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Sarkozy: accordo nella Ue sugli asset tossici bancari. Berlusconi, ok i nostri istituti

di Nicoletta Cottone e Luca Salvioli

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1 marzo 2009

No al protezionismo e ad un piano speciale per venire in soccorso dei Paesi dell'Est, ma «aiuti caso per caso» agli Stati più in difficoltà. Sì a un «quadro europeo» per il trattamento degli asset tossici e per gli aiuti al settore dell'auto, come proposto dalla Commissione europea. Nessun cambiamento di regole per entrare nell'Euro. Dal vertice straordinario dei 27 leader della Ue che si è svolto domenica a Bruxelles esce una ricetta fatta di diversi punti.

Asset tossici. L'accordo quadro è stato annunciato dal presidente francese Nicolas Sarkozy. Gli asset tossici sono attualmente ritenuti una delle principali cause di deterioramente dell'attività creditizia in Europa. Sarkozy ha annunciato che la Francia non farà nessuna bad bank per liberarsi dei suoi asset tossici. «Ad ogni Stato verrà lasciata la scelta su come trattarli e ci sarà una grande flessibilità sulla loro valutazione, ma è essenziale mantenere il coordinamento».

Berlusconi: «Banche italiane non hanno problemi». Ad oggi c'è forse solo una banca che ha avanzato l'ipotesi di usare i Tremonti bond», ha detto il premier Silvio Berlusconi, ribadendo che «le banche italiane non hanno problemi e si stanno impegnando con il Governo ad ampliare il credito alle imprese. E questa è la motivazione che sta alla base della nostra disponibilitá di fondi e della loro decisione ad utilizzarli». Berlusconi ha anche escluso che il sistema bancario italiano abbia «ad oggi bisogno di patrimonializzazioni». Sulle decisioni delle istituzioni comunitarie il presidente del Consiglio ha spiegato poi che «è stato dato incarico al presidente della Commissione di inventariare gli interventi degli Stati e di preparare una relazione per il prossimo Consiglio europeo del 19 marzo». Ma finora, ha detto Berlusconi, «nessuno ha fatto più di noi».

Vertice Ue-Obama il 5 aprile. Il premier ceco, Mirek Topolanek, ha annunciato che il Presidente americano, Barack Obama, sarà il 5 aprile a Praga per il vertice Ue al termine di una settimana fitta di appuntamenti, a partire dal G20 a Londra del 2 aprile. La Repubblica Ceca, primo paese dell'ex blocco comunista che ad aggiudicarsi la presidenza della Ue, ha fatto pressione sugli Stati Uniti per avere Obama a Praga come un segno di solidarietà con i paesi dell'Europa orientale, temendo una maggiore pressione da parte della Russia.

No a un piano complessivo per aiutare i paesi dell'Est. I paesi dell'ex blocco comunista hanno bocciato un piano proposto dall'Ungheria, che chiedeva di mobilitare tra i 160-190 miliardi di euro a favore dei dieci ultimi entrati nella Ue, più Ucraina e Croazia. «Abbiamo concordato che nessuno lascerà gli altri nei guai, che nessuno lascerà cadere qualcuno, ma abbiamo rifiutato tutte le divisioni tra vecchi e nuovi, tra ricchi e poveri, tra chi fa parte della zona dell'euro e chi ne è fuori», ha detto Mirek Topolanek, presidente di turno della Ue che, in mattinata, prima del vertice a 27, ha partecipato in qualità di premier ceco al pre-summit di nove paesi dell'Europa centrale ed orientale, convocato con una prassi inusuale dalla Polonia. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto che «non si possono confrontare» le situazioni di paesi come la Polonia o i Baltici o l'Ungheria, per cui "no" a un piano complessivo, ma l'invito invece ad analizzare ogni situazione caso per caso. Parole dello stesso tono da parte del presidente di turno della Ue e confermate dal presidente della Commissione Europea Josè Manuel Barroso.

Aiuti auto, seguire le linee di Bruxelles. I capi di Stato e di governo dell'Ue hanno dato il via libera agli orientamenti proposti dall'esecutivo europeo: incentivi solo se legati al rinnovo del parco auto, promuovendo quelle meno inquinanti. Bruxelles è quindi invitata a provvedere all'informazione «reciproca, rapida ed efficace» riguardo alle misure nazionali previste, monitorando anche «le azioni intraprese nei Paesi terzi». Il piano italiano di sostegno al settore rivisto lo scorso venerdì dovrebbe trovare una accoglienza favorevole da parte della Commissione europea.

Euro, non si cambiano le regole. Alle pressioni di chi vorrebbe allentare criteri e parametri per entrare nella zona euro dal vertice è arrivato un secco no. «Sarebbe sbagliato cambiare ora e regole del gioco», hanno sottolineato Topolanek e Barroso. «Tutti i Paesi Ue hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di fare quanto richiesto per entrare nell'euro», ha detto il presidente della Commissione, sottolineando come «i Paesi che lo vorranno, otterranno tutto il nostro sostegno».

E' il mercato interno, e non il protezionismo, la risposta alla crisi economica. E' quanto si legge nelle «indicazioni congiunte per la stampa» concordate dai capi di Stato e di governo dei Ventisette al termine del vertice. In quanto "informale", l'incontro non ha conclusioni vere e proprie. I leader «sottolineano che il protezionismo non è una risposta alla crisi attuale» e «esprimono la loro fiducia alla Commissione come guardiano del Trattato». Occorre, secondo il documento, «fare il massimo uso possibile del mercato interno come motore per la ripresa per sostenere la crescita e i posti di lavoro». Il documento è fatto di dodici punti. I 27 si impegnano a «ripristinare in maniera appropriata ed efficiente le condizioni dell'economia», soprattutto «sbloccando i canali del credito», fattore «cruciale per l'efficacia degli stimoli economici messi in atto dagli stati membri». Viene sottolineata l'importanza di «rafforzare la stabilità finanziaria in tutta Europa» e di «assicurare la sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche». L'Ecofin monitorerà la situazione e predisporrà «possibili azioni concrete» attraverso un approccio «caso per caso».

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