L'Italia cerca di mediare nella crisi diplomatica tra Svizzera e Libia. Oggi il ministro degli Esteri Franco Frattini, incontrando i suoi omologhi libico e maltese Mousa Kousa e Tonio Borg, ha chiesto a Tripoli e Berna di fare «un passo congiunto» per risolvere la crisi dei visti, ultimo atto di una serie di attriti che vedono i due paesi da tempo ai ferri corti.

A scatenare l'ennesimo capitolo del conflitto diplomatico la lista nera di 188 personalità libiche sgradite a Berna (tra cui lo stesso colonnello Gheddafi) e alle quali è interdetto l'ingresso nella confederazione elvetica, e la conseguente ritorsione libica, che ha chiuso le sue frontiere ai cittadini di tutti i paesi dell'area Schengen. Il ministro Frattini ha esortato Tripoli a riaprire i propri confini ai cittadini europei e, contemporaneamente, ha chiesto alle autorità di Berna di venire incontro alle richeste libiche, cioè sostanzialmente ad abolire la lista nera.

«Facciamo appello alla Libia - ha detto Frattini - affinchè mostri la necessaria flessibilità nei confronti dei paesi dell'area Schengen che non c'entrano con la disputa bilaterale ma ne hanno pagato il prezzo». L'attrito tra Tripoli e Berna fu innescato dall'arresto in Svizzera di uno dei figli del colonnello Gheddafi, Hannibal, nel luglio del 2008: il figlio del leader libico era accusato di aver picchiato due dipendenti dell'albergo di Ginevra nel quale era alloggiato. Le foto di Gheddafi in manette fecero il giro del mondo. Tripoli da tempo sollecita l'apertura di un'inchiesta per chiarire come sia successo che le foto di Hannibal siano finite sulla stampa, ma finora i due governi non si sono parlati più di tanto. Il conflitto libico-elvetico sarà affrontato anche dall'Unione europea nel corso della riunione dei ministri degli Esteri di lunedì, per volontà della presidenza di turno spagnola e della rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton. (M. Do.)

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