A giudicare dalle lapidarie parole del Senatur il matrimonio tra Pdl e Udc proprio non s'ha da fare per il Carroccio. Visto che Umberto Bossi ha inviato ieri l'ennesimo messaggio al Cavaliere stoppando sul nascere l'idea di un allargamento dell'esecutivo ai centristi. «L'ingresso dell'Udc nel governo alla Lega non piace». Repetita iuvant, avrà pensato il leader lumbard che ribadisce ormai a ogni piè sospinto la sua contrarietà a un possibile apparentamento tra Pdl e Udc. E che ieri è arrivato addirittura a scomodare il Vangelo per far capire come l'ipotesi di un matrimonio con i centristi proprio non sia contemplata dalla Lega. «Come si dice... è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago».

Lo stop del Senatur non provoca però grossi scossoni dalle parti dei centristi, riuniti da ieri a Todi per la tre giorni di seminario organizzata dalla fondazione "Liberal" di Ferdinando Adornato. Che risponde per le rime al leader leghista. «In attesa che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che questo governo non è il regno dei cieli. Non abbiamo nessuna intenzione di entrarci e non ci entreremo». Ironia in salsa centrista per ribadire che l'Udc, almeno per ora, non ha intenzione di abbandonare l'opposizione. Tanto che anche il segretario centrista, Lorenzo Cesa, coglie la palla al balzo per spiegare che «Bossi ha perfettamente ragione. È vero che l'Udc non entrerà mai in questo governo. Come sempre Bossi manda messaggi non a noi, ma a Berlusconi». Da Todi, comunque, i centristi provano a costruire la road map del nuovo "partito della nazione". Il cui identikit è affidato proprio ad Adornato. «Non sarà un restyling dell'Udc – dice – ma un grande partito cristiano e liberale che si candidi a governare l'Italia del XXI secolo». Un partito «di ispirazione cristiana» certo, ma, avverte il presidente di Liberal, «non saremo il partito della Chiesa».

Quanto a possibili canali di dialogo con le altre forze parlamentari Adornato pesa attentamente le parole. «Non abbiamo invitato altri movimenti o soggetti politici.

Non lo abbiamo fatto – precisa – perché risulti chiaro che non vogliamo far nascere il nuovo partito come somma di organigrammi e di nomenklature». Poi si rivolge all'Api di Rutelli, come pure alle organizzazioni che nasceranno oltre il Pd ma anche oltre il Pdl, per lavorare a un identico binario. «Da qui – prosegue – lanciamo un progetto per le prossime politiche: lavoriamo per costruire insieme un grande rassemblement riformista, una nuova grande alleanza, che si candidi, oltre al Pd e al Pdl, al governo del paese. Marciamo oggi distinti ma non distanti per colpire domani insieme». Ma, sia chiaro, chiosa Adornato, «noi non abbiamo proposto un allargamento della maggioranza, ma un nuovo governo di responsabilità».

Insomma, pochi dubbi sulla linea futura. E per ora l'ipotesi di un ingresso al governo sembra archiviata. Vero è che il Cavaliere ha apprezzato l'atteggiamento responsabile di Casini e dei suoi sugli ultimi provvedimenti parlamentari. Così come è vero che, subito dopo le dimissioni di Scajola, Berlusconi ha provato, mandando in campo i suoi migliori ambasciatori, a convincere Casini a rientrare nella maggioranza. Il numero uno dell'Udc, però, ha risposto picche. Ponendo chiare condizioni: cioè la richiesta di un forte segnale di discontinuità che non sembra per ora rientrare nella strategia del Cavaliere. Per questo l'Udc è decisa a proseguire lungo la svolta del partito della nazione: domani Casini lo ribadirà con forza.

 

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