Meno truppe ma anche meno costi infrastrutturali pur senza ridurre le componenti operative. Si è concluso in questi giorni il programma di ridimensionamento del contingente italiano schierato nel sud del Libano (missione Leonte) nell'ambito dell'operazione UNIFIL (United Nations Interim Mission in Lebanon) delle Nazioni Unite.

Un piano che prese il via a inizio febbraio, dopo il rientro in Italia del generale Claudio Graziano che ha guidato per tre anni UNIFIL , 13 mila militari di 29 Paesi ora al comando del generale spagnolo Alberto Asarta. Negli ultimi quattro mesi le truppe italiani si sono ridotte da circa 2.400 a poco meno di 2 mila rimpatriando inizialmente i reparti e il personale assegnato al comando della missione Onu presso il quartier generale di Naqoura. Per i primi sei mesi dell'anno il Parlamento ha approvato una presenza media su base annuale di 1.900 militari, livello che verrà raggiunto nei prossimi giorni quando la Brigata Aeromobile Friuli terminerà i sei mesi di missione nel settore Ovest del Libano del sud . L'unità verrà avvicendata dalla Brigata Bersaglieri Garibaldi i cui reparti operativi, 8° reggimento bersaglieri e 19° Cavalleggeri Guide, hanno già rimpiazzato il 66° fanteria aeromobile e il Savoia Cavalleria nel pattugliamento dell'area assegnata alle truppe italiana, dal fiume Litani fino al confine israeliano.

A completare la riduzione dei ranghi e dei costi ha contribuito la dismissione della base di Tibnin, dal settembre 2006 sede del comando del Sector West di Unifil a guida italiana ma che include anche contingenti di Ghana, Francia, Malesia, Brunei, Corea del Sud e Slovenia. Sabato scorso il generale Luigi Francavilla (alla testa del contingente italiano e della Friuli) ha presieduto alla cerimonia di passaggio della base al contingente malese che ha visto il comando italiano trasferirsi sulla più grande base di Shama.

Curiosamente, sempre la brigata Friuli aveva effettuato una dismissione simile in Iraq alla fine del 2004 quando cedette la base di White Horse, vicino a Nassiryah, alle truppe irachene.
La cessione di Tibnin consentirà di ridurre di quasi un centinaio di militari il reparto logistico anche se il contingente italiano resta il più numeroso tra quelli di UNIFIL anche perché la Spagna, pur pretendendo di assumere il comando dell'operazione, non ha aggiunto un solo soldati ai 1.100 già presenti. Benché non siano stati forniti dati finanziari la riduzione del contingente italiano consentirà un risparmio stimabile il circa 20 milioni di euro annui solo in termini di indennità di missione corrisposte ai militari (tra i 133 e i 158 euro di diaria a seconda del grado). Altri milioni di spese vive di gestione verranno recuperati dalla dismissione di Tibnin.

Lo stanziamento approvato per il primo semestre del 2010 prevede costi per 142 milioni di euro che scenderanno presumibilmente nel secondo semestre. Nel 2009 la missione in Libano ricevette stanziamenti per 297 milioni, 415 nel 2008 e 388 nel 2007. La riduzione di truppe e spese tende anche a bilanciare in parte i costi in crescita per la missione in Afghanistan dove le truppe italiane cominceranno ad aumentare in giugno passando da 3.300 a oltre 4 mila unità con un aumento anche di mezzi e velivoli e di costi che passeranno dai 590 milioni stanziati del 2009 a ben oltre 700, dei quali 324 già attribuiti nel primo semestre di quest'anno.

 

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