LONDRA – L'interrogativo che arrovella, ridotto ai minimi, ma davvero minimi, termini è questo: Nick Clegg può diventare il Barack Obama di Gran Bretagna? L'idea, si fa per dire, l'ha buttata là un ospite, ipnotizzato dalla performance televisiva del leader Liberaldemocratico a confronto con il Tory David Cameron e con il premier laburista Gordon Brown.

Un'ora e mezza di show televisivo che ha sfondato tutte le categorie della politica britannica. Ha trasformato una corsa a due in una volata a tre; ha svelato a dieci milioni di spettatori che forme di lasse coalizioni o indefinite intese parlamentari non sono più un tabù; ha aggiunto una voce mediana fra manifesti elettorali che sono andati a trincerarsi nei rispettivi ridotti ideologici. Il New Labour riveduto, corretto e con più decise sfumature sociali, per Gordon Brown; New Conservative, ovvero recupero delle radici paternalistiche di Harold McMillan declinate con le punte meno aspre del thatcherismo, per David Cameron.


In realtà di nuovo non c'è molto, né da una parte né dall'altra, aggiustamenti programmatici che confondono invece di chiarire. La vera questione che si è aperta è se David Cameron possa rappresentare ancora il cambiamento e se lo possa rappresentare in maniera efficace. Nick Clegg gli ha tolto l'aura di modernità e ha indossato l'abito dell'innovatore, un outsider che dice cose largamente condivise sotto un' etichetta mai considerata prima. E, come notava lo spettatore, l'apparizione televisiva gli ha garantito un (mini) effetto Obama, che si sta rivelando potenzialmente rivoluzionario. Per votare i LibDem ci sono quindi tre motivi: sono loro la novità, propongono un manifesto più moderno e innovativo e hanno due leader con fortissimo ascendente sul pubblico. Di Clegg abbiamo detto, ma una parola va spesa a favore di Vince Cable il Cancelliere dello Scacchiere ombra della terza forza britannica. Se Clegg corre su Brown e Cameron, Cable corre sul titolare del Tesoro Alastair Darling e sull'aspirante tale, il Tory George Osborne. I sondaggi dicono che polverizza Osborne ed è un'incollatura dietro Darling. E questo conduce ad un'altra riflessione. L'elettorato considera l'economia il tema chiave per decidere il voto e la maggioranza crede che i laburisti siano più esperti e competenti dei conservatori. Non, necessariamente, dei LibDem che si trovano così con un'arma in più.

Per questi motivi la scena politica inglese è d'improvviso mutata, ma questo non significa affatto che Nck Clegg vincerà le elezioni e diverrà premier anche se un sondaggio di YouGov colloca i LibDem a quota 30 % a 3 punti dai conservatori (33) e due punti sopra il Labour (28). Uno scenario che se confermato lascerebbe ampio margine per una "vera" vittoria de LibDem. Ma probabilmente non sarà confermato essendo ancora negli occhi di tutti l'eco della sorprendente performance di giovedì. I liberaldemocratici resteranno, probabilmente, la terza forza del paese, ma nella prossima legislatura saranno, con ragionevole certezza, l'ago della bilancia di un parlamento senza maggioranza assoluta. E lo saranno con numeri importanti. Di tutto questo, Nick Clegg deve ringraziare se stesso, il partito, gli oppositori ma soprattutto la televisione che cinquant'anni dopo l'America ha preso un posto centrale nella vita politica inglese.

 

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