In realtà sul fronte economico non ci sono novità epocali se non la promessa di non alzare le tasse sui redditi (peraltro promessa fatta nel 2005 e rotta qualche mese fa con la correzione al rialzo dell'aliquota marginale) e un'incerta vaghezza sul Vat, l'Iva inglese. Non crescerà sui prodotti di prima necessità, ma Brown non ha escluso la correzione su altri beni. Un'incognita che suona come una probabilità visto il quadro finanziario del paese. Per il resto il mantra di Brown si snoda attraverso tre passaggi: ricostruire l'economia, rinnovare la società, restaurare la fiducia nella politica. Quello di mezzo è il passaggio più marcatamente blairiano con iniziative del tipo «standard minimi» di produttività da parte dei responsabili delle forze dell'ordine che possono essere sostituiti in base alle perfomance, o test di lingua per gli immigrati impiegati nel settore pubblico.
Brown che ama demarcare i confini di programma per costringere gli avversari ad uscire allo scoperto ha annunciato l'innalzamento del salario minimo, principio che fu per anni contrastato dai conservatori ma al quale oggi, i Tory, si sono adeguati. Lo seguiranno su questa nuova promessa ? Brown spera di essere lui a indicare la strada. In questa prima settimana di campagna elettorale non è stato così. I conservatori di David Cameron hanno preso la testa con l'impegno a cancellare l'aumento dei contributi sociali annunciato dal Cancelliere Alistair Darling nel Budget di due settimane fa. I sondagi dicono che i Tory hano un solido margine di 7-8 punti, pochi per vincere con la maggioranza assoluta, ma abbastanza per battere Brown.
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