I rapporti tra Gerusalemme e Ankara non saranno più quelli di un tempo, quando i jet israeliani si addestravano nei poligoni dell'Anatolia e la flotta turca attraccava ad Haifa ma nonostante la crisi politica determinata dalle posizioni filo-arabe del governo del premier Recip Erdogan i due paesi continuano a operare nell'export di armi. Carri armati, per essere più precisi. Il vecchio detto latino "pecunia non olet" ben si adatta alla vicenda che vede protagonista la joint venture israelo-turca. Da un lato il Sottosegretariato per l'Industria della Difesa ("Savunma Sanayi Muste­sarligi") e la società Aseslsan, dall'altro la Israeli Military Industries , il complesso militare di proprietà pubblica dello stato ebraico.

Benché Ankara sostenga le posizioni della Siria circa le alture del Golan, abbia giustificato le aspirazioni nucleari dell'Iran e accusato Tsahal di crimini di guerra a Gaza, i due Paesi cooperano strettamente per aggiudicarsi una commessa dall'esercito colombiano stimata almeno 250 milioni di dollari ma che potrebbe aprire un ben più ampio mercato.

Si tratta dei vecchi tank M-60A1 (in servizio fino agli anni '90 anche con l'esercito Italiano che li impiegò in combattimento in Somalia) che negli anni scorsi Washington ha in pratica regalato all'alleato della Nato. Oggi la Turchia dispone di oltre 900 carri di questo tipo 170 dei quali sono stati rimodernati nella versione M-60T dall'industria israeliana trasformandoli in mezzi concorrenziali (ribattezzati Sabra) grazie al rinnovo di protezioni balistiche, cannone da 120 millimetri, direzione del tiro, motore, apparati di visione notturna e camera termica. Il contratto, del valore di 687,5 milioni di dollari, è stato firmato nel 2002 quando Israele e Turchia erano ancora in ottimi rapporti anche sul piano militare ma è stato completato solo quest'anno con la consegna dell'ultimo M-60T che equipaggia una brigata corazzata dell'esercito di Ankara.

La Turchia dispone però di carri più moderni, come i Leopard 1 e 2 ottenuti di seconda mano dalla Germania e sta sviluppando il primo tank di produzione nazionale, battezzato Altayhttp e sviluppato con il supporto tecnico sudcoreano. Mezzi che rendono surplus i 750 vecchi M-60 A1 donati dagli statunitensi che potrebbero, aggiornati, competere sui mercati dei Paesi in via di sviluppo. IMI e Aseslsan hanno proposto il carro M-60T con otto anni di assistenza e addestramento del personale locale alla Colombia, già cliente dell'industria della Difesa israeliana il cui esercito è privo di una componente corazzata. Il carro turco-israeliano rappresenta una soluzione valida soprattutto nel rapporto costo-efficacia considerato che il costo stimato di un M-60T è di circa 2,5/3 milioni di dollari a esemplare (a seconda delle specifiche richieste dall'esercito di Bogotà), cioè meno della metà rispetto a un moderno carro armato nuovo.

Il contratto colombiano dovrebbe riguardare un centinaio di carri armati ma potrebbe aprire un ampio mercato per il vecchio M-60 ringiovanito e ammodernato specie a fronte di una crisi finanziaria che ha colpito in tutto il mondo anche i bilanci della Difesa rendendo proibitivi per molti eserciti i costi dei carri armati nuovi.

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