Roberto Calderoli interpreta lo scontro tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi anche come il frutto della «frustrazione del presidente della Camera rispetto al ruolo perenne di delfino del premier che non spicca mai il volo». In un'intervista alla trasmissione Rai «In mezz'ora» il ministro leghista osserva che Fini ha fatto "una scelta istituzionale che lo ha allontanato dalla partecipazione attiva» ma quel ruolo di delfino «deve conquistarselo sul campo dimostrando di essere in grado di sostituire Berlusconi dentro il Pdl e nel rapporto con la Lega».

Calderoli ha detto di non condividere la tesi di chi sostiene che il premier non accetti il confronto interno: «Io nego che Berlusconi rifiuti il confronto perché tantissime volte discutendo con lui è partito da una posizione ed è arrivato a un'altra, quindi io questa mancanza di democrazia non l'ho mai trovata, anzi c'è sempre stata apertura da parte sua».

Parlando della presenza di esponenti leghisti alle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, il ministro rivela: «Io non so se ci sarò» ma «Sicuramente sarò al lavoro per realizzare il federalismo».


Poi: «Ho fiducia nell'onestà di Scajola e nel suo non essere imbecille». Questo il commento del ministro alla vicenda che vede come protagonista il collega Claudio Scajola. «Non è nè disonesto nè cretino», ha ribadito, «si è spiegato in consiglio dei ministri, sono portato a credere a lui. Il resto lo verificherà la magistratura».

E ancora: «Dico di no alle elezioni anticipate ma i tre anni di legislatura devono essere impiegati per fare le riforme; ora bisogna avere senso di responsabilità rispetto alla crisi e alla necessità di riforme». E se anche il primo a parlare di elezioni anticipate fu il leader della Lega Nord, il ministro risponde: «È stata un'ottima mossa di Bossi perchè subito le turbolenze si sono ridotte».

«Sul federalismo fiscale Fini aveva sollevato alcune perplessità, sono stato da lui e l'ho tranquillizzato sul fatto che non ci sarà nessun rischio per la coesione sociale, che comunque al momento nel paese non c'è». Assicura poi che l'incontro avuto con il presidente della Camera sul federalismo fiscale è stato utile a chiarirne alcuni aspetti e poi ha aggiunto: «I relatori del provvedimento sono pugliesi, non credo che il Mezzogiorno non sia rappresentato su questa materia».

Commentato la rinuncia di Domenico Siniscalco al ruolo di presidente del Consiglio di gestione di Intesa SanPaolo aggiunge: ««La vicenda è tutta interna alla Compagnia San Paolo, che se la sono cotta e mangiata: un mondo che fa riferimento al centrosinistra». «Le Fondazioni - ha poi aggiunto allargando il discorso - devono avere rapporti sul territorio, per dare un indirizzo che le leghi al territorio». Alla domanda se la Lega punta a dei nomi per quelle Fondazioni che nei prossimi anni rinnoveranno i propri vertici, Calderoli ha risposto: «intendiamo indicare persone che diano un indirizzo diverso. Oggi le Banche sono come supermercati, staccate da territorio e piccole imprese». A giudizio di Calderoli, però, il potere delle banche «oggi è tutto in mano ai poteri forti». Alla domanda su chi siano tali poteri forti, il ministro ha indicato «Unicredit e Intesa SanPaolo». Diverso il discorso sul neo presidente di Bpm, Massimo Ponzellini: «È un amico, amico di Tremonti, parente di Giancarlo Giorgetti. È competente, simpatico, francamente che sia prodiano... Vuol dire che Prodi ci aveva azzeccato. È un interlocutore serio, la sua vicinanza con Tremonti rende lo cose più semplici».


Infine «Io credo che Maroni lo abbia detto dando un significato particolare alla cose visto il suo impegno e quello del governo nella lotta alla criminalità organizzata, compresa quella campana. Si tratta di una proposta di valore ma, io resto dell'idea che moglie buoi dei paesi tuoi. Noi siamo pronti a sostenere una candidatura napoletana del Pdl» dice il ministro per la Semplificazione a proposito della candidatura di un esponente leghista a sindaco di Napoli, proposta dal titolare dell'Interno.

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