«La Chiesa ha bisogno di una profonda riforma, anche per quanto riguarda il suo governo». La politica dell'evitare gli scandali, seguita per anni, era sbagliata. La crisi attuale è l'occasione di una "pulizia e di una liberazione, anche se la situazione di oggi può essere scomoda". Notker Wolf, settant'anni, è da dieci anni abate primate dei benedettini, ovvero il numero uno della più antica congregazione cattolica; è stato eletto dagli abati dei conventi benedettini di tutto il mondo, con una procedura - sottolinea - che non prevede la conferma da parte del pontefice.

Wolf è tedesco come Benedetto XVI, ma è un personaggio completamente diverso da Papa Ratzinger. Suona chitarra rock e flauto traverso, e con una band si esibisce spesso nel repertorio degli anni 70, con una preferenza per Led Zeppelin, Jethro Tull e Deep Purple: due anni fa il suo gruppo ha fatto da supporto a un concerto di questi ultimi nel convento di Benediktbeuern. Nomen est omen: San Notker, da cui ha preso il nome da religioso, era un monaco benedettino dell'abbazia di San Gallo, poeta e musicista... Laureato in filosofia, l'abate Wolf ha studiato anche zoologia e chimica, ma si occupa anche di management: passa da un dibattito con Juergen Ackermann della Deutsche Bank a una conferenza dell'Ibm; è anche tra i consulenti del gruppo assicurativo Gothaer, presso il quale sono assicurati tutti i benedettini.

Nei giorni scorsi l'abate Wolf era proprio a San Gallo, dove gli studenti della locale università organizzano ogni anno un simposio di management. Quest'anno il tema era "Imprenditori, agenti del cambiamento". In occasione della tavola rotonda su "Cosa ci aspetta nei prossimi dieci anni", Wolf ha indicato il crocevia tra identità e culture diverse, e il sorgere della Cina come potenza mondiale, come due dei temi cruciali. Nonostante viva a Roma (e in giro per le centinaia di conventi benedettini), Wolf continua a seguire le vicende della Chiesa tedesca e ha più volte preso posizioni controcorrente. Ha fatto pubblicamente mea culpa in tv per i casi di abusi sessuali, ma difende il fratello di Papa Ratzinger per la vicenda dei maltrattamenti sugli studenti del coro di Ratisbona. Proprio da queste vicende inizia la conversazione con il Sole 24 Ore.

Cosa pensa dell'attuale crisi? Crede che si sia una campagna in atto contro la Chiesa, come hanno sostenuto alcuni suoi colleghi?
"In Germania direi di sì, ma non centralizzata. Piuttosto un rancore contro la rigida morale sessuale della Chiesa. O meglio, molti dicono: voi che siete così esigenti, anche voi siete talmente deboli.... Ma è la gente a essere troppo esigente. La Chiesa ha sempre detto che la perfezione è uguale alla santità? Nella sacra scrittura la misericordia è uguale alla santità".

La Chiesa ha perso autorità morale?
"Sì, in questo senso in Germania l'ha persa. Anche per la tendenza iniziale di nascondere tutto. Io ho sempre detto: non c'è niente da nascondere, anche se è scomodo. Ma prima esisteva, anche nella Chiesa - e di questo è un po' colpevole anche il Papa con il suo decreto del 2001 - il principio di evitare gli scandali. E a causa di questa tendenza a evitare gli scandali, è scoppiato adesso il grande scandalo. A causa di questa tendenza a evitare la verità, per così dire, la verità si è aperta la strada".

In fondo lo diceva anche Gesù, bisogna che avvengano gli scandali..
"Sì. In questo senso, per me è una liberazione. Una pulizia e una liberazione della Chiesa, a lungo termine - anche se la situazione attuale è molto scomoda. La strada è quella della trasparenza. Adesso si possono trovare sul sito web di ciascun monastero (e di qualche diocesi) tutte le procedure che si aprono nel caso ci siano accuse di pedofilia o di abuso sessuale".

Adesso la politica della Chiesa è cambiata. Se lei venisse a conoscenza di un caso di questo tipo, lo denuncerebbe?
Wolf non lascia neppure finire la domanda: "Subito! Nel '94 ho avuto un caso di abuso fisico: un professore aveva preso a schiaffi uno studente del nostro liceo. Un'ora dopo l'avevo già tolto dal suo posto. Il prete si è scusato in un colloquio con il ragazzo e la madre del ragazzo, e così non è stato accusato dal procuratore; lo stesso prete è stato seguito da una psicologa, che poi mi ha addirittura accusato di averlo trattato in maniera troppo rigida!" Wolf puntualizza che "oggigiorno si usa spesso il termine abuso (Missbrauch, in tedesco) sia per uno schiaffo che per un abuso sessuale. Ma ci sono delle differenze. Nell'abbazia benedettina di Ettal il procuratore ha parlato di ‘15 casi di abuso'; ma solo uno era un caso di abuso sessuale. Gli altri casi erano quello che facevano tutti i maestri di quest'epoca".

La Chiesa tedesca ha visto, per effetto di tutti questi fatti, l'allontanamento di numerosi fedeli...
"Sì, escono in molti. è una crisi di fiducia e ne approfittano per liberarsi anche degli obblighi finanziari... (di finanziamento alla Chiesa, ndr)".

