Una crescita notevole se si considera che nel 1990, alla fine della Guerra fredda, le retribuzioni militari a parità di esperienza e titolo di studio erano il 13 per cento più basse rispetto al settore civile. Del problema ha riferito ieri il sito del Washington Post.
Con un articolo nel quale si sottolinea che dall'inizio dell'operazione Enduring Freedom, alla fine del 2001, l'amministrazione repubblicana di George Bush e poi quella democratica di Barack Obama hanno previsto aumenti nelle paghe, nei premi per chi si rafferma e nei benefits riservati ai militari che sono stati puntualmente rivisti al rialzo dal Congresso dove, con decisione bipartisan, la gran parte di deputati e senatori hanno approvato generosi incrementi per le truppe, inclusi coloro che si erano opposti alla guerra in Iraq. Va ricordato che le truppe statunitensi sono impegnate da anni in pericolosi ed estenuanti turni di missione in Iraq e Afghanistan della durata di un anno e al momento sono schierati in area operativa 95 mila militari in Iraq, 80 mila in Afghanistan e altri 40 mila nel Golfo Persico e in teatri minori di Enduring Freedom, da Gibuti alle Filippine.
Per il 2010 la Casa Bianca aveva chiesto un aumento del 2.9 per cento delle retribuzioni militari, corretto al 3,4 percento dal Congresso che punta per il prossimo anno ad approvare un ulteriore incremento dell'1,9 per cento contro l'1,4 chiesto dal Pentagono. Il Congresso ha anche respinto i tentativi del Pentagono di frenare i costi per assistenza sanitaria gratuita garantita ai militari e ai loro familiari che, come ha dichiarato il Segretario della Difesa, Robert Gates, «ci sta mangiando vivi a un costo di 51 miliardi di dollari solo per il prossimo anno», quasi un decimo dell'intero bilancio della Difesa statunitense. Più delle paghe sono aumentati i benefit: le indennità di servizio per la casa e il mantenimento (questi ultimi esentasse), acquisti riservati di generi di ogni tipo a prezzi ribassati rispetto al mercato civile, indennità di missione oltremare e premi per chi rinnova la ferma, dalle assicurazioni che coprono il caso di morte, invalidità e ferimento ai sussidi per lo studio estesi anche ai figli. Benefits che, insieme alle retribuzioni, incidono per il 25% del bilancio del Pentagono, 544 miliardi di dollari senza contare i fondi per sostenere le operazioni belliche in Iraq e Afghanistan. Il Pentagono teme che l'incremento costante dei costi alla voce Personale diminuisca le capacità di spesa sui fronti dell'investimento (l'acquisto di nuovi mezzi ed equipaggiamenti) e l'Esercizio (addestramento dei militari e manutenzione di basi, mezzi e materiali). Lo ha detto chiaramente nel marzo scorso alla Commissione Difesa del Senato Clifford Stanley, sottosegretario alla Difesa per il personale. Tanto per rendere l'idea circa il differente approccio alle capacità militari nazionali in Italia quest'anno le paghe dei militari assorbono il 65,5 per cento dei 14,3 miliardi assegnati alle Forze Armate.
La paga base di un soldato statunitense in servizio da sei anni è salita a 3.204 dollari al mese, per un sottufficiale e un capitano con la stessa anzianità rispettivamente a 4.500 e 5.511 ma queste cifre possono anche facilmente raddoppiare grazie alle diverse indennità e incentivi. L'articolo del Washington Post cita la retribuzione annua di un sergente dell'Esercito con quattro anni di anzianità di servizio, pari a 52.589 dollari, tutto incluso. Buone retribuzioni e crisi economica hanno consentito nel 2009 alle forze armate statunitensi di completare a tempo di record le quote di reclutamento stabilite dal Pentagono. Per la prima volta dal 1973, quando le forze armate Usa sono passate dalla leva al professionismo, le quote stabilite sono state raggiunte a tutti i livelli. Esercito, Marina, Aeronautica e Marines hanno arruolato 169 mila persone l'anno scorso mentre altre 128 mila sono state ingaggiate dalla Guardia Nazionale che contribuisce alle missioni di guerra.
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