La Germania è ai ferri corti con gli altri paesi della zona euro sul livello dei tassi di interesse da applicare ai prestiti da concedere alla Grecia se quest'ultima dovesse chiedere la concessione del pacchetto di emergenza concordato a Bruxelles il mese scorso. L'esito della controversia è fondamentale per ridurre il rischio che la Grecia debba fare ricorso ai prestiti stessi.

A fine marzo i leader dell'Eurozona hanno deciso di offrire un pacchetto di prestiti d'emergenza dell'Fmi e della zona euro se la Grecia non sarà più in grado di ricorrere al mercato per finanziare il suo debito, precisando però che il tasso di interesse degli aiuti europei non doveva essere agevolato. La maggior parte delle nazioni dell'Eurozona – secondo indiscrezioni raccolte dal Financial Times – sono pronte ad offrire prestiti al 4-4,5%, il tasso a carico di altri grandi debitori dell'Eurozona come Irlanda e Portogallo. Ma la Germania ha detto che Atene dovrebbe pagare 6-6,5%, il tasso che già oggi pesa sulle sue obbligazioni a 10 anni.

I paesi donatori sarebbero in grado di rifinanziare le somme date in prestito ad Atene a un tasso più basso senza perderci. Ma la Germania ritiene che per «tassi non agevolati» si debba intendere che la Grecia possa prendere in prestito solo a tassi di mercato. Berlino teme il veto dalla sua Corte costituzionale, se accettasse l'idea di finanziamenti più convenienti per Atene.
Ma lo sforzo di consolidamento greco, che è l'unico modo per ridurre i tassi pagati oggi da Atene, è messo in pericolo proprio dai differenziali estremamente elevati rispetto ai bund tedeschi. Un circolo vizioso.

I tedeschi, che accusano i greci di aver vissuto al di sopra dei loro mezzi, dicono che Atene deve risolvere da sola i suoi problemi al prezzo di 300 punti base in più rispetto ai bund. La Grecia, invece, spinge per la concessione di un prestito al 4-4,5 per cento. «Vorremmo un tasso simile a quello del Portogallo – ha detto un funzionario greco - anche Atene spera che gli aiuti non siano necessari fino alla fine di quest'anno».
Nel frattempo il vicepremier greco, Theodoros Pangalos, ieri ha lanciato l'allarme affermando che «i problemi di debito vissuti dalla Grecia potrebbero estendersi nella zona euro». Secondo quanto riporta il giornale portoghese Jornal de Negocios, Pangalos avrebbe aggiunto: «Spero che non accada e che la solidarietà prevalga. Ma se questo non succede, la prossima vittima sarà il Portogallo».

Il governo ellenico spera che un rapido accordo sul livello dei tassi del finanziamento d'emergenza possa spingere verso il basso i tassi greci e ridurre le probabilità di Atene di dover usare le riserve d'emergenza. Ma anche se la Grecia riuscisse a raccogliere 10 miliardi di euro a maggio - mentre si appresta a lanciare un bond in dollari negli Usa - i funzionari della Ue temono che la situazione peggiori nel 2011 e 2012 a causa del calo della crescita.

Infine, c'è ancora da definire a quanto ammonterà il pacchetto di aiuti, che potrebbe essere composto da 10 miliardi di euro dell'Fmi - un terzo concesso a un tasso all'1,25%, e due terzi fino al 3,25% - e da 20 a carico dei paesi europei, per un totale di 30 miliardi di euro.
(V.D.R.)

 

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