Anche le grandi opere potrebbero entrare nel mirino del ministero dell'Economia, con l'obiettivo di recuperare risorse per la manovra correttiva 2011-2012. Per il momento, però, il lavoro dei tecnici di via XX settembre non è stato condiviso né con il ministero delle Infrastrutture né con Palazzo Chigi dove ha sede il Cipe.

A pochi giorni dalla riunione del Cipe che ha ridato fiato alla politica delle infrastrutture con lo sblocco di opere per 17 miliardi, dopo mesi di stallo, ora l'obiettivo dell'Economia sarebbe quello di recuperare risorse dove sono state impegnate ma non sono state ancora spese per i ritardi nella progettazione o nell'apertura dei cantieri.

Quattro le aree in cui l'intervento dell'Economia potrebbe prendere piede. La manovra più naturale è ridurre gli stanziamenti già previsti per il 2011-2012 lo scorso giugno nella manovra triennale. Ci sono 300 milioni per Anas e Fs per ricapitalizzare la Stretto di Messina, per esempio. Ci sarebbero anche 2,1 miliardi per la legge obiettivo ma sono già confluiti nella programmazione Cipe (erano impegnabili già dal 2009).

La seconda strada potrebbe essere quella di rinunciare a distribuire i 1.428 milioni ancora restanti degli 11,2 miliardi del fondo infrastrutture alimentato dal Fas e dalla stessa legge obiettivo. Difficile però rinunciare a una nuova tranche di finanziamenti per il Mose, l'unica grande opera che corre davvero anche con la cassa, o ai 560 milioni per le manutenzioni Anas e Fs azzerate dalla finanziaria 2010 al punto di rendere inagibili gli interventi dei due enti.

Più probabile allora - ed è la terza strada - che si rimescolino le risorse già distribuite a valere sul fondo, magari operando un taglio allo stanziamento complessivo o un suo rimodulamento in avanti. Anche qui il bersaglio potrebbe essere il Ponte sullo Stretto, magari solo con lo slittamento di un paio di anni: del fondo l'opera ha avuto 1,3 miliardi, sanciti dalla finanziaria.

L'ultima strada che l'Economia potrebbe prendere in considerazione è quella di tagliare i mutui alle opere che sono state finanziate ma non sono mai decollate. Il precedente è la metropolitana di Parma cui sono state azzerate le risorse già disponibili perché il progetto non è mai andato avanti. Al netto di un "indennizzo" agli enti locali coinvolti, la somma è tornata all'Economia. Un altro esempio di questo tipo di intervento potrebbe venire con il nuovo corridoio tirrenico meridionale Roma-Latina, finanziato da anni senza che il progetto sia stato definito per il contrasto fra gli enti locali.

Nel 2009 uno studio del Cipe parlava di una massa di mutui autorizzati per le infrastrutture di 14 miliardi di cui solo 8,8 attivati e 2,5 erogati. Normale che l'Economia pensi di poter razionalizzare questa montagna di mutui autorizzati e mai utilizzati.

 

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