"Finalmente c'è un accordo", esclama sul Financial Times Wolfgang Munchau. Ma il salvataggio della Grecia non offre "nessuna vera soluzione" e lascia aperti molti interrogativi. Per esempio, i mercati finanziari saranno tentati di "mettere alla prova la solidarietà Ue per il Portogallo ed eventualmente anche per la Spagna e l'Italia?" , si domanda l'opinionista. "Arriverà un momento in cui l'Ue non sarà più in grado di aiutare, anche se volesse".
L'accordo a favore della Grecia, scrive Munchau, è arrivato tardi, il tasso d'interesse del n5% è "relativamente alto", ma darà alla Grecia e ai suoi creditori una boccata d'ossigeno. L'intesa risolverà il problema dell'insolvenza a breve termine, "la Grecia non farà default quest'anno". Ma egli prevede che prima o poi la Grecia farà default. "I numeri sono semplicemente troppo negativi". La Grecia non può svalutare, ha un debole consenso nella società a favore di riforme profonde, ha una debole infrastruttura fiscale e un sistema finanziario fragile. "Tutto punta verso un'eventuale ma non imminente default".
"L'Ue e le sue istituzioni non escono da questa vicenda con molta gloria", nota Munchau. Ci è voluto un attacco speculativo al mercato dei bond greco per portare a un'azione concreta.
Una delle domande irrisolte – si legge ancora sul Ft - è se il mercato dei bond interpreterà l'accordo come segno che l'Ue non lascia fallire nessuno purché abbia agito in buona fede. Il costo del salvataggio greco non è alto, rispetto all'ipotetica alternativa di una default incontrollata nell'eurozona. Il Portogallo è più piccolo della Grecia. Ma il discorso cambia quando si arriva alla Spagna, la quarta economia dell'eurozona.
E' evidente – conclude – che l'accordo varrà solo per la Grecia. "L'Ue non ha ancora fornito un regime generalizzato di soluzione delle crisi". E l'investitore avvertito lo sa.
Del salvataggio della Grecia il Financial Times si occupa anche nella rubrica Lex, osservando che in generale i mercati saranno grati della certezza che il pacchetto offre.
Il quotidiano finanziario francese Les Echos sottolinea in un titolo "Nicholas Sarkozy e Silvio Berlusconi manifestano solidarietà verso Atene". I due leader, al vertice bilaterale all'Eliseo, hanno insistito sul "dovere" di sostenere l'euro e rafforzare la solidarietà in seno all'Unione europea.
Sempre su Les Echos, un'analisi di Kenneth Rogoff ex capo economista dell'Fmi e professore ad Harvard, esamina il ruolo chiave del Fondo monetario internazionale, tornato con il salvataggio della Grecia al suo ruolo di partenza: aiutare l'Europa a ricostruirsi dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale.
Il commento di Rogoff, intitolato "L''Fmi deve pensare alla sua strategia d'uscita dall'Europa", nota che da anni l'Europa è diventata l'epicentro della più grande espansione dei prestiti e dell'influenza dell'Fmi. Molti paesi come l'Ungheria, la Romania e l'Ucraina hanno concluso programmi sostanziali con il Fondo. "I paesi della zona euro hanno ora accettato di lasciarlo entrare in Grecia, e senza dubbio anche in Portogallo, in Spagna, in Italia e in Irlanda se necessario".
Il risorgere dell'Fmi è, a suo parere, "stupefacente". L'arrivo dell'Fmi in Europa significa la fine dell'indebitamento eccessivo sul continente? "Non veramente", poiché il Fondo non fa regali e ci sono numerosi esempi di paesi che hanno accettato i programmi del Fondo ma sono falliti lo stesso. Inoltre, l'Fmi non può aiutare un paese indefinitamente perché altrimenti potrebbe non avere le risorse per la successiva crisi che potrebbe venire da paesi inattesi come la Cina o il Giappone.
E se il Fondo perde la sua credibilità, i suoi salvataggi non faranno che esacerbare la crisi del debito sovrano globale, che si prepara non solo in Europa, ma anche negli Stati Uniti e in Giappone. La questione per l'Fmi in Europa – conclude Rogoff - non è di sapere se ha un piano valido per entrarci, poiché ci è già dentro. "La questione è di sapere se ha una strategia d'uscita plausibile".
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