Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ex colonnello di An ora smarcatosi dal presidente della Camera, esclude «che ci saranno intenti persecutori nei confronti di qualcuno». Mettendo così a tacere, almeno per ora, le voci di presunte ritorsioni sui presidenti delle commissioni parlamentari vicini all'ex leader di An (Giulia Bongiorno alla Giustizia della Camera, Mario Baldassarri alla Finanze del Senato e Silvano Moffa alla Lavoro di Montecitorio). E anche il finiano Carmelo Briguglio auspica la pax interna al Pdl. «Stento a credere a una epurazione di Bocchino o di chiunque altro, specie dopo le rassicurazioni del presidente Berlusconi. Mi sembra incredibile che il Pdl metta a rischio la sua credibilità politica e internazionale di partito aderente al Ppe».

Se tornerà la calma dentro il Pdl, dove tiene banco il caso delle dimissioni di Italo Bocchino, lo si saprà domani quando si riunirà l'assemblea del gruppo. Oggi, infatti, il numero uno dei deputati Fabrizio Cicchitto ha risposto al suo vice comunicandogli l'intenzione di convocare i parlamentari per la tarda mattinata di domani. La riunione dovrà valutare le dimissioni di Bocchino, ma anche la sua lettera in cui il finiano chiede che venga rinnovato il ticket presidente-vicario, candidandosi come capogruppo.

La tesi sostenuta da Bocchino è che se cade il vice deve essere modificato anche il vertice per il principio del "simul stabunt, simul cadent". Ma Cicchitto, attraverso l'ufficio stampa del Pdl, ha già replicato. Sostenendo che, in base all'articolo 8 del regolamento, il destino del capogruppo e del vice non sono legati.

Fatto sta che domani le dimissioni di Bocchino arriveranno sul tavolo dei deputati pidiellini e l'orientamento prevalente sarebbe quello di accettarle. Ma restano in campo altre due ipotesi. La prima prevede che, in caso di ritiro delle dimissioni del vice, l'assemblea voti la mancanza di facoltà di Bocchino di ritirarle. L'altra, molto più traumatica, porta dritto a un voto di sfiducia del vicecapogruppo se lo stesso dovesse decidere un dietrofront all'ultimo minuto. Un cambio non escluso visto che l'intento di Bocchino è quello di arrivare a una conta dei deputati e a nuovi vertici: una eventualità che Cicchitto vuole assolutamente evitare.

Anche il premier Silvio Berlusconi sta seguendo l'evolversi della situazione. Il Cavaliere è sempre più adirato contro Fini e la sua pattuglia di parlamentari. L'ultimo casu belli: l'intervista di Fini andata in onda ieri sera a Ballarò. Un intervento che Berlusconi non ha gradito, soprattuto quando l'ex leader di An ha bocciato l'inno "Meno male che Silvio c'è". «È evidente che è un inno che non mi piace - aveva detto Fini - non perchè non mi piace che ci sia Silvio, ma perchè un partito in una fase post-ideologica non ha bisogno di inni». Più chiaro di così...

 

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