Crede che Papa Ratzinger scriverà alla Chiesa tedesca, così come ha fatto con quella irlandese?
"Io dico che farebbe bene, e non perderebbe nessun gioiello dalla sua corona, come si dice in tedesco, bensì guadagnerebbe. Ma il Papa ha paura. Per quello che so lui era contrario al mea culpa del suo precedessore; la vera Chiesa è Gesù e non sono queste forme esteriori. Lui ha paura di toccare il fondo della Chiesa. In fondo la Chiesa non può essere colpevole; benché si dica sempre "Chiesa santa e peccatrice". Io non so perché lui ha tanta paura. Se lui dice - la Chiesa è colpevole - sa che diranno gli americani? "Allora pagate". Io ho fatto il mea culpa alla tv tedesca, e ho detto: "In quanto rappresentante di tutti i benedettini, vorrei scusarmi in rappresentanza di quelli che hanno commesso i fatti. Non posso lavarmene le mani". Questo non vuol dire, secondo Wolf, che i responsabili gerarchici debbano dimettersi. I vescovi che lo hanno fatto, dall'Irlanda al Belgio - ricorda - "erano colpevoli loro stessi, o direttamente oppure per aver reagito come si faceva una volta: ‘Vada a confessarsi, si penta e dopo tutto va bene, lo mettiamo da un'altra parte e poi è tutto finito'. Questo era il grande errore". Ma il caso è diverso - è il ragionamento di Wolf - se non ci sono responsabilità dirette. "Quale azienda farebbe la stupidaggine di togliere dei dirigenti capaci? Non ce ne sono tanti, e non si comprano al supermercato".

Come uscire dall'impasse?
"Credo che ci voglia una riforma enorme della Chiesa, anche per quanto riguarda il suo governo. Io non ho nessuna paura del futuro, se integriamo e facciamo lavorare i laici".

Al simposio di San Gallo si è parlato di un maggior ruolo per le donne come antidoto alla crisi economica. Vale anche per la Chiesa?
"Senz'altro. Le donne hanno un altro modo di pensare; gli uomini hanno una mentalità più competitiva che si nota in campo politico ed economico. Ma non è necessario che le donne diventino preti con l'ordinazione; la donna ha un ruolo differente. Non dobbiamo arrivare a quella che in tedesco chiamo Mannweib (donna-uomo)".

Nell'ambito delle riforme della Chiesa ci potrebbe essere anche l'abolizione del celibato, di cui in Germania si comincia a parlare?
"Io non avrei problemi a ordinare sacerdoti uomini sposati. Potrebbe essere per il futuro conveniente cercare gente sposata che - come dice San Paolo - ha sistemato una buona famiglia ed è riuscita anche in campo economico. Sarebbero migliori loro per la Chiesa che non ragazzi di 25 anni che adesso vengono mandati appena dopo l'ordinazione a gestire parrocchie di 5 o 10mila fedeli. Una volta rimanevano vicari da 5 a 10 anni..."

In campo economico lei ha preso posizioni a volte eterodosse, come quando in Germania ha proposto di ridurre i sussidi ai disoccupati di lunga durata che rifiutino le offerte di lavoro.
"La prima responsabilità sociale non è distribuire, ma mettere la gente in grado di mantenersi. Certo, c'è chi non lo può fare per problemi fisici o malattia. Ma c'è molta gente che potrebbe farlo.. E questa è una sfida, soprattutto quando lo dico da ecclesiastico".

Una posizione che in fondo si richiama ai principi benedettini..
"Giusto. San Benedetto ha detto: Non bisogna essere pigri, ma vivere del lavoro delle proprie mani. E il secondo principio fondamentale di San Benedetto era: quando c'è una crisi, tutti cerchino insieme una soluzione. La soluzione non si deve aspettare solo dal Governo. Questo vale anche all'interno delle aziende; io suggerisco riunioni anche informali per ascoltare il parere a tutti i livelli. Per esempio, qualsiasi azienda se vuole svilupparsi deve ascoltare il parere dei propri venditori, perché sono loro a sapere quello che il cliente vuole. L'ho consigliato a un'azienda tedesca, e ci ha donato 10mila euro per quest'idea..."

Che ne pensa dell'attuale crisi legata ai problemi della Grecia?
"Le violenze sono colpa di estremisti; la popolazione, nonostante la rabbia, finirà per accettare le misure prese dal Governo. Certo, in Grecia c'è tanta corruzione.

E le resistenze dei suoi compatrioti ad aiutare finanziariamente la Grecia?
"Se la Grecia fallisce, se l'euro fallisce, questo toccherà anche la Germania. Ma i tedeschi non sono ancora abituati a pensare in categorie più grandi. Fino al 1989 la Germania politicamente non doveva essere forte; tutti ne avevano paura. E così i tedeschi vivono un po' in un castello chiuso".

Forse non solo i tedeschi...anche noi italiani in tempi di crisi pensiamo molto a noi stessi.
"Beh, voi avete ancora la tradizione rinascimentale delle città. Adesso da voi la grande discussione è sul federalismo. Io sono un federalista assoluto, sono contro il centralismo. Il centralismo è una invenzione del diavolo".

La chiesa cattolica però è più centralista di altre religioni...
"I benedettini, per niente. Noi non siamo un ordine, piuttosto un disordine; una confederazione. Il mio potere. come abate primate, è essere senza potere. Non ho nessuna giurisdizione su altri monasteri".

Come si concilia questa struttura federalista con quella centralista della chiesa?
"Il nocciolo è: più siamo federali, più ci vuole collaborazione. Il federalismo non può essere separatismo o individualismo, ma rispettare ognuno. Una cosa che la gente normalmente non sa, è che l'abate primate non viene confermato dal Papa. Viene eletto, e lo diventa direttamente. Questo perché - dice sorridendo - non ha nessun potere... Naturalmente c'è l'autorità di Roma, ma ogni monastero è autonomo come una diocesi".

 

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