Sul mercato del lavoro si volta pagina. La proposta di delega costituisce un atto di significativa continuità e, al tempo stesso, di sostanziale innovazione. Il Consiglio dei ministri ha riannodato il filo riformista del "pacchetto Treu" del 1997 (spezzatosi per la caduta del Governo Prodi) imprimendo contemporaneamente una decisa accelerazione alla modernizzazione del mercato del lavoro finalizzata a favorire una crescita occupazionale di qualità.

Dopo le prime, caute aperture sul lavoro interinale, si cambia passo e si punta ambiziosamente verso l'obiettivo di realizzare strumenti moderni ed efficienti per attuare la occupabilità e l'adattabilità nel mercato del lavoro. Questi concetti sono tratti dalla strategia europea per l'occupazione, vera ispiratrice, prima, del Libro bianco e, ora, della delega sul mercato del lavoro. A chi vorrà trovare una chiave interpretativa di questo progetto non resta che consigliare la lettura dei più recenti documenti comunitari: ogni articolo del progetto di delega ha un retroterra europeo che cerca di realizzare in Italia buone pratiche che altrove hanno dato risultati convincenti.
Le misure proposte costituiscono la prima fase applicativa del Libro bianco. Nell'area della occupabilità, pubblico e privato dovranno confrontarsi nell'incrocio fra domanda e offerta di lavoro in una logica di semplificazione procedurale, di servizio all'utenza e di rigorosa autorizzazione dell'attività degli intermediari. É finita la demonizzazione della somministrazione di manodopera: il lavoro interinale, con i suoi innegabili successi, incoraggia a procedere oltre, pur nella stessa logica di controllo delle parti sociali. É anche tempo di riordinare davvero ammortizzatori sociali e incentivi economici all'occupazione, senza incorrere negli inammissibili ritardi della scorsa legislatura.
Gli strumenti per perseguire l'adattabilità delle imprese e dei dipendenti sono numerosi, qualcuno dirà troppi. Eppure, se si vuole davvero iniziare una lotta senza quartiere al lavoro irregolare, bisogna disporre di tutti gli strumenti idonei allo scopo: per stanare gli irriducibili del lavoro nero occorrono tutte le armi, anche le più sofisticate. Avendo a disposizione il lavoro a chiamata, coordinato e continuativo, temporaneo, occasionale e accessorio - tutti garantiti dalla nuova procedura di certificazione - non ci saranno più scuse: chi non sta alle (nuove) regole dovrà essere sanzionato con rigore.
Dunque non è vero che tutta la delega si riduca alla modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Certo, la sperimentazione per quattro anni riscrive il regime riparatorio del licenziamento illegittimo che, ritenuto tale anche da arbitri veloci ed equi, verrà congruamente risarcito. Si riducono le tutele? Forse per gli occupati (ma la reintegrazione vera è ormai una rarità), certo non per chi cerca lavoro. Le imprese saranno così stimolate a ricorrere più frequentemente al rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con un forte incentivo all'occupazione di buona qualità.
Il governo ha giocato una carta coraggiosa e rischiosa. Ha avuto la determinazione di fare una proposta molto decisa, aprendo un confronto difficile con le parti sociali. Il rischio è quello di alimentare troppe speranze e aspettative, oltre alle critiche violente di chi non vuole cambiare mai nulla. Ma è una scommessa che il Parlamento e le parti sociali possono contribuire a vincere nell'interesse del Paese.




 

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