Polemica in Svizzera sulle pubbliche scuse rese ieri a Tripoli dal ministro delle Finanze Hans-Rudolf Merz per l'arresto del figlio del Colonnello, Hannibal Gheddafi e la moglie, avvenuto un anno fa a Ginevra, dove la coppia finì in carcere con l'accusa di maltrattamenti. Da allora, i rapporti tra la Confederazione e la Libia si sono ridotti al lumicino e dopo una serie di boicottaggi delle compagnia elvetiche a Tripoli si è giunti ieri alla liberazione di due cittadini svizzeri tenuti praticamente in ostaggio dalle autoritá libiche. La stampa elvetica è divisa sulla sortita di Merz, e alcuni quotidiani sottolineano che la Confederazione è in ginocchio nei confronti del Colonnello.
Hans-Rudolf Merz e il primo ministro libico Al Baghdadi Ali al Mahmudi hanno sottoscritto ieri un accordo che ristabilisce le relazioni bilaterali tra Svizzera e Libia, ha indicato in un comunicato il Dipartimento federale delle finanze (DFF), di cui è a capo Merz. Come chiesto dal leader libico Muammar Gheddafi, il presidente della Confederazione ha presentato le scuse per l'arresto avvenuto più di un anno fa di Hannibal Gheddafi e della moglie, che aveva dato il via alla crisi. «Esprimo le mie scuse al popolo libico per l'arresto ingiustificato di diplomatici libici da parte della polizia di Ginevra», ha dichiarato Merz durante la conferenza stampa organizzata a Tripoli. I due cittadini elvetici trattenuti in Libia potranno presto lasciare il paese. «I libici mi hanno promesso che li lasceranno partire entro il primo settembre», ha detto Merz, rispondendo a una domanda di un giornalista.
Le attivitá consolari e le relazioni economiche riprenderanno regolarmente, stando a quanto si legge nella nota del DFF. «Oggi ho compiuto la mia missione e ho raggiunto i miei obiettivi, ossia di porre fine alla situazione che si è venuta a creare e di riaprire il mercato libico alle societá svizzere», ha inoltre e dichiarato il presidente della Confederazione, cercando forse di anticipare le critiche che hanno suscitato le scuse ufficiali. Mahmudi ha dal canto suo sottolineato che le scuse presentate da Merz costituiscono «un primo passo» per regolare il contenzioso tra i due paesi.

Al suo rientro nella Confederazione, Merz ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. «La Confederazione non si è scusata per aver applicato il suo diritto, ma soltanto per le condizioni nelle quali ha avuto luogo l'arresto di Hannibal Gheddafi e di sua moglie nel luglio 2008 a Ginevra», ha dichiarato ieri sera il presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz ai microfoni della TSR e della trasmissione della televisione svizzerotedesca «10 vor 10». «A posteriori le condizioni dell'arresto possono sembrare molto dure», ha aggiunto Merz.
Alla tv romanda, il ministro delle Finanze ha poi precisato di aver preso da solo e all'ultimo momento la decisione di recarsi in Libia per risolvere il contenzioso. Le scuse di Merz non sono piaciute al senatore liberal-radicale Dick Marty. In un'intervista a «10 vor 10» il parlamentare ticinese ha dichiarato di essere irritato per l'accordo sottoscritto ieri a Tripoli, che costituisce «un'umiliazione per il nostro paese». Marty si è però detto «sollevato» per la liberazione dei due ostaggi elvetici.
La polemica non è però destinata a placarsi. Quasi a voler smentire la posizione di Merz, ecco scendere in campo oggi il Consiglio di Stato ginevrino. In un comunicato, il governo ribadisce la sua fiducia nella giustizia ginevrina, che nel caso di Hannibal Gheddafi ha agito «nel pieno rispetto del nostro diritto». Inoltre, il Consiglio di Stato riserva un attestato di stima alla polizia, che ha eseguito gli ordini.

Insomma, all'indomani delle pubbliche scuse di Hans-Rudolf Merz alla Libia il dibattito divampa e la stampa elvetica appare divisa. I più critici sono i quotidiani romandi, che parlano senza mezzi termini di una «Svizzera in ginocchio» davanti a Muammar Gheddafi. Nella Svizzera tedesca c'è invece chi difende il presidente della Confederazione per aver reso possibile una «soluzione giusta e pragmatica». Dal punto di vista puramente pragmatico il risultato può essere visto come un successo, scrive il «St Galler Tagblatt», «ma il prezzo da pagare è alto». Con le scuse Merz ha risolto una crisi diplomatica, ma ha strapazzato l'immagine della Svizzera, continua il quotidiano sangallese notando che se con il caso Ubs era stata segnata una rete mercoledì, «ieri è stato fatto un autogol».
Il 'Blick', come i romandi, titola «In ginocchio davanti a Gheddafi». Meno dura è la «Berner Zeitung»: il quotidiano bernese parla di «gesto simbolico» che va nella giusta direzione, dato che pone fine ad un conflitto. Di avviso simile anche la «Luzerner Zeitung» nel cui commento ci si chiede se sia davvero così irritante scusarsi. A metá strada la «Neue Zurcher Zeitung». Con una punta di cinismo il giornale zurighese vicino al Partito liberal-radicale di Merz nota tuttavia che «la Svizzera si scusa con il leader libico per il fatto che nella repubblica ginevrina la legge è uguale per tutti».
Molto più critica la stampa romanda, che parla di capitolazione, resa, umiliazione. Molti quotidiani annotano inoltre che la Svizzera non ha nemmeno la garanzia scritta che i due cittadini elvetici trattenuti a Tripoli potranno lasciare presto la Libia.

«In questa crisi la Svizzera perde più del proprio onore. È seccamente ricacciata nel suo spettacolare isolamento. Nessun Paese amico è venuto in suo soccorso», annota «Le Temps».
Dello stesso avviso anche «Le Matin»: «La Svizzera sembra così debole sul piano internazionale che, anche quando ha ragione, deve inchinarsi». Addirittura, continua il giornale losannese, il più alto rappresentante elvetico non ha nemmeno potuto incontrare Gheddafi. «Il bilancio dell'operazione Hannibal è disastroso», conclude «24 Heures», mentre «La Libertè» si indigna ma si chiede se «di fronte all'irrazionalitá libica Merz avesse altra scelta».
Intanto, la compagnia aerea Swiss ha annunciato di non prevedere la ripresa dei collegamenti aerei con Tripoli, anche se il contenzioso con la Libia è stato risolto. Lo ha precisato oggi Andrea Kreuzer, portavoce del vettore, ricordando che Swiss ha chiuso il suo ufficio nella cittá nordafricana. In seguito all'arresto di Hannibal Gheddafi, il padre Muammar non aveva più autorizzato Swiss a volare su Tripoli a partire dal dicembre scorso. La compagnia ha indicato che la sua decisione è motivata anche dallo scarso interesse dei viaggiatori per questa destinazione.

 

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