianza di Intesa San Paolo fosse gradito al Carroccio.

Prendersi una fetta delle banche è un'idea che sfonda una porta aperta tra i leghisti. Ieri Radio Padania Libera ha raccolto decine di telefonate a sostegno di questa mossa del leader del Carroccio, vista come «una garanzia per il mondo economico». Intanto qualche presa di distanza inizia a emergere nella maggioranza. Le mire di Bossi sulle poltrone nelle banche del Nord «sono tutte esagerazioni giornalistiche», ha provato a minimizzare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. E con lui il ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola, per il quale «le parole di Bossi solo come una battuta». Il ministro è poi andato oltre: «teniamo separata la gestione del sistema finanziario dalla politica - ha auspicato -. Se noi teniamo la politica il più lontano possibile dal sistema finanziario facciamo solo il bene dell'Italia e degli italiani». No comment invece dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi che si è limitato ad affermare «non commento i colleghi di Governo».

Costruttive le critiche provenienti dal segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Suggerirei a Bossi di fare una cosa più rapida ed efficace che conquistare le banche. È al Governo, faccia delle norme serie per superare il massimo scoperto e limitare i costi per le famiglie e le imprese». Per Bersani «non c'è bisogno di prendere le banche per aiutare famiglie e imprese», ha detto. Tagliente il capogruppo del Pd alla camera Dario Franceschini: «La frase di Bossi sulla banche è terrificante», ha tagliato corto. Per il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, non ci sono margini di discussione: «i partiti devono rimanere fuori dalle banche e dall'informazione. I partiti devono fare le leggi in Parlamento. La devono smettere di intrallazzare dentro le banche». «Per noi dell'Idv - ha tuonato - vale una sola regola: la politica fuori dal sistema delle imprese e dalle banche»

Il mondo bancario non si è espresso sulla spartizione a "fette" programmata da Bossi. Il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha precisato che la sua fondazione «ha sempre mostrato grande attenzione ai problemi della nostra comunità e dei nostri territori», puntualizzando che gli organi dell'ente sono un «equilibrio che tiene conto sia degli enti eletti democraticamente, che dei soggetti che operano nel sociale». In mattinata, prima della seconda esternazione di Bossi, il vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona aveva risposto ai giornalisti con una battuta: «Bisogna chiedere a Bossi: non so, che cosa vuole fare, un'Opa? Il mercato è contendibile». Dall'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, no comment: «su questo non faccio commenti». (I. B.)

LA STRATEGIA DEL CARROCCIO
Le banche e Bossi
Più credito alle piccole e medie imprese a sostegno all'economia sul territorio: il programma pre-elettorale della Lega si è trasformato dopo l'esito delle elezioni in un nuovo obiettivo, quello di assegnare più poltrone delle banche del Nord al Carroccio.
Lo scorso mercoledì, prima di salire a Palazzo Grazioli per la cena con Silvio Berlusconi, Umberto Bossi ha affermato «la gente ci chiede di prenderci le banche e noi lo faremo».
- Il Senatur ha in mente di piazzare i suoi uomini ai vertici delle banche del Nord. E lo dice apertamente, sempre lo scorso mercoledì: «Abbiamo i comuni e le province, è chiaro che anche le banche più grosse del Nord avranno uomini nostri ad ogni livello».
Le dichiarazioni di Bossi scuotono il mondo della politica, delle imprese e del sistema bancario. Ma tra le prime reazioni a caldo c'è chi avanza l'ipotesi che quella del leader della Lega è stata una battuta e poco chiara.
- La precisazione, per non lasciare dubbi, è arrivata forte e chiara ieri. Alla Camera Bossi ha confermato ai cronisti che «chi è intelligente ha capito che abbiamo vinto tutto e fatalmente di toccherà anche una fetta di banche». Ancora una volta, il Senatur ha fatto perno «sulla gente che ha detto che adesso tocca a noi». «Fino ad ora - ha ribadito - è andata avanti così; non vedo perché quando vince la Lega dobbiamo cambiare le regole». Queste regole, ha fatto intendere, con la Lega non cambiano.

 

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