Le alterazioni causate dal clima sulle attività umane? Per tanti meteorologi sono ormai un dato acquisito. E se alcuni dubitano ancora che il rapporto di causa-effetto sia così diretto e cogente, gli abitanti di molte metropoli del nord come del sud del mondo ne sperimentano già vari effetti sulla loro vita quotidiana.

Il fenomeno forse più comune è quello delle cosiddette "isole di calore", che tormentano le estati di mezzo mondo con aumenti fino a 4-6° della temperatura nelle megalopoli rispetto alle campagne circostanti, secondo l'Environmental protection agency americana. Ma se in genere tutto si risolve in forti disagi soggettivi e in elevati consumi energetici dovuti al condizionamento dell'aria, in particolari condizioni (umidità, assenza di ventilazione e così via) può essere causa di alta mortalità tra i soggetti più deboli (bambini, anziani e malati): la canicola che nel 2003 colpì l'Europa occidentale provocò la morte di 14.300 persone, quasi tutte in grandi città.

Un altro impatto climatico "sensibile" è quello sulle risorse idriche. I 2,5 milioni di abitanti di La Paz, capitale della Bolivia, soffrono sempre più la sete a causa della quasi dissoluzione del sovrastante ghiacciaio di Chacaltaya, che alimentava gran parte degli acquedotti cittadini. Sanaa, capitale dello Yemen (anch'essa con due milioni e mezzo di abitanti), rischia invece, entro i prossimi 20 anni, di essere la prima città evacuata in massa per totale mancanza di acqua, a causa del previsto raddoppio della popolazione e dell'esaurimento delle già ridottissime risorse idriche, secondo l'allarme lanciato nei giorni scorsi dall'agenzia tedesca per lo sviluppo Gtz.

Il fenomeno climatico forse più temuto è comunque il ciclone, il cui impatto sugli ambienti urbani, quanto a danni materiali e umani, è moltiplicato rispetto alle campagne. Tutti ricordano le oltre 1.500 vittime che l'uragano "Katrina" causò nell'agosto 2005 a New Orleans, l'80% della cui superficie fu inondata per varie settimane. Ma un tifone risulta ben più devastante se si abbatte su un'area urbana degradata. "Ketsana", per esempio, che nel settembre scorso colpì Manila (in teoria, poco pericoloso: i venti soffiarono a "soli" 140 chilometri orari contro i 280 di "Katrina") provocò più di 400 vittime, quasi tutte negli slum che assediano la capitale filippina. E andando un po' indietro nel tempo, si scoprono casi ancor più terribili: oltre 100mila vittime a Calcutta nel 1737, almeno 200mila ad Haiphong (Vietnam) nel 1881.
Ultimo, ma non meno importante, effetto dei mutamenti di clima è l'impatto sulla salute mondiale delle emissioni di anidride carbonica: nel 2000 l'Oms valutava in 150mila i decessi annui a essa ascrivibili. Tuttavia, benchè al miliardo più povero di abitanti della Terra (quasi tutto residente nei peggiori slum) sia imputabile solo il 3% di tali emissioni, resta il fatto che le megalopoli più inquinate siano proprio quelle del Terzo mondo.