Nella vicenda dei tre operatori italiani di Emergency arrestati in Afghanistan dalla polizia interviene il premier Silvio Berlusconi: una sua lettera sarà recapitata oggi a Kabul al presidente Hamid Karzai dall'inviato del ministro degli esteri Franco Frattini, ambasciatore Attilio Iannucci, in arrivo a Kabul, insieme a un «messaggio personale» del ministro Frattini. Nella lettera - accanto al rinnovato sostegno italiano al governo afghano nella lotta al terrorismo e nello sforzo di stabilizzazione- si chiede che le indagini siano rigorose ma anche rapide e sia fatta piena luce «nel pieno rispetto dei diritti dei nostri connazionali, anche in considerazione del ruolo svolto dall'Italia in Afghanistan» dove sono impiegati oltre 3mila militari nella missione Isaf e sono stati stanziati 470 milioni di euro per la cooperazione.

Il titolare della Farnesina - che ha riferito a Montecitorio della vicenda dei tre cooperanti arrestati sabato - ha chiesto al governo di Kabul di accelerare le indagini e ha rivelato che uno dei tre operatori di Emergency «potrebbe essere liberato, se non ci sono altri elementi di prova»: si tratta del tecnico della logistica dell'ospedale di Lashkar Gah, Matteo Pagani, come ha confermato anche il direttore del'Aise, generale Adriano Santini: le accuse nei confronti di Pagani sarebbero più leggere rispetto a quelle che riguardano gli altri due medici, Marco Garatti e Matteo Dall'Aira.

«Il presidente Berlusconi e io - ha spiegato il ministro degli Esteri - abbiamo fatto presente alle autorità afghane che come paese amico l'Italia si aspetta il rispetto di tutti i diritti, compresa la presunzione di innocenza». Frattini ha ribadito che l'Italia si muoverà secondo due principi: «tutelare i nostri connazionali» e «aiutare il paese cui siamo legati da amicizia verso la stabilizzazione». Ma è anche stata espressa insoddisfazione circa le risposte finora ottenute dagli afghani, ai quali Frattini ha proposto la costituzione di una team-misto per l'accertamento dei fatti. Il fondatore di Emergency, Gino Strada, ha detto che «chi di dovere si muova. Questa è chiaramente una manovra politica per screditare il nostro lavoro». Parole rintuzzate da Frattini: «Alcune dichiarazioni fatte fuori da questo parlamento, come quelle di Strada, in cui, in questi momenti, si accusano gli Usa, la Nato e l'Isaf, di certo non aiutano l'azione diplomatica». Azione che si preannuncia non facile, visto anche la delicatezza dei rapporti con gli inglesi, che controllano l'area di Helmand, dove i fatti sono avvenuti, fatti ai quali gli 007 di Sua Maestà non sarebbero del tutto estranei.

Nella ricostruzione degli eventi Frattini precisa che l'irruzione nell'ospedale è stata fatta da personale afghano: «Solo in un momento successivo le autorità locali hanno chiesto l'assistenza di una pattuglia di artificieri britannici di Isaf. Smentisco la notizia che forze britanniche hanno condotto un'operazione nell'ospedale». I tre connazionali sono stati accusati di detenzione consapevole di esplosivi e di armi da guerra e di essere coinvolti in un complotto in due fasi, che prevedeva l'esecuzione di un attentato contro civili e in una seconda fase un attentato suicida contro il governatore provinciale di Helmand, durante una visita organizzata nell'ospedale di Emergency. I tre non sono stati comunque «incriminati», ha precisato Frattini.
Alla notizia della lettera di Berlusconi, Emergency ha commentato che «è il dovere del capo di un governo quando il capo di un governo alleato detiene, a quanto è dato sapere, in modo illegale tre suoi cittadini». (Ca.Mar.)

 

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