Nessun commento dalla Procura di Bologna sulla frase pronunciata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale in occasione del Giorno della Memoria, secondo cui il nuovo filone di indagine che è stato avviato per accertare le responsabilità per il devastante attentato del 2 agosto del 1980, alla stazione di Bologna, in cui persero la vita 85 persone, può avere «sviluppi ancora imprevedibili».

La nuova inchiesta bolognese, condotta dal Pm Enrico Cieri, è nata dalle risultanze della Commissione Mitrokhin e sarebbe ancora contro ignoti. È in corso un carteggio con la Procura di Berlino e la traduzione di atti, soprattutto dal tedesco.
Qualche tempo fa il Pm aveva chiesto alla polizia tedesca di sapere se vuole rispondere alle domande della giustizia italiana Thomas Kram, terrorista delle 'Revolutionaere Zellen' tedesche legato a Carlos 'lo sciacallo', esperto di esplosivi e che pernottò a Bologna all'Hotel Centrale nella notte tra l'1 e il 2 agosto dove alloggiò dando il suo vero nome.

L'inchiesta valuta ricostruzioni che sono alternative a quelle ratificate dalle sentenze irrevocabili, con condanne dei neofascisti Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Al centro dei nuovi accertamenti (il fascicolo è contro ignoti) ci sono il terrorismo palestinese e due personaggi: il terrorista internazionale Carlos, conosciuto anche come 'lo sciacallò, e, appunto, Thomas Kram, legato allo stesso Carlos. Tra le richieste fatte da Cieri alle autorità tedesche ci sono anche delle domande scritte destinate agli agenti dell'allora Stasi (la polizia segreta della ex Germania Est) che controllarono Carlos e la sua compagna Cecilia Kopp nella casa di Budapest dove alloggiarono sei mesi a cavallo del 2 agosto '80. In quel giorno i due erano appunto nella capitale ungherese mentre Kram era a Bologna. Nei brogliacci delle intercettazioni non si accenna mai a dialoghi sulla trasferta italiana di Kram. Con queste domande scritte il magistrato cerca di capire se Carlos e la sua compagna parlarono anche di questo.

Secondo alcune ricostruzioni - di cui aveva parlato alla Camera anche il sottosegretario Alfredo Mantovano, in risposta ad un'interrogazione parlamentare - ci sarebbe stato un filo a legare Carlos, Kram e i palestinesi: nel 1979 Abu Anzeh Saleh, rappresentante italiano del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, venne arrestato dalle autorità italiane; il Fronte Popolare di Liberazione della Palestina minacciò rappresaglie, prima per l'arresto e poi per la condanna di Saleh; il Fronte - secondo questa ipotesi - potrebbe aver deciso di colpire l'Italia, e per questo di utilizzare la rete terroristica di Carlos alla quale era collegato Kram, che conosceva già l'Italia per avervi vissuto. Del filone palestinese aveva parlato anche l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che era stato poi sentito dai magistrati bolognesi, in particolare sull'intervista data al 'Corriere della Sera' in cui parlava della matrice palestinese della strage di Bologna (esplosivo - secondo il presidente emerito - che non doveva essere utilizzato in Italia, ma trasportato e scoppiato casualmente in stazione). Kram aveva parlato in una intervista al quotidiano il Manifesto: «Non sono io il mistero da svelare. La polizia italiana mi controllava. Sapeva in che albergo avevo dormito a Bologna, il giorno prima mi aveva fermato». Di quel giorno Kram ricordava di essersi svegliato tardi e di essere arrivato in stazione quando già sul piazzale vi erano pompieri e ambulanze.

 

